
Le redini dello show sono state affidate a Scott Buck, autore dotato di una ragguardevole esperienza televisiva, della quale vale la pena ricordare il lavoro svolto in numerosi episodi di Dexter, Rome e Six Feet Under, e già incaricato come showrunner della già annunciata serie Marvel/ABC Inhumans. Anche il cast può vantare attori di un buon livello, provenienti da cinema e televisione: Finn Jones (Game Of Thrones) che interpreta il protagonista Danny Rand, Jessica Henwick (Game Of Thrones, Star Wars: The Force Awakens), Tom Pelphrey (Banshee), Jessica Stroup (The Following, 90210), David Wenham (The Lord Of The Rings) e molti altri.

A differenza degli altri eroi delle serie Netflix, Danny Rand non ha umili origini. Come introdotto anche dal pilot, egli è l’erede di un grande imprenditore, fondatore e proprietario di una ricca azienda di New York. La serie parte proprio dal ritorno di Danny in città, dove tutti lo credono morto insieme ai genitori nell’incidente che li coinvolse quindici anni prima.
Giungendo per ultimo nella sequela di personaggi che dovranno confluire nel grande crossover atteso per questo autunno, Iron Fist e il suo creatore possono certo approfittare di alcuni vantaggi, ma devono anche stare attenti ad eventuali passi falsi: le esperienze degli eroi che hanno preceduto la serie contribuiscono a facilitare la creazione di un legame con gli spettatori, ormai perfettamente abituati e introdotti alla durezza dell’universo Marvel/Netflix, ma allo stesso modo generano un carico di aspettative piuttosto elevato. Ad alimentare la discussione pre-release vi sono stati, per di più, i commenti di Finn Jones nei confronti delle recensioni negative ricevute dalla serie prima della sua messa in onda, che hanno probabilmente incuriosito ancora di più sull’effettiva validità del prodotto.


Meno luminose sono le stelle che dovrebbero brillare intorno a Danny: il resto del cast, anche perché non supportato da una grande sceneggiatura, fatica ancora a trovare il giusto approccio ai personaggi; da segnalare, per esempio, le interpretazioni davvero poco ispirate di Tom Pelphrey e Jessica Stroup. Il primo, che interpreta il villain Ward Meachum, non risulta per nulla interessante, nemmeno nell’ottica del suo rapporto con Danny, fin troppo sterotipato e poco incline a offrire variazioni significative sul tema. La seconda, che interpreta Joy, sorella di Ward, anche lei parte importante del passato del protagonista, nel pilot è molto incerta sulle buone intenzioni del redivivo Danny ed è responsabile di alcune scelte che lasciano perplessi dal punto di vista narrativo.

“Snow Gives Way” non è nemmeno un pilot d’azione; sono poche le scene che mettono in mostra quello che ci si aspetta dallo show in termini di spettacolarità: le arti marziali e la cultura del combattimento orientale sono per ora solo uno sfondo sbiadito rispetto al dramma del protagonista. Per quel poco che si intravede, tuttavia, pare che dal punto di vista tecnico non mancherà la solita cura delle serie Netflix. Niente di rilevante da segnalare anche sul fronte registico, nonostante il nome del navigato John Dahl nei crediti.
In definitiva Iron Fist si presenta come uno show – e un personaggio – dal grande potenziale, per nulla o poco sfruttato nel suo pilot, che risulta invece piuttosto fiacco e più introduttivo di quanto, probabilmente, era nelle intenzioni degli autori. A parte Danny, i personaggi secondari non convincono e la narrazione ha uno stile classico e poco ricercato. La speranza è che la delusione sia solo un’impressione iniziale, frutto di un racconto che comincia lentamente per poi spiccare definitivamente il volo.
Voto: 6
