Homeland – 6×10/11 The Flag House & R Is for Romeo


Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoNel corso delle sue sei annate, Homeland ha ricevuto molte battute d’arresto. Spesso si è risollevata, ma altrettanto spesso è ricaduta negli stessi stilemi. A un episodio dalla fine, si può già affermare che questa stagione, pur non priva di errori, sia tra le più organiche e compatte degli ultimi anni.

La defocalizzazione da Carrie come centro unico dell’azione ha favorito la fluidità del racconto, permettendo un maggiore approfondimento delle tematiche collaterali alla narrazione, incarnate dai vari personaggi che gravitano intorno alla protagonista. L’evolversi dell’intreccio dà spazio a numerose sottotrame, tutte ben correlate alla storyline principale, che mettono in moto uno scenario fantapolitico di alto livello: il lato oscuro dell’Agenzia si scontra con l’utopistica voglia di rinnovamento di un presidente – donna e progressista – che intende proporre una politica di governo in contrasto con i metodi finora utilizzati per tenere il Paese al sicuro.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoLa determinante ingerenza dei media, la discriminazione razziale, il crogiuolo di poteri coinvolti all’interno dell’apparato decisionale del governo americano, sono alcune delle tematiche su cui si incastona la trama generale, ovvero le mosse di Dar Adal per far fuori la neopresidente, elemento contrario all’usuale espletamento di quello che lui considera il suo dovere primario.
Per quanto l’evolversi della trama conservi quello stampo adrenalinico tipico dello show, spesso il comparto narrativo si arresta in pause riflessive in cui vengono toccati argomenti che esulano dal contesto, come la sofferenza di una madre di fronte agli ultimi minuti di vita del figlio, oppure la crisi psichica di un soldato che riesce a riconoscere se stesso solo nella violenza. Ciò accade anche in episodi come questi, che hanno il compito di far esplodere la miccia per giungere alla conclusione del racconto, tessendo il tutto in modo organico ed efficace. Questa stratificazione narrativa rappresenta un gran passo avanti per lo show, che finora era solito concentrare ogni approfondimento solo sulla sua protagonista; adesso, invece, lo spazio dedicato agli altri personaggi rende il racconto più vario e sfaccettato e anche un personaggio che è sempre stato di contorno come Max riesce ad acquisire spessore.

It’s not just the mission. It never has been.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoIn tutto questo complesso marasma di impulsi, Carrie s’inserisce nel racconto con una presenza attiva, determinante, ma smette di essere il centro propulsore dell’azione. Il suo apporto è fondamentale, ma è molto più interessante la riflessione sulla dualità che la confonde: potrà mai essere una buona madre rimanendo un’agente, anche solo nell’anima? La perdita di Franny ha messo in moto un contorcersi di pensieri in cui il peso del suo passato torna a fare da marca imperante. Ma rispetto a quello che ci saremmo aspettati Carrie non perde le staffe, non si lascia andare alla sua instabilità emotiva, o meglio lo fa solo per un secondo per poi tornare alla lucida accettazione di sé e dei propri limiti, non solo come madre, ma anche come agente, perché per quanto Carrie possa allontanarsi dalla CIA, l’Agenzia non sarà mai lontana da lei. Anche quando le sue priorità sono cambiate, quando capisce che dietro ai servizi sociali non c’è altro che Dar Adal, quando le impongono di farsi da parte, Carrie non si ferma, continua a tessere la tela che tiene nascosta in quella stanza chiusa a chiave scoperta da Saul.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoQuesto modo pacato di affrontare le situazioni non è solo un tratto importante per l’evoluzione del personaggio, ma rappresenta anche una fondamentale scelta stilistica dello show: la genialità di Carrie non può sempre e solo essere legata al suo essere estremamente fuori dagli schemi, a una acutissima follia che, pur divampando come una scheggia impazzita, riesce a risolvere qualsiasi situazione, anche la più improbabile. In questo contesto, gioca un ruolo determinante il ritrovato legame con Saul, che come Carrie incarna l’utopia della giustizia, quella volontà che spinge un uomo a rinunciare a una comoda via di fuga per non muoversi in contrappunto con la sua stessa essenza. Saul si specchia negli occhi della ex moglie e – sebbene con una facilità un po’ troppo repentina – ritorna sui suoi passi e si prostra al fianco della vera icona del ‘bene’ di questa stagione: Elizabeth Keane.

Cowardice runs in the family.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoUno dei più riusciti inserimenti delle ultime annate, Elizabeth Keane incarna il lato buono del potere con una delicatezza che spesso fa dimenticare quanto sulla carta il suo sia uno dei personaggi più fantapolitici dell’intero immaginario fictionale americano. Ma, senza lesinare in facilonerie, la sua forza sta proprio in questa polarizzata estremizzazione: lo scontro tra Elizabeth Keane e Dar Adal è la rappresentazione di un’utopia in conflitto con la più bieca distopia. Entrambi estremi, fissi in posizioni irremovibili, creano un cortocircuito di irrealtà così pregnante da dar luce a uno spazio bianco dentro cui lo spettatore può tessere la sua tela di riflessioni. È proprio l’ingenuità con cui la presidente eletta si batte per perseguire il fine ultimo della giustizia che amplifica il tono ambiguo dell’arrivismo cospirazionista di Dar Adal.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoLa scelta di dare a questi caratteri una connotazione estrema permette al racconto di ampliare lo spettro dei suoi riferimenti alla realtà, insinuando dubbi, sollevando domande, innestando perplessità: nel momento in cui si reputa impossibile che possa mai esserci alla Casa Bianca una presidente come Keane, non si può non pensare che il motivo potrebbe essere che chiunque ci abbia provato si sia scontrato con il Dar Adal di turno.
Le stanze del potere avranno sempre le porte ben serrate, niente sarà mai mostrato per quello che è realmente, quindi spesso racconti di questo tipo diventano un mezzo per contribuire alla formazione di una coscienza critica in merito al giogo geopolitico che ci sovrasta.
La figura di O’Keefe, la sua azione di propaganda, la manipolazione dell’informazione, la repressione del dissenso sono tutti elementi atti a creare uno scenario che, per quanto inverosimile, si configura come possibile, soprattutto in virtù delle metodologie utilizzate.

You got to let me go.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for RomeoScheggia impazzita, incostante ma non incoerente, Quinn è l’unico personaggio che, volontariamente e in coerenza con la sua monca ‘resurrezione’, rifiuta ogni tipo di evoluzione. La sua caratterizzazione, migliore anni luce rispetto a quella della scorsa stagione, porta allo scoperto aspetti della sua essenza più volte accennati, ma mai veramente approfonditi. Lasciando da parte tutte le improbabili situazioni a cui continua a scampare, il percorso svolto dal personaggio vira molto più in profondità rispetto alla semplice rappresentazione di una PTSD: l’uomo vive una vera e propria crisi identitaria, che si placa solo quando, attraverso i barlumi di una memoria sfocata, rientra in contatto con la parte peggiore di se stesso.
Non vuole essere salvato, chiede apertamente a Carrie di ‘lasciarlo andare’, vive la sua sofferenza come una punizione inevitabile per quell’indole che, sapientemente inculcatagli, sarà sempre e solo l’unico varco attraverso cui riconoscersi. La brutalità con cui uccide un possibile testimone chiave è allo stesso tempo vendetta per Astrid e rabbia per la condizione psicologica in cui versa, ovvero quello stato mentale che è riuscito ad azzerare gran parte delle sue percezioni, eccetto il perenne sospetto, tanto geniale quanto istintivo, e la convinzione di non essere mai stato niente eccetto che un brutale mercenario pronto a far soccombere il bersaglio prefissato.

Homeland – 6x10/11 The Flag House & R Is for Romeo“The Flag House” e “R Is for Romeo” sono altri due buoni episodi, per una stagione che si avvicina alla sua conclusione con un’indeterminatezza che suscita ottime speranze: l’esplosione finale apre un’ulteriore voragine da cui fuoriuscire sarà difficile, così come l’esperimento di O’Keefe sull’attività virtuale di Quinn potrebbe creare interessanti punti di ripristino. Nel corso degli ultimi anni, Homeland ha spesso ‘sbagliato’ il finale, peccando in accelerazioni a cui si affiancavano stasi narrative slegate dal contesto, ma l’articolazione narrativa di questa annata pone le basi per il superamento di questi limiti. Qualsiasi cosa accadrà, difficilmente potrà invalidare la qualità di una stagione che inaugura l’avvio di un nuovo corso intrapreso dallo show.

Voto Episodio 10: 7/8
Voto Episodio 11: 8-

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