Suburra – 1×01 21 Giorni


Suburra – 1x01 21 GiorniSuburra, dal latino sub-urbe, rimanda a uno storico quartiere dell’antica Roma, posto sulle pendici del Quirinale e del Viminale, con estensione fino alle diramazioni del colle Esquilino. Gli abitanti della parte bassa del quartiere vivevano in condizioni miserabili, terreno fertile per lo sviluppo di una criminalità tendente a una condotta di vita violenta e immorale. Proprio per questo, il termine “Suburra”, ancora oggi, viene utilizzato per delineare luoghi malfamati, dove impera il crimine e la depravazione.

Nel 2013, Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo scrivono un romanzo per raccontare le derive della moderna criminalità romana, titolandolo appunto Suburra, da cui è tratto il film omonimo, diretto da Stefano Sollima nel 2015. Il racconto tagliente del sottobosco criminale di una Roma decadente eppur bellissima suscita l’interesse di Netflix, il colosso mondiale dello streaming appena sbarcato in Italia, che già nel 2015, subito dopo l’uscita del film, decide di debuttare nel Bel paese con Suburra-la serie, prequel del film. L’ingresso in campo di Netflix aveva posto le basi per una grande aspettativa, purtroppo mediamente disattesa da questo pilot che, pur mantenendo con il film un rapporto di continuità temporale a ritroso – sorretto anche dall’utilizzo di molti degli attori protagonisti negli stessi ruoli del film –, ci mostra un racconto leggermente più debole, quasi ‘rimpicciolito’, come se ci si dovesse ‘adattare’ al differente medium veicolare, ovvero la televisione.
Negli ultimi anni la serialità italiana, a partire dall’esperienza di Romanzo Criminale, ha saputo reinventarsi, riuscendo a dar vita a prodotti televisivi in grado di staccarsi dalla mediocrità dilagante della fiction di stampo italico. Tuttavia solo Gomorra – e in parte Romanzo Criminale – è riuscita a reinventare uno stile prettamente italiano pur guardando con ispirazione alla lezione americana o inglese. A questo proposito è importante notare un interessante parallelismo: tra Michele Placido – regista dei primi due episodi della serie – e Sollima, regista del film, di nuovo accostati ma con ruoli invertiti come in Romanzo Criminale. Per la serie incentrata sulla Banda della Magliana l’impatto con il medium televisivo si è mostrato sin da subito come un’operazione vincente, soprattutto per una particolare inclinazione del regista romano al racconto seriale, confermata poi con la regia di Gomorra. Placido, invece, mostra una certa difficoltà a rapportarsi con la modalità narrativa estesa oltre i canonici 90 minuti: “21 giorni” si presenta come un episodio dal racconto alquanto sommesso, con un approfondimento sommario dei personaggi a favore di una fuga narrativa verso l’elemento scatenante di una storyline che a tratti sembra anche scontata e banale.

Io e lei vogliamo la stessa cosa, il bene di Roma.

Suburra – 1x01 21 GiorniNon gioca certo a favore dell’esperimento la scelta di raccontare, ancora una volta, la capillare rete malavitosa che pervade l’Italia, da Nord a Sud; tuttavia l’esempio di Gomorra ci ha insegnato che, al di là dello specifico contesto finzionale che ci si appresta ad approfondire, è la modalità narrativa a fare la differenza. La serie ideata da Saviano ci ha dimostrato come il racconto della criminalità organizzata possa diventare un medium per scavare nel contesto psicologico e sociale di uomini alla deriva di se stessi. Qui ciò non accade, o quantomeno non accade fino ad ora, lasciandoci con la sensazione di essere di fronte a qualcosa di già visto, raccontato con uno sguardo che ricorda troppo da vicino quel sapore piatto e incolore della fiction di stampo nazionale. In questo pilot la regia si mostra didascalica, indugia su un’attenzione al dettaglio che sa di stantio, creando così un impatto visivo che si pone qualitativamente anni luce lontano dal film, che pur non eccelso presentava comunque una buonissima fattura, sia in quanto a scelte registiche che di costruzione narrativa. A ciò si associa una delle piaghe della produzione – televisiva e spesso anche filmica – di marchio italiano, ovvero la pessima recitazione di alcuni dei personaggi principali. Tutta la schiera che va dai rappresentanti della politica italiana a quelli del Vaticano, capeggiati da una poco credibile Claudia Gerini, si aggira sulla scena come macchietta incolore, dando ancora maggior risalto ad alcune scelte infelici di sceneggiatura, colpevoli di contrarre il racconto ai fini di un ingresso più rapido nel cuore dell’evento scatenante l’azione.

Tutta Roma è zona mia.

Suburra – 1x01 21 GiorniMa la più grossa delusione è l’appiattimento della figura del Samurai, interpretato da un Francesco Acquaroli che regge male il paragone con il serafico Claudio Amendola del film – in una delle interpretazioni più convincenti della sua carriera –, capace di scatenare tensione con la sua sola presenza. Tuttavia, il ridimensionamento della pregnanza del Samurai non è solo dovuta al cambio di protagonista, ma è uno degli elementi che meglio evidenzia la debolezza del comparto narrativo del pilot di questa serie.
L’intento di approfondire in maniera quasi esplicativa gli eventi che precedono la nascita del progetto mirante alla ‘riqualificazione’ di Ostia raccontato nel film ha il demerito di rimpicciolire le figure coinvolte, mostrando una vulnerabilità che, sebbene lieve e quasi impercettibile, inficia la presentazione di molti dei personaggi che ruotano intorno all’affare, da Cinaglia a Sara Monaschi, fino al Samurai.
Non mancano neanche qui le ingerenze di arroganza, prepotenza e dissoluzione, ma tutto appare leggermente dismesso, togliendo mordente ai personaggi e dando l’impressione di portare avanti un racconto forzato, che se da un lato si smuove per raggiungere il vivo della narrazione dall’altro indugia sulla caratterizzazione di alcuni personaggi fino al punto di inficiarne la portata.

Attento a fa’ scoppia’ la guerra, la perdi.

Suburra – 1x01 21 GiorniNonostante tutto, “21 giorni” non può essere considerato un pilot totalmente negativo o insufficiente: le sequenze legate al clan degli Anacleti – gli Zingari – e alla famiglia Adami – i ‘cravattari de Ostia’ – raggiungono picchi di alto livello, sia dal punto di vista narrativo che soprattutto interpretativo. I personaggi di Manfredi, Spadino e Aureliano – non a caso interpretati splendidamente dagli stessi protagonisti del film – a cui si aggiunge il riuscitissimo inserimento di Livia Adami, sorella di Aureliano, sorreggono da soli il peso dell’episodio, regalandoci un excursus assai convincente su una serie di dinamiche relazionali che nella loro deriva potrebbero da sole reggere l’intero racconto. Da questo punto di vista è da notare anche l’accurata costruzione del linguaggio, che vede da una parte l’utilizzo del sinti e dall’altra il ricalco della cadenza tipica di Ostia, il Sud di Roma. Anche la sigla, con l’emergere di un cumulo di sanpietrini scoscesi in mezzo alle pozzanghere, dà un impatto notevole sulla rappresentazione dell’immaginario di una Roma in pieno decadimento, nonostante la sua sconfinata bellezza. Perché la forza di Roma è sempre stata questo: un connubio inscindibile tra il bello e l’infinitamente brutto, la magnificenza e la bassezza più infima, la gloria e la caduta.

Suburra – 1x01 21 GiorniLo stesso impianto narrativo su cui si avvia la serie, nella sua più volte rimarcata debolezza, conserva degli spunti di miglioramento non indifferenti: la struttura del racconto è molto simile a quella del film, ma se da un lato tutto ciò potrebbe sembrare uno stilema ricorrente volto all’utilizzo di formule dall’efficacia già testata, dall’altro potrebbe anche diventare un modo per raccontare iconicamente la ciclicità di un modus comportamentale incastonato in una ruota che a ogni giro rilascia lo stesso marcio su cui pone le radici. A rigor di ciò, anche quelle contrazioni diegetiche che muovono il racconto tramite espedienti narrativi lasciano sperare in un prosieguo che possa approfondire il tutto secondo modalità più corpose e compatte.

Seppur lontanissima dai due gioielli della serialità italiana – Romanzo Criminale e GomorraSuburra, pur muovendosi sull’opaca scia di 1992/1993, presenta delle potenzialità di base da non sottovalutare, una tra tutte la dicotomia tra sottobosco delinquenziale e “Roma Bene”, tra i disillusi della politica e gli arrampicatori sociali della malavita, tra depravazione e vocazione criminale. Il tutto senza dimenticare il peso di alcuni personaggi – Spadino, Aureliano e Livia tra tutti – potenzialmente capaci di farsi motore del racconto.

Voto: 6–

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