Mosaic – 1×01 Meet Olivia Lake 1


Mosaic – 1×01 Meet Olivia LakeIn qualche sorta preannunciato dal titolo, Mosaic è un prodotto composito e dalla genesi piuttosto scomposta. È, probabilmente, proprio a partire dal concept che sta alla base della sua creazione che ci si può avvicinare con più facilità e lucidità alla serie ed a questo pilota nello specifico.

Il nome di Steven Soderbergh risulterà sicuramente familiare allo spettatore televisivo, così come lo è da tempo per lo spettatore cinematografico, per progetti che non faticano a distinguersi dalla massa come, ad esempio, The Knick o la pellicola da cui poi prenderà vita The Girlfriend Experience. Non stupisce, di conseguenza, l’intenzione sperimentale del progetto pensato dal regista: Mosaic è, infatti, allo stesso tempo un videogioco interattivo per iOS e Android ed una miniserie di sei episodi per il canale statunitense HBO. L’applicazione è pensata sostanzialmente come una sorta di film interattivo non tanto nel senso di una effettiva possibilità da parte dello spettatore di intervenire attivamente nelle dinamiche dell’intreccio quanto piuttosto nella scelta di prospettiva e grado di approfondimento nell’osservazione di tali dinamiche. L’utente può condurre la propria indagine su una quantità di materiale extra cui il videogioco dà accesso. La miniserie, a questo punto, sembra quasi una versione impoverita e sclerotizzata dell’app dove viene persa la componente interattiva cercando comunque di mantenere un’impressione di prospettivismo. Si tratta sostanzialmente di un giallo che si apre sull’annuncio della morte di quella che sembra essere la protagonista, Olivia Lake, e indietreggia per ritrarre vittima, l’entourage e le condizioni che porteranno al delitto. Come indicato dal titolo dell’episodio (“Meet Olivia Lake”) gran parte del minutaggio è dedicato al personaggio interpretato da Sharon Stone, sebbene si cominci già ad intravedere la complessità dell’intreccio che la lega a questioni di proprietà, artistiche e sentimentali.

I difetti che la serie presenta, a giudicare perlomeno dal pilota, se da una parte trovano la loro ragion d’essere nella natura derivata del prodotto televisivo in questione rispetto a quello videoludico, dall’altra sembrano presentarsi, per le stesse ragioni, come strutturali e, di conseguenza, con davvero poco margine di miglioramento.

Mosaic – 1×01 Meet Olivia LakeIn primo luogo, la perdita dell’interattività fa sembrare il moltiplicarsi dei punti di vista narrativi quasi un accumulo di spezzoni di trama perlopiù confuso e scoordinato. Mosaic si preoccupa fin da subito di mettere in mostra la pluralità di prospettive (che spesso sono più che altro personaggi e situazioni) sulla stessa vicenda dimenticando, forse, che il nocciolo duro di ogni prospettivismo è piuttosto quell’opacità del vero che lo rende impossibile da definire. Un “errore” che, al contrario, non era stato fatto dagli autori di The Affair, una delle più belle riflessioni, in forma seriale, sulla fugacità del vero e, al contempo, uno degli impieghi più riusciti della moltiplicazione del punto di vista narrativo in campo televisivo. Il pilota (e, per estensione, presumibilmente la serie) avrebbe richiesto una lavorazione più paziente, meno confusa e decisamente più direzionata: l’episodio si affolla di personaggi e intrecci senza una particolare coerenza e senza prendere quasi in considerazione la verticalità dell’episodio (cosa che non rappresenta necessariamente un difetto in sé, ma che risulta, per forza di cose, più evidente in un episodio pilota). L’aggiunta, inoltre, di una sovrapposizione di piani temporali, per cui il racconto alterna i fatti avvenuti nel “right now” a quelli avvenuti quattro anni prima, non aiuta certo a rendere all’episodio le sue solidità o compattezza. Ciò che più fa storcere il naso, in questo senso, e che dà l’impressione di assistere ad un prodotto “posticcio” è il fatto che il pilota sembra effettivamente tagliato in due parti: l’episodio racconta fondamentalmente due incipit di relazioni del personaggio interpretato da Sharon Stone prima con l’aspirante artista e poi con Neil, quasi la prima fosse un conato della seconda, messa completamente da parte da un certo punto dell’episodio in poi.

In secondo luogo, la derivazione videoludica ha probabilmente costretto la scrittura a concentrarsi su aspetti più legati all’intreccio nel senso di pura azione. Già nell’episodio di apertura, infatti, succedono (o comunque veniamo a conoscenza di) molte cose legate alla vita sentimentale di Olivia o alle sue possessioni. In questo senso la serie di Soderbergh prende le distanze dalla narrativa televisiva poliziesca degli ultimi anni che aveva, principalmente, preso una virata più intimista e decisamente più lenta dal punto di vista della trama orizzontale, dove introspezione ed indagine psicologica sul personaggio prevalevano, in generale, sulla risoluzione crime di turno. Rispetto al lavoro di Nic Pizzolatto o al più recente Top Of The Lake (giusto per fare due esempi), Mosaic preferisce tornare ad uno stile di poliziesco più dinamico e scenico dal ritmo abbastanza incalzante e dalle situazioni piuttosto teatrali (e, forse, talvolta un po’ forzate). Un’operazione che, di per sé, non rappresenta per forza un passo indietro ma che, fatta in questo modo, appare un po’ frettolosa o superficiale quando fa passare con una velocità sorprendente la sua protagonista da padrona della situazione a estremamente naïve o quando non riesce a dare all’amico gay di lei nulla di più del classico ruolo di appendice comica.

Mosaic – 1×01 Meet Olivia LakeIl problema di fondo potrebbe ricercarsi, quindi, piuttosto banalmente, nel fatto che Mosaic non nasce come un prodotto essenzialmente televisivo ma come una creazione posticcia e seconda rispetto ad un’idea di videogioco. Inutile ricordare come sia stato da tempo sorpassato il paradigma del videogioco sterile e “passivo” e come il prodotto videoludico abbia nel tempo (e con risultati talvolta eccellenti) sviluppato una forma propria di narrazione che fa, appunto, dell’interattività e della partecipazione attiva dell’utente i sui punti di forza. Nel diventare miniserie televisiva Mosaic perde la componente di interattività senza però guadagnare nelle modalità più specificatamente televisive di interagire con lo spettatore. Ed ecco che l’intreccio che comincia a prendere vita in questo episodio sembra essere, sì, intricato ma anche piuttosto centrifugo e più scoordinato che ben calibrato e teso alla composizione di un’immagine finale coerente.

Voto: 5

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Informazioni su Irene De Togni

Nata a Verona, ha studiato Filosofia a Padova e Teoria letteraria a Parigi. Non simpatizza per le persone che si prendono troppo sul serio ma le piacerebbe che le serie TV venissero prese un po’ più sul serio (e ora che ha usato due volte l’espressione “prendersi sul serio” non è più sicura di quello che significhi).


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