One Mississippi – “Hello, I have cancer”


One Mississippi – “Hello, I have cancer”È già da qualche anno che Amazon si intrattiene volentieri con un certo tipo di televisione indipendente o d’autore dando vita a show tutt’altro che banali come Transparent, I Love Dick o The Marvelous Mrs. Maisel che affrontano con consapevolezza (non solo ma anche) temi di genere. Da un paio d’anni un altro titolo si aggiunge alla libreria: One Mississippi, in onda nell’autunno del 2016 e del 2017 per un totale di due stagioni di sei episodi ciascuna che si mangiano senza troppi sforzi in un paio di giornate. Il fatto che la serie non sia stata rinnovata per una terza stagione ne fa un piccolo grande nome da aggiungere assolutamente alla vostra watching list.

Lo show si inserisce a pieno titolo in quel – ormai sempre più lungo – filone di dramedy super autoriali in cui una personalità particolare dà vita all’opera tout court (idea, scrittura, realizzazione, recitazione) ed in cui il materiale narrativo si confonde furbamente con quello autobiografico facendo dell’esperienza individuale la materia prima di analisi e di scambio per parlare, soprattutto, del rapporto fra sé e altro (così com’era già successo con la Lena Dunham di Girls o con il Louis C. K. di Louie per citare, forse, i più noti).

Questo tipo di dinamica fa sì che la visione della serie corrisponda anche con l’incontro con una persona (se non in carne ed ossa, perlomeno con la sua personalità pubblica) oltre a quello, più classico, che si fa con un personaggio. Facciamo così conoscenza, in questo caso, con Tig Notaro, una comica statunitense che ha debuttato come stand-up comedian e raggiunto la notorietà dopo essere stata “scoperta” da Louis C. K. con la (poi celebre) battuta d’apertura “Hello, I have cancer” (anche se non sarebbe onesto tacere sul contributo, nella scrittura della serie, di Diablo Cody, autrice, fra gli altri, di piccoli capolavori come Juno e Young Adult). Ogni scena è quindi intrisa della personalità, anche artistica, della Notaro che aderisce ad un tipo di commedia detta “deadpan”: un tipo di umorismo molto asciutto che gioca con l’espressione laconica o la presunta inintenzionalità della battuta.
La vera forza dello show sta, di fatto, nel riuscire a rendere umoristica (anche e soprattutto nel senso pirandelliano dell’invito alla riflessione dopo la risata iniziale) una situazione che normalmente non lo è affatto: Tig Bavaro (questo il cognome del personaggio nella serie), conduttrice di un programma radiofonico a Los Angeles, lesbica, in convalescenza dopo una doppia mastectomia e un’infezione batterica, ritorna per la morte della madre nella natale Bay St. Lucille, Mississippi, dove ritrova il fratello Remy e il patrigno Bill.

One Mississippi – “Hello, I have cancer”Se la prima stagione si concentra soprattutto sull’elaborazione del lutto, sul ritorno nel Mississippi della giovinezza e sul percorso che porterà la protagonista a riappacificarsi con se stessa e con il proprio corpo dopo l’operazione, la seconda si apre più esplicitamente a temi di estrema attualità negli Stati Uniti quali il razzismo e l’omofobia dilaganti dopo le nuove elezioni o le molestie sessuali sul lavoro così come nel privato – tema, quest’ultimo, trattato con la massima onestà e tridimensionalità. Dalla cecità al diniego, dalla vittimizzazione alla minimizzazione: lo show offre una casistica ricchissima e intelligentemente rappresentata. Sebbene non sia questo il luogo più adatto per dilungarsi sui rapporti fra la Notaro e C. K., non è nemmeno completamente fuori luogo o off topic rimandare al dibattito recente sulla figura del comico statunitense e sull’“affair Weinstein dal momento che One Mississippi, in primis, sembra rivolgersi direttamente alla realtà oltre lo schermo.

Pur trattandosi di una serie che conta solo due stagioni, quindi, One Mississippi si presenta in realtà come una narrazione estremamente capiente ma non per questo sovraccaricata o superficiale. Nella cornice di una storia di ritorno alla città natale le due autrici trovano lo spazio sufficiente per restituire un quadro estremamente ampio e sfaccettato del Mississippi di oggi (la comunità lesbica, i problemi di obesità e di sottocultura della popolazione media, la condizione minoritaria della donna afroamericana o asiatica vittima di misoginia e razzismo, il bisogno e l’occasione di aprirsi all’ascolto di questo tipo di problemi), mentre tratteggiano, allo stesso tempo, anche una delicatissima e misuratissima commedia romantica.

One Mississippi – “Hello, I have cancer”Si potrebbe dire che, pur trattandosi di un tipo di racconto da cui non ci si aspetterebbe un discorso sulla coralità – vale a dire, quello che a prima vista potrebbe sembrare la trasposizione sul medium seriale di un one-woman-show –, la penna della Notaro si concentra sul particolare punto di vista della protagonista solo per parlare, alla fine, dell’incontro/scontro dei diversi punti di vista. One Mississippi è, prima di tutto, una lucida e quanto mai matura riflessione sulle diverse prospettive, interpretazioni, approcci alla vita dei vari personaggi e sulla ricerca di un modo di compossibilizzare queste diversità. Anche quando, di fatto, la serie si fa portatrice di un discorso più propriamente politico (sugli Stati Uniti, sulle minoranze, sul modo in cui ci si confronta al problema delle molestie sessuali) non sembra condannare o dividere in compartimenti troppo stagni le diverse parti e riesce, al contrario, nel difficile compito di mettere in scena, senza appiattirla, la complessità di alcune questioni o situazioni con la prospettiva di chi cerca rappacificazione (senza per questo passare per la “via facile”) e non conflitto a tutti i costi, dando ad ognuno la sua parte di responsabilità e di possibilità di riscatto.

Il consiglio è, insomma, quello di recuperare One Mississippi, uno show che ha la straordinaria capacità di far ridere, riflettere, discutere, intenerire, irritare in soli venti minuti ad episodio.

PS: Se, a visione completata, non ne avrete avuto abbastanza, sappiate che Tig Notaro e la compagna Stephanie Allynne hanno anche realizzato un documentario per Netflix intitolato “Tig in cui riprendono molti dei temi dello show raccontandosi e raccontando la loro relazione. E se anche dopo il documentario vorrete approfondire ancora consigliamo vivamente l’album “LIVE (ascoltabile gratuitamente su Spotify) che altro non è che la registrazione di un live show della Notaro dove parla, fra altri topic, del cancro al seno appena diagnosticato e che racchiude tutta la straordinaria e disturbante forza della performance dell’artista.

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Informazioni su Irene De Togni

Nata a Verona, ha studiato Filosofia a Padova e Teoria letteraria a Parigi. Non simpatizza per le persone che si prendono troppo sul serio ma le piacerebbe che le serie TV venissero prese un po’ più sul serio (e ora che ha usato due volte l’espressione “prendersi sul serio” non è più sicura di quello che significhi).

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