Dopo esattamente un anno di attesa, l’adattamento dell’omonima serie a fumetti di Garth Ennis e Steve Dillon ritorna sui nostri schermi riprendendo il filo della narrazione di una seconda annata che – fra alti e bassi – sembra aver faticato un po’ troppo ad esprimere il vero potenziale di Preacher, uno show che non ha mai esitato a mostrare appieno la follia e la blasfemia dei suoi controversi personaggi, mantenendosi quasi sempre fedele allo spirito irriverente del fumetto.
Nonostante ciò, la seconda stagione della serie AMC ha dimostrato che queste caratteristiche non possono bastare a mantenere alta la qualità dello show in assenza di un impianto narrativo altrettanto solido: il viaggio on the road alla ricerca di Dio sembrava preannunciare un rafforzamento della trama e delle interazioni fra i personaggi che in realtà non è mai avvenuto, lasciando gli spettatori un po’ amareggiati alla luce delle aspettative disattese.
Non che siano mancati spunti positivi: la serie, anche nei momenti meno brillanti, riesce sempre nell’impresa di intrattenere e di divertire, a dimostrazione che la creatività degli autori e la cura dell’apparato tecnico non cessano di mettere in scena ottimi episodi e di scatenare idee a dir poco originali. Tuttavia, ciò che è venuto a mancare nelle ultime puntate di Preacher – ed è forse l’aspetto più preoccupante per le sorti della serie – è proprio quella chimica che intercorre fra le relazioni dei suoi tre sbandati protagonisti che, attraverso i loro incontri e le loro divergenze, dona allo show la sua spinta più vivace e caratteristica.
Di conseguenza, la narrazione dedicata a Jesse, Cassidy e Tulip ha depotenziato le loro personalità, relegando ognuno di loro in un percorso individuale che non è riuscito, in nessuno dei tre casi, a soddisfare appieno le aspettative, rallentando così il ritmo complessivo della stagione e lasciandoci con diversi dubbi riguardanti il futuro dello show.
Dubbi che, con l’inattesa morte di Tulip nel finale della seconda annata, sono aumentati ulteriormente: come sarebbe possibile, infatti, riconquistare quel feeling di cui si diceva prima senza il personaggio irriverente e passionale interpretato da Ruth Negga? Com’era facile da immaginare, si è trattato di una morte temporanea che, in vista della terza stagione, potrebbe però rivelarsi la trovata fondamentale per riunire e ravvivare finalmente le narrazioni dedicate ai tre protagonisti. Il colpo inferto a Tulip, infatti, apre improvvisamente nuovi scenari, rivelandosi la spinta fondamentale che porterà Jesse ad abbandonare, almeno temporaneamente, l’assurdo progetto di diventare il nuovo Messia – intrapreso con l’aiuto e la guida di Herr Starr – per precipitarsi a soccorrere Tulip. Ma non solo: la necessità di salvare la ragazza porterà i tre ad approdare in un luogo che, fino ad ora, ci è stato mostrato quasi sempre in maniera piuttosto vaga (principalmente attraverso diversi e misteriosi flashback): Angelville, il luogo in cui Jesse ha passato la sua gioventù e che ha sicuramente avuto un grande impatto sulla sua crescita. Un impatto causato soprattutto dalla presenza della nonna materna, che in “Angelville” arriviamo finalmente a conoscere più a fondo.
Marie L’Angell si impone subito come uno dei personaggi più interessanti di questa terza stagione: misteriosa e crudele, è la detentrice di un grande potere occulto che le permette di essere la matriarca a tutti gli effetti della città natale di Jesse.
Nel fumetto, la sua crudeltà è messa in risalto anche attraverso un aspetto esteriore dai tratti mostruosi che nell’adattamento televisivo è assente; tuttavia, l’ottima interpretazione di Betty Buckley non ne fa assolutamente sentire la mancanza. L’attrice riesce infatti a donare al personaggio un’aura che trascende la sola dimensione della malvagità fine a se stessa, facendo trapelare dallo sguardo di Marie l’esperienza degli anni passati e traducendoli in espressioni e in atteggiamenti che, a fianco degli elementi più spietati della donna, ne aggiungono altri dalla comprensione meno immediata che concorrono ad accendere l’interesse dello spettatore nei riguardi di questo nuovo personaggio.
È facile immaginare che la donna avrà un ruolo fondamentale in questa nuova stagione, soprattutto perché non manca di ricordare a Jesse che per ogni cosa c’è “un prezzo da pagare”, e che un’operazione complessa e delicata come lo strappare Tulip dalle braccia della morte richiederà un costo decisamente alto. Dopotutto, l’attuale situazione di Jesse è ben poco incoraggiante: è da tempo, ormai, che il potere Genesis non sembra più funzionare come prima. Proprio per questo motivo Jesse si è visto costretto a tornare da Marie, ed è quindi facile supporre che la donna avrà un ruolo fondamentale – in positivo o in negativo – anche nei riguardi di questa nuova problematica.
Tutto, in “Angelville”, lascia presagire che la terza stagione sarà improntata verso un’analisi più profonda dell’animo dei propri personaggi. Un assaggio lo si è avuto proprio grazie alla situazione disperata di Tulip che, in bilico fra il ritorno alla vita e la morte definitiva, ha permesso una visione più approfondita del Purgatorio. Anche in questo caso, Preacher sorprende in positivo per l’originalità delle sue idee che, nel rappresentare il Purgatorio come una sorta di limbo temporale in cui Tulip rivive le scene della propria infanzia attraverso una sitcom dai toni grotteschi, conferma che non si sono persi gli elementi più creativi e caratteristici dello show. In questo limbo, Tulip sarà dunque costretta a ripensare alla propria infanzia, alle promesse e alle illusioni infrante da una famiglia disfunzionale e da un padre che non riesce a riprendere in mano la propria vita, trascinando infine anche Tulip nel destino che sembra attendere ogni O’Hare. Anche Jesse e Cassidy non sfuggono a questo genere di riflessioni più intime e individuali: il primo a causa del ritorno ad Angelville e dei suoi problemi con Genesis, e il secondo a causa della sua natura da vampiro e, soprattutto, della sua attrazione per Tulip. L’agitazione emotiva per la paura di perdere la ragazza ha messo a nudo la rivalità e la gelosia fra i due, incrinando un rapporto che ormai non è più lo stesso di una volta.
È lecito sperare che le potenzialità messe in moto da questi numerosi ed interessanti spunti iniziali (nuovi scenari e personaggi, analisi individuali più approfondite, rilettura dei rapporti fra i personaggi) vengano sfruttate nelle prossime puntate. Preacher in passato si è dimostrata debole proprio perché ha talvolta trascurato la portata delle sue idee migliori per concentrarsi troppo, invece, su alcuni elementi non sfruttati al massimo che hanno ridotto la qualità generale dello show.
Il fatto che questa nuova annata ridurrà di nuovo gli episodi a dieci è paradossalmente una buona notizia: fra i motivi che hanno “spento” la messa in scena della seconda stagione, la lunga durata è sicuramente da prendere in considerazione. L’aggiunta di tre episodi ha contribuito a distendere e rallentare il ritmo della stagione, di fatto danneggiandola. Quest’annata è partita invece con toni più cupi rispetto al solito, ma con la probabile intenzione di equilibrare meglio le componenti del racconto per guidarlo su un percorso dalle basi più solide e coerenti.
Per concludere, l’esordio della terza stagione di Preacher sembra avviare lo show in modo positivo. Sono molti, infatti, gli spunti e le novità che contribuirebbero a ravvivare la narrazione e ad accenderla di interesse. Come accade sempre, con Preacher, le potenzialità ci sono tutte: staremo a vedere se, in questa terza annata, saranno sfruttate fino in fondo.
Voto: 7 ½