Tell Me A Story – 1×01 Chapter 1: Hope


Tell Me A Story – 1x01 Chapter 1: HopeRiadattare le più famose fiabe della storia in chiave contemporanea è un mestiere che non passa mai di moda; sono tantissime, infatti, le operazioni di questo tipo, soprattutto in chiave seriale. Il riferimento più diretto è quello che porta a Once Upon A Time, fortunata serie ABC che si è conclusa solo quest’anno dopo ben sette anni di programmazione e uno spin-off. Tell Me A Story sembra voglia raccoglierne l’eredità debuttando su CBS All Access.

A capo di questo progetto troviamo Kevin Williamson, autore americano che ha raggiunto la notorietà al cinema grazie alla sceneggiatura di Scream (1996, Wes Craven) e in televisione con la creazione di Dawson’s Creek, The Vampire Diaries e The Following. Se dal suo curriculum parziale può sembrare che questo individuo si tenga a distanza da un certo tipo di prodotti tipici dell’era della peak TV e sia invece più vicino all’ambiente del teen drama e del procedurale vecchio stampo, è effettivamente così. Eppure Tell Me A Story racconta una storia (scusate il gioco di parole) un po’ diversa: sin dall’inizio di questo primo capitolo, “Hope”, infatti, il tono è decisamente grave e il carico di dramma sembra voglia essere la colonna portante di uno show che si si pone obiettivi importanti, ben distanti dal genere di prodotti a cui Williamson aveva abituato. Non è facile, tuttavia, emergere nell’affollata giungla che è oggi l’universo seriale, e le buone intenzioni da sole potrebbero non essere abbastanza.

Ma di cosa parla Tell Me A Story? In primis non si tratta di un progetto originale ma è l’adattamento della serie messicana Érase una vez, andata in onda nella seconda metà del 2017. L’idea di fondo è quella di reinventare le storie classiche della letteratura per bambini calandole in un’ambientazione contemporanea con il fine di raccontare determinati aspetti della contemporaneità. La prima stagione sceglie di intrecciare Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel e I tre porcellini nella cornice della New York di oggi, con personaggi pienamente integrati e consapevoli del periodo storico che stanno vivendo, come ben dimostrano i dialoghi tra loro e il faccione di Trump che occupa costantemente gli schermi dei televisori. Tre storie, quindi, per il momento ben distinte, unite solo da alcuni piccoli elementi e dalla condivisione del setting.

Tell Me A Story – 1x01 Chapter 1: HopeNella prima di queste storyline, Kayla Sherman è una ragazza che si è appena trasferita con il padre a casa della nonna; l’improvviso cambiamento e le difficoltà ad adattarsi la spingono alla trasgressione, complice la relazione non ottimale con la famiglia. La seconda ha come protagonista Gabe, uno stripper omosessuale, e sua sorella Hannah, che si trovano quasi casualmente implicati in una situazione scomoda e sono costretti a nascondersi dalle autorità. La terza, e ultima, riguarda Jordan e sua moglie e pare configurarsi come una storia di vendetta delle più classiche.

A differenza di Once Upon A Time, e di molte delle altre reinterpretazioni delle fiabe di cui si è parlato, l’elemento soprannaturale o fantasy è qui totalmente assente. I personaggi non si identificano esattamente nelle loro controparti immaginarie, ma ne ricalcano solo vagamente i  percorsi narrativi. È questo uno dei più grandi difetti di questo pilot – e ciò che mette quantomeno in dubbio tutta l’operazione – ovvero la scelta di citare continuamente in modo marcato le storie di riferimento, ammiccando allo spettatore con elementi scenografici o dialoghi che vengono innaturalmente storpiati al fine di far passare un messaggio. Per fare pochi esempi basti notare l’abbondanza della parola “wolf” usata nei confronti di Nick, le maschere dei ladri o, ovviamente, la nonna che consiglia a Kayla di uscire indossando un impermeabile rosso.

Tell Me A Story – 1x01 Chapter 1: HopeSe, come si diceva prima, Williamson tenta di aggiornare lo show secondo stili e criteri più vicini alle produzioni moderne, il risultato in realtà non è poi così distante dalle dinamiche degli show teen-oriented. A parte la storyline legata a Jordan – che è comunque impossibile da inquadrare perché comincia praticamente al termine del pilot – le altre due, Kayla e Gabe, ricalcano lo stile e le tematiche classiche di questo tipo di show: la ribellione giovanile, la ricerca del piacere, gli imprevisti delle relazioni amorose, le dinamiche sociali tra i banchi di scuola. A rafforzare questa sensazione che si amplifica man mano che ci si addentra nella visione dell’episodio si aggiungono le scelte di casting: quasi tutti gli attori provengono, infatti, da show più o meno famosi degli ultimi anni, dallo stesso Once Upon A Time a Zoo al mondo di The Vampire Diaries. Come se non bastasse il fandom più attento ha già notato alcune somiglianze tra la scena finale della storia di Kayla e una famosa scena di Pretty Little Liars, a confermare come la mancanza di originalità e la ripetizione di determinati meccanismi narrativi sia la prerogativa di una categoria di serie televisive scritte con il pilota automatico.

Tell Me A Story si perde, quindi, nell’oceano di pilot dimenticabili e privi di mordente: non c’è un guizzo originale in tutto l’episodio, i riferimenti alle favole sono centellinati e didascalici e i personaggi, con pochissime eccezioni, incarnano dei piatti stereotipi. In generale, è un progetto di cui si poteva benissimo fare a meno.

Voto: 5

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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