Dopo una tribolata prima fase di produzione della serie e del pilot, arriva sugli schermi The Passage, prodotto dai pezzi da novanta Matt Reeves e Ridley Scott, serie tra la fantascienza e l’horror basata sul romanzo omonimo di Justin Cronin. Come vedremo, dietro grandi nomi e attese non sempre si nasconde un grande prodotto.
The Passage comincia in modo abbastanza classico per il genere, con una scoperta scientifica che potrebbe ribaltare le sorti dell’umanità: due medici in spedizione in Bolivia rilevano un virus che, a determinate condizioni, può rendere immuni gli esseri umani da molte malattie mortali.
Il problema di questa première non è di certo l’incipit della storia, e neanche tanto l’inizio di trama in sé: è semplicemente tutto il resto. Ma andiamo con ordine.
Partiamo dal racconto e da come si svolge: senza entrare in particolari per evitare spoiler, tutto quello che ci viene raccontato sembra incastrato a forza nei quaranta minuti a disposizione, senza che lo spettatore riesca minimamente a capire chi o cosa si sta trovando di fronte. I personaggi sono catapultati in situazioni assurde (che potrebbe anche starci, visto il genere di riferimento dello show) ma non hanno nessun tipo di presentazione, nessun tipo di contorno.
Tutta la puntata è giocata su delle scelte dei personaggi che sono fondamentali per far evolvere la storia, ed è ovviamente “giusto” che vengano prese. Ma sono scelte talmente importanti a livello etico e umano che sembrano fatte da robot senza alcuna coscienza, come se gli fosse arrivato di punto in bianco un input da chissà chi; e soprattutto vengono prese dopo che un medico – dopo anni di studi – ha un’illuminazione messianica durante una riunione, come se fosse del tutto naturale. E la cosa ancora più assurda è che la conclusione a cui si giunge per fare entrare in scena la piccola e straordinaria Saniyya Sidney (di gran lunga la migliore del cast) è talmente ovvia che ci sarebbero voluti tre minuti di studio di un umano senziente e non tre anni di un team di medici evidentemente allo sbando.
Per non parlare della dedizione al Progetto Noah (così si chiama lo studio scientifico top secret) di alcuni personaggi senza sapere minimamente cosa sia, anzi praticamente ignorandone l’esistenza, agendo come dei criminali in favore di un qualcosa di totalmente sconosciuto.
È appunto la giovanissima Sidney l’attrice decisamente più brava (o comunque più a suo agio) di tutto il cast, al netto della breve apparizione del mitico Henry Ian Cusick, a cui speriamo venga dato presto più spazio. Il resto del cast è forse vittima di personaggi scritti male e inseriti in situazioni anche peggiori: il background importantissimo di Brad Wolgast, il protagonista, viene liquidato in tre minuti con un dialogo e una situazione al limite del surrealismo, incollata lì per far capire al pubblico come possa essere passato da professionista esemplare (che evidentemente non si è mai fatto scrupoli) a paladino della moralità.
Forse la puntata e la sceneggiatura un po’ raffazzonata e messa insieme di fretta sono figlie delle tribolazioni che hanno visto protagonista questo primo episodio. La prima versione, diretta da Marcos Siega (True Blood, Dexter) non era piaciuta al network che ne ha ordinato un’altra. La regia andò quindi a Jason Ensler e venne cambiato radicalmente il plot, con l’esclusione addirittura di tre personaggi. Questo forse spiega la velocità e l’incastro di alcuni eventi che sembrano veramente inseriti a forza per buttare tutti e tutto subito nella mischia per non perdere altro tempo: infatti i girati delle due puntate sono state montati assieme – come dimostra l’accredito iniziale di entrambi i registi – ed è davvero palese come l’esperimento (se così si può chiamare) sia evidentemente non riuscito.
Insomma, il pilot di The Passage è purtroppo dimenticabile e di certo non di bella presentazione per la stagione d’esordio. Troppo confusionario per essere goduto appieno, con scelte di sceneggiatura che alcune volte, nonostante l’aria drammatica della sequenza, strappano quasi un sorriso divertito. Tutta la carica emotiva di alcuni snodi fondamentali viene completamente disinnescata dalla fretta con cui vengono presentati, e la parte emotiva che dovrebbe coinvolgerci insieme ai personaggi soffre dello stesso malessere. Alcune cose da salvare e che alimentano quel piccolissimo barlume di speranza ci sono , alcuni particolari di questo virus che potrebbe dare un senso del tutto diverso a quello che abbiamo visto, ma è evidente come si tratti di una goccia d’acqua in un oceano di altre gocce buttate veramente alla rinfusa.
Voto: 4½