Cosa succederebbe alla Terra se Dio perdesse del tutto l’interesse nei suoi confronti e nella salvezza dell’umanità? Ma soprattutto, cosa accadrebbe in un paradiso il cui capo si è impigrito e disinteressato al mondo a tal punto da delegare ai suoi sottoposti, gli angeli, tutto il lavoro da svolgere per aiutare l’umanità? È questo il curioso quesito di partenza su cui Miracle Workers – che ha debuttato pochi giorni fa su TBS – ha impostato il proprio percorso.
Creata da Simon Rich e basata sul suo libro “What in God’s Name”, la nuova comedy esplorerà proprio questa situazione surreale, mettendo in scena un mondo le cui modalità d’esistenza sono decisamente lontane da ciò che comunemente si associa alla parola “paradiso”. A prendere il posto dei luoghi e delle immagini celestiali a cui siamo abituati, il paradiso di Miracle Workers non è poi così tanto diverso da una qualsiasi azienda umana: esso comprende infatti freddi e anonimi dipartimenti dove schiere di angeli di competenze e gradi diversi tentano di gestire e di risolvere i problemi di un’umanità che, però, sembra correre sempre più velocemente verso la dannazione e il caos più totali.
Il motivo di questa deriva dell’umanità è proprio Dio che, nella sua apatia e nella sua pigrizia, ha ormai smesso di dirigere la propria “azienda”, delegando i suoi compiti più gravosi agli angeli che, ormai privi di una guida, si sforzano di compiere l’impossibile: riportare pace e ordine in un mondo praticamente abbandonato dal suo creatore. La figura di questa divinità così peculiare è affidata all’interpretazione di Steve Buscemi, un attore la cui fama e bravura rappresentano indubbiamente uno dei pilastri su cui Miracle Workers si poggia. Anche se i primi venti minuti circa del pilot sono davvero troppo pochi per esprimere un giudizio complessivo sulla riuscita o meno dell’entità interpretata da Buscemi, si possono però già notare alcune tendenze che allontanano la sua figura da quella (molto in voga negli ultimi tempi e per questo più prevedibile) di un personaggio annichilito dal suo stesso potere e pervaso dall’esistenzialismo. Ciò che stupisce in questo Dio è che questi elementi sono, sì, presenti nel carattere e nel suo modo di vivere, ma non sono i soli, anzi. L’interpretazione di Steve Buscemi è riuscita a dare diverse sfumature al suo personaggio: nella sua apatia ed infinita pigrizia, questo Dio è anche ingenuo e divertente e, talvolta, si ha l’impressione che sia più che altro vittima della sua stessa negligenza e della mancanza di interesse verso un mondo che, tempo fa, era invece motivo di immenso orgoglio. Che si tratti di depressione o crisi di mezza età, le contraddizioni di questa divinità incapace – nonostante la sua onnipotenza – di cambiare/salvare il mondo da lei stessa creato si presentano fin da subito sullo schermo grazie alla bravura di Steve Buscemi, riuscendo ad accendere la curiosità degli spettatori verso questa figura divertente, ma già piena di sfaccettature, contraddizioni e potenzialità.
Se, dunque, da un lato abbiamo un dio assalito dalla pigrizia e al massimo della negligenza, dall’altro lato vediamo un’intera schiera di angeli frenetici e stressati che tenta invano di rimediare e di riportare ordine e pace nei luoghi e nelle anime che sono state abbandonate. In particolare, “2 Weeks” ci introduce il Departement of Answered Prayers, dove incontreremo Craig, un giovane angelo bizzarro interpretato da un validissimo Daniel Radcliffe, che deve vedersela con l’ascolto di innumerevoli preghiere e con i tentativi di esaudirne il più possibile senza però minare l’equilibrio dell’universo e delle potenze naturali.
L’attore dimostra di trovarsi subito a proprio agio nel recitare nei panni di un personaggio tanto eccentrico inserito in un contesto tanto grottesco. Le espressioni e gli atteggiamenti stralunati di Daniel Radcliffe, infatti, si sposano perfettamente con il mood stesso dello show, concorrendo ad aumentare il divertimento della serie che, non a caso, ha trovato nelle capacità e nella fama dei suoi due interpreti più noti un ottimo trampolino di lancio. Questi due non sono però gli unici protagonisti: a loro si aggiungerà ben presto Eliza, interpretata dalla giovane Geraldine Viswanathan, una nuova recluta che affiancherà Craig nel suo lavoro (sottraendolo così all’isolamento a cui era abituato) e che lo travolgerà con il proprio entusiasmo e con la sua implacabile voglia di salvare l’umanità. Le interazioni fra Eliza, Craig e Dio sono curiose, bizzarre e divertenti e segnano positivamente le aspettative per la continuazione dello show.
Nei circa venti minuti a disposizione, “2 Weeks” ha messo in piedi un universo a dir poco originale e stravagante, dimostrando che la nuova serie TBS ha diversi assi nella manica che aspettano solo di essere sfruttati al meglio nelle prossime puntate.
Certo, è ancora troppo presto per capire se i pregi messi in scena saranno in grado di restare tali anche in futuro, ma i primi passi compiuti da Miracle Workers sono positivi e decisamente spassosi.
L’unico rischio è che, avendo a disposizione soltanto sette episodi di circa venticinque minuti ciascuno, alcuni di questi pregi potrebbero non essere sfruttati al meglio, ma l’impostazione e il ritmo dinamico del pilot fanno ben sperare anche riguardo alla gestione delle tempistiche dello show. In definitiva, la costruzione di un universo tanto bizzarro ed originale, la presenza di un cast davvero azzeccato e subito ben incanalato nell’atmosfera della serie e una sceneggiatura che riesce, con le sue gag e le sue tempistiche, a catturare l’attenzione e il divertimento degli spettatori, sono tutte ottime carte che hanno permesso una presentazione più che positiva di questa nuova comedy. Vedremo presto se e come il nostro trio “divino” riuscirà a soddisfare le nostre aspettative.
Voto: 7+