
La scorsa stagione si era conclusa con David, passato da eroe a cattivo della storia, in fuga dalla sua “famiglia” mutante e ancora inconsapevole del potenziale catastrofico dei suoi illimitati poteri; ma con uno dei suoi consueti colpi di coda Noah Hawley non ci introduce al racconto dalla porta principale, anzi ci sfida direttamente a seguirlo nel suo tortuoso viaggio e ci porta fino in Giappone, per presentarci attraverso un lungo incipit Switch, una giovane mutante capace di viaggiare nel tempo e vera chiave di volta della narrazione. Tutta la prima parte di “Chapter 20” prende le distanze dai volti noti della serie e si concentra su questa nuova curiosa protagonista, annoiata dalla quotidianità e dedita allo studio dei suoi poteri, finché al pari di Alice non si accorge della presenza del Bianconiglio David e si getta in una caccia al tesoro urbana per scoprire la sua Tana.
Quando il nascondiglio di David viene rivelato a Switch e al pubblico, le visioni allucinate di Hawley esplodono davanti ai nostri occhi, dando vita a un caleidoscopio di suoni, visioni e colori degno delle menti di Lewis Carroll e Timothy Leary: dopo la fuga il figlio di Charles Xavier ha costruito una comune di giovani privilegiati e annoiati i cui membri si nutrono letteralmente di amore e piacere, le droghe definitive distillate dai poteri mentali del folle mutante. A metà fra Charles Manson e Andy Warhol, David si presenta a Switch come il santone di una setta il cui unico scopo è fornire amore e pace interiore ai propri membri, distribuendoli come prodotti di una catena di montaggio infinitamente replicabili, ma dietro a questo elaborato delirio lisergico si nasconde l’insanabile dolore delle personalità di David dopo la drammatica separazione dall’amata Syd.

Se il nascondiglio di David assomiglia ad una riproduzione in scala di una comune hippie del Sessantotto fatta di fumo, colori fluorescenti e musica ipnotica, i “buoni” della Divisione 3 invece solcano i cieli a bordo di un aeroplano gigante – molto simile al dirigibile di Charles Muntz in Up – e preparano il loro assalto alla comune con precisione militare ma anche con escamotage comici degni di uno sketch dei Looney Tunes. I buoni sembrano cattivi e viceversa, ed è così che Switch inizia a credere ciecamente alle parole di David e sfrutta i suoi poteri per salvare la vita al mutante per ben due volte. Inserire viaggi nel tempo in un racconto labirintico come quello di Legion poteva suonare all’inizio come una scelta suicida, ma il risultato finale è tanto semplice quanto efficace: il tempo è come un grande corridoio pieno di porte da aprire dietro e davanti a noi, ma, come dice il misterioso nastro ascoltato in cuffia da Switch, ogni viaggio va compiuto con precisione matematica e con la consapevolezza di andare incontro ad infinite imprevedibilità.

Cambiare la realtà non significa accettarla e avere coscienza delle proprie azioni, un concetto semplice ma al contempo indecifrabile per una mente straordinaria come quella di David, che sentendo le parole di Syd collassa e sostituisce l’armonia interiore con una rabbia incontrollabile. In questo caso, però, il cambio d’umore non è solo uno stato mentale ma un mutamento biologico: il liquido azzurro prodotto in serie da David per dare l’oblio ai suoi discepoli si tinge di rosso e diventa un concentrato di furia cieca per chiunque lo assuma, lasciando presagire i suoi effetti nefasti nel caso di una distribuzione su larga scala. I piani d’espansione del protagonista coinvolgono anche Switch, e per la precisione i suoi poteri, non ancora sviluppati per poter portare David all’interno del corridoio temporale.

Legion sembra quindi aver messo d’accordo le sue due anime e, remore degli errori del passato, continua a sfidare i limiti del possibile all’interno del medium televisivo senza dimenticare l’importanza di raccontare una storia. Dati i presupposti, una degna conclusione delle folli imprese di David Haller sembra tutto fuorché una vaga allucinazione.
Voto 3×01: 8½
Voto 3×02: 7½

Ho amato la prima stagione, nonché la seconda (che avrei giusto accorciato di un paio di episodi). Questa terza è partita alla grande. Legion è uno dei prodotti seriali più interessanti degli ultimi anni.
Visivamente eccezionale, gli autori si sono superati (anche considerando gli standard molto alti della fiction). Unico neo: i “time travel”, anche se connotati in modo particolare. Un espediente ormai logoro, di cui si poteva fare tranquillamente a meno.