The Politician – Stagione 1 1


The Politician – Stagione 1C’era molta attesa per il primo capitolo dell’accordo tra Ryan Murphy, uno dei più prolifici autori della serialità, e Netflix: dopo molti anni con FX, che tipo di prodotti Murphy (e il suo team) avrebbe consegnato alla nuova piattaforma, che direzione avrebbe preso la sua creatività?

Ecco, al termine di questa prima stagione di The Politician è difficile non essere rimasti delusi. Da Murphy ci si sarebbe attesi qualcosa in più di una generale e tutto sommato mai troppo ficcante satira politica, che pure avrebbe avuto molto da dire. La creatività di Murphy, la stessa che ha saputo darci serie meravigliose come American Crime Story o Feud, la prima più nei binari del drama classico ma efficace, la seconda una satira matura e potente, ha anche nel corso degli anni mostrato un altro lato, uno per cui non si può sinceramente fare il tifo, una buona premessa che non si concretizza mai (se non, come vedremo, proprio nell’episodio finale).

Ricordate Scream Queens? Una serie d’intrattenimento leggero, certo, ma che non ha mai saputo trovare un proprio spazio, mai incisivo né coinvolgente quanto necessario. Al netto di qualche trovata interessante, Scream Queens si era trascinata con stanchezza (anche questa purtroppo abitudine di troppi prodotti targati Murphy) e non ha lasciato traccia di sé dopo le sue due stagioni. The Politician, in questo senso, si incammina su questo stesso percorso: si tratta di un’altra serie satirica che parte da personaggi young adult, dei ragazzi al termine delle superiori, sempre molto brillanti, dell’alta società, molto ambiziosi, fortemente volubili. Gli attori che li interpretano sono il solito feticcio di Murphy quando si tratta del giovane cast, bello e fashion. Le uniche vere eccezioni sono gli adulti, tra i quali ovviamente spiccano Gwyneth Paltrow, il cui apporto alla serie è pressoché nullo (e anche qui spesso e volentieri demenziale), e Jessica Lange che pure non alle prese con uno dei suoi personaggi migliori è la solita attrice superba, che trasforma i suoi monologhi in potenti momenti ricchi di emozione. Anche i suoi personaggi più disgustosi – e questo certo fa parte di quella schiera – acquistano una forza e una dose di realtà unica, più per la sua interpretazione che per la qualità della scrittura.

The Politician – Stagione 1È un episodio come “The Voter” (di cui parleremo a breve) che mette in luce tutti insieme i problemi principali della stagione: la satira lì funziona e svela nella sua riuscita paradossalmente in modo ancor più puntuale tutti i problemi della serie di Murphy, popolata di personaggi irreali e di cui, onestamente, è difficile interessarsi. Davvero dovremmo provare empatia per un ragazzino viziato il cui scopo nella vita è quello di diventare un giorno il Presidente degli Stati Uniti, mentre nel frattempo si preoccupa se riceverà o meno un’eredità dal padre adottivo? Nonostante gli sforzi degli autori, non si riesce proprio a capire come e perché Payton dovrebbe essere interessante, e soprattutto per quale ragione abbia intorno a sé una gang adorante ai limiti della venerazione, per dei pregi che onestamente è impossibile identificare alla fine della stagione. Tutto è eccessivo, tutto è grandioso, e il fatto che gli autori siano costretti costantemente a spiegare in modo didascalico gli improvvisi colpi di scena o i necessari cambiamenti di piano, necessari ai fini della storia beninteso, stanno lì a dimostrare la difficoltà con cui l’intero processo di scrittura si mostra davanti ai nostri occhi. Il morbo è ancora una volta quell’assenza di coerenza che troppe volte infetta i prodotti di Ryan Murphy; in che altro modo leggere le (troppo frequenti) apparizioni di River, il cui compito è solo farci vedere l’interiorità e i conflitti di Payton non in altro modo visibili? Oppure il colpo di scena per il gusto del colpo di scena, che si palesa nonostante ogni possibile attenzione di realismo, a mo’ di soap opera per l’Upper East Side?

Coerenza, scrittura dei personaggi, una trama convincente, tutto viene sacrificato sull’altare di una satira blanda e priva di mordente, che pure parte con un concetto interessante (sfruttiamo la storia politica americana per dare un senso cinico alla sfida politica del presente), per poi finire nel solito circolo di scandali assurdi, triangoli amorosi, personaggi che appaiono e spariscono a proprio piacimento.

Ecco però che ci sono delle eccezioni importanti a quanto detto fino a questo momento, che risollevano fortemente l’intera narrazione. Nella fattispecie bisogna complimentarsi per il quinto episodio, “The Voter”, e per il finale di stagione, che trasforma tutto quello che si era visto nei sette episodi precedenti in un prequel non troppo necessario che possa presentarci i personaggi e le loro relazioni. Andiamo con ordine.

The Politician – Stagione 1Il quinto episodio, “The Voter”, è senza dubbio il più riuscito della stagione: siamo di fronte ad un episodio di breve durata (e forse per questo particolarmente efficace) che cambia la prospettiva del racconto e pone il focus principale su un elettore tipico di un’elezione scolastica, il cui nome a stento ci viene riferito. È chiaro che questa operazione a day in the life of si limiti alla realtà dell’elezione scolastica, ma potrebbe essere estesa senza troppe difficoltà a un mondo molto più ampio. L’isteria del voto, l’idea di convincere il proprio elettorato mediante programmi e idee è ciò che viene brillantemente preso di mira: l’elettore medio, sembra volerci dire Murphy, non è minimamente interessato a quello che gli strati sociali elevati e più agiati, le élite culturali, ritengono fondamentale (non è un caso che l’elettore preso ad esempio provenga dalla media o bassa borghesia, ben diverso dai protagonisti belli, ambiziosi e sfacciatamente ricchi di questa serie). I suoi interessi, come un buon teenager degno di questo mondo, sono il sesso, i videogiochi, le ragazze. E dunque questo episodio è confezionato alla perfezione, con un inizio e una fine che si rincontrano – la masturbazione finalmente raggiunta – con la politica che fa da sfondo a passioni volgari, ma per questo molto più reali del resto della finzione.

The Politician – Stagione 1Questa ispirazione in un certo senso ritorna per un finale che, impreziosito da Bette Midler e Judith Light, sembra voler ribaltare le carte in tavola e finalmente prepara ad una trama che può potenzialmente mostrarsi molto più interessante. Una sfida politica del genere sembra in un certo senso scimmiottare – vedremo quanto, e quanto bene – la sorprendente salita alla ribalda di Alexandria Ocasio-Cortez e la sua vittoria contro un decano del Partito Democratico. Questo sì che è finalmente qualcosa di cui poter attendere i risvolti, e sarà interessante vedere se stavolta gli autori riusciranno ad amalgamare meglio una narrazione di questo genere con l’anima profondamente young adult che permea questa serie. Non è chiaro se faranno ritorno Gwyneth Paltrow e Jessica Lange – parrebbe di sì –, ma al momento i nuovi ingressi si sono già rivelati perfetti e vitali.

Si chiude una prima annata, dunque, con una sufficienza scarsa, perché alcune idee interessanti e un finale promettente infondono una vitalità che altrimenti sarebbe mancata a tutto il resto della narrazione. Per ora, certo, basta, ma Ryan Murphy ha saputo abituarci a qualcosa di molto più riuscito, con un bilanciamento quasi perfetto tra i suoi pregi e i suoi difetti. Qui lui, Falchuk e Brennan sono invece troppo compiaciuti dal mondo scintillante e pastello nel quale si sono circondati, e hanno per troppo tempo perso di vista l’obiettivo principale. Ecco dunque che la prima stagione di The Politician è più una promessa che un prodotto riuscito, che saprà certo portare lo spettatore fino alla fine della stagione, ma senza mai centrare davvero in pieno nessuno dei propri obiettivi.

Voto Stagione: 6

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Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.


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Un commento su “The Politician – Stagione 1

  • Federica

    “Davvero dovremmo provare empatia per un ragazzino viziato il cui scopo nella vita è quello di diventare un giorno il Presidente degli Stati Uniti, mentre nel frattempo si preoccupa se riceverà o meno un’eredità dal padre adottivo? Nonostante gli sforzi degli autori, non si riesce proprio a capire come e perché Payton dovrebbe essere interessante, e soprattutto per quale ragione abbia intorno a sé una gang adorante ai limiti della venerazione, per dei pregi che onestamente è impossibile identificare alla fine della stagione.”

    Empatia per un personaggio che si muove nel mondo senza sapere nemmeno lui come è fatto. La scena iniziale del pilot, in cui parla con il preside e la scena in cui parla dell’idea delle cannucce, mostra chiaramente una persona che ha un’idea di sé che non coincide con la realtà dei fatti. Questa discrepanza è la cosa più interessante della serie(a volte anche in maniera troppo didascalica, come col fantasma di River o i dialoghi con la madre), perché mette in luce come la frenesia del mondo odierno, qui mostrato attraverso sondaggi, colpi di scena, omicidi, suicidi e le solite esagerazioni di Murphy, si scontra con il classico dei percorsi dei teen drama: la crescita.
    A me la serie è piaciuta, ma è anche vero che io sono una fan di Murphy, quindi l’obiettività non è di casa XD

    “Ricordate Scream Queens? Una serie d’intrattenimento leggero, certo, ma che non ha mai saputo trovare un proprio spazio, mai incisivo né coinvolgente quanto necessario. Al netto di qualche trovata interessante, Scream Queens si era trascinata con stanchezza (anche questa purtroppo abitudine di troppi prodotti targati Murphy) e non ha lasciato traccia di sé dopo le sue due stagioni.”

    Scream Queens è la serie divertissement di Ryan Murphy, in cui ha dato sfogo a tutte le sue ossessioni. Io l’ho trovata assurda e sopra le righe e per questo la ricordo sempre con affetto, a differenza di serie fin troppo longeve come Glee e AHS(e direi pure Nip/Tuck).