The Plot Against America – Miniserie 2


The Plot Against America - MiniserieQuando un paio d’anni fa è uscita la notizia dell’adattamento di “The Plot Against America” per mano di David Simon, pronto a misurarsi con un romanzo di Philip Roth, le reazioni potevano essere solo due: la gioia per un’accoppiata così giusta, e quindi l’idea che mai un’impresa del genere sarebbe potuta essere fallimentare, o lo scetticismo di ritrovarsi davanti al primo buco nell’acqua di Simon. Bene, alla fine dei sei episodi, gli scettici sono stati ampiamente zittiti perché la miniserie di HBO è forse una delle cose più belle di questo (fin qui) ambiguo anno.

Philip Roth è uno dei narratori migliori di questo secolo, e fin qui è facile non trovare nulla da eccepire. Ma era anche un grafomane, e per questo non tutto quello che ha scritto è degno di nota; un megalomane, che ha spezzettato il suo ego in così tanti versioni che ad un certo punto ha dovuto chiudere con la scrittura; era ossessionato dalla fuga e dalla questione dell’identità; ma, sopra ogni cosa, era americano ed ebreo. Il romanzo “The Plot Against America” esce nel 2004 e Roth ha già pubblicato i capolavori che lo hanno reso immortale, ha vinto il Pulitzer per “American Pastoral” e chiunque lo dà ad un passo dal premio Nobel che invece non arriverà mai. Il romanzo si colloca immediatamente dopo quel trittico che i critici hanno indicato come “la trilogia americana”, idealmente legati tra loro perché sanciscono una svolta nella narrativa dello scrittore di Newark, che si allontana dai doppleganger dichiarati e si avvicina alla forma del romanzo massimalista, invertendo il rapporto storia/personaggio. Se fino ad “Operation Shylock” era il personaggio ad attirare su di sé la storia, gli avvenimenti, gli eventi e restituirli al lettore, con “American Pastoral” invece è la storia, soprattutto quella del secondo conflitto mondiale con le sue conseguenze sia sociali che personali, ad entrare nella vita dei personaggi e cambiarla definitivamente. Quindi il rapporto stesso tra micro/macro si inverte, lasciando come narratore diegetico una proiezione dell’autore, ma in una posizione di osservatore a disagio perché consapevole di poter essere una infinitesima parte dei fatti.

The Plot Against America - MiniserieE l’apice di questo momento romanzesco è appunto “The Plot Against America”, dove il narratore è il decenne Philip Levin, il più giovane dei membri della famiglia Levin di Newark in New Jersey, ebrei americani che hanno passato la loro intera vita o quasi in Summit Street, quartiere per lo più popolato da famiglie ebree. Il sistema dell’autofiction (ovvero inserire elementi autobiografici mischiati a palesi falsità) rimane cifra stilistica della scrittura di Roth fino alla fine dei suoi giorni, incapace di raccontare qualcosa che non fosse per lui familiare e conosciuto, perché è in quel solco e da quel punto di vista che sente di avere l’autorevolezza di parlare. Ma il respiro del romanzo è molto più ampio, tanto che il vero cortocircuito non viene dal mix di vero e falso dell’autore, ma è la storia stessa a diventare un falso: Roth racconta attraverso Philip Levin cosa sarebbe potuto accadere in USA (e di conseguenza nel mondo) se nel 1940 alle elezioni americane di quell’anno cruciale per la storia mondiale, avesse vinto Charles Lindbergh e non Franklin Delano Roosvelt.

The Plot Against America - Miniserie Chiunque fino ad oggi abbia provato ad adattare Roth su grande o piccolo schermo ha sempre fallito (basti ricordare il tentativo fatto con “The Human Stain” dove neanche attori come Anthony Hopkins e Nicole Kidman hanno potuto far nulla), parlando sempre della troppa complessità dei suoi romanzi. David Simon invece non perisce affatto davanti alla complessità del romanzo, ma lo esalta facendo esattamente quello che più gli riesce: rendere il materiale che ha per le mani, plasmarlo e farlo diventare suo. La miniserie di HBO non è la versione di Simon di un romanzo di Philip Roth, ma è Roth sullo schermo che rivive tramite la penna di David Simon e di Ed Burns. Lo scheletro della storia è il medesimo, ma invece di incappare nella trappola della trasposizione, cioè di lasciare intatta la struttura romanzesca dell’autore interno (il giovanissimo Philip), Simon e Burns prendono la storia familiare dei Levin, politica e sociale degli USA e del mondo, e fanno una cosa che rende giustizia al romanzo ma con un altro mezzo artistico, non succubi del linguaggio letterario ma suoi trasformatori.

The Plot Against America - MiniserieAd aiutare nell’adattamento, c’è sicuramente anche la scelta del casting, per cui ogni attore è perfetto nel proprio ruolo, dal principale alla singola apparizione. I coniugi Herman e Bess Levin hanno il volto di Morgan Spector (Homeland) e Zoe Kazan (Olive Kitteridge e, per il grande schermo, The Ballad of Buster Scruggs), genitori di Philip e Monty. L’aspetto più difficile da rendere del romanzo e, in generale, della scrittura di Roth, è la dicotomia identitaria: l’annosa domanda “sono più ebreo o più americano?” e quindi la costante ricerca di una risposta univoca, come a dover definire se vince la “razza” o la cittadinanza. Roth non è il solo autore ebreo che torna ossessivamente sulla questione, ma è colui che ha meglio di tutti saputo sondare i dubbi e il disagio costante di essere contemporaneamente dentro e fuori la propria comunità, quelle sensazioni profonde e non negoziabili che rendono necessario quantomeno tentare di trovare questa risposta. Il punto però è che con Roth questa ricerca non è solo una parte costitutiva del proprio ego: non è solo la definizione della propria identità personale o del proprio rapporto con la tradizione, ma è la necessità di scoprire poi come potersi inserire nel  mondo e nelle sue dinamiche, e questa risposta ha il potere di trasformare i rapporti, le idee, i comportamenti. Herman più di chiunque è l’affermazione orgogliosa e potente dell’inscindibilità delle due cose: lui è americano ed ebreo, profondamente convinto degli Stati Uniti come paese della libertà; ed è infatti attraverso di lui, le sue azioni e le sue parole che sentiamo agire la penna di David Simon. Se il romanzo sceglie di svilupparsi tramite i ricordi, le parole e gli occhi di un ragazzino che guarda al padre e al resto della sua famiglia, e di conseguenza vive i cambiamenti esterni, Simon sposta l’attenzione sull’integrità, la dignità e la ragionevolezza di Herman e di sua moglie. Ma se Herman è un grande personaggio, vera colonna portante dei sei episodi è la Bess di Zoe Kazan, che dà vita e corpo ad una donna così progressista da renderla un personaggio infinitamente più solido del suo corrispettivo su carta.

The Plot Against America - Miniserie Dall’altra parte di un ideale guado, ci sono invece Winona Ryder nei panni di Evelyn Frinkel, sorella di Bess, e il rabbino Lionel Bengelsdorf, impersonato da John Turturro. Se da una parte ci sono i Levin, convinti sostenitori di Roosvelt, ragionevolmente spaventati dall’anti-semitismo di Lindbergh,  a guardarli con distacco e superiorità ci sono appunto Ev e il rabbino, ebrei che si lasciano usare come specchietto per le allodole ed alibi ebraico (finché regge) dal nuovo presidente. Tra le mani e le parole di questo nucleo familiare si staglia tutta la complessità della politica lindberghiana che, a suon di emendamenti come l’Homestead 42, regolarmente approvati dal congresso, riesce a minare e sgretolare la libertà degli ebrei americani con l’appoggio stesso di molti ebrei, almeno inizialmente. Perché non sono solo i lager nazisti a poter imprigionare, ma ci sono molte altre forme, meno eclatanti e concrete per rendere un luogo libero una prigione senza uscita. E The Plot Against America non è solo il racconto di un mondo idealmente alternativo, ma è la possibilità di vedere uno ad uno tutti i paradossi che derivano dalla libertà e dalla sua gestione, dalle macchinazioni e illusioni che vengono dagli slogan da propaganda (il rabbino Bengelsdorf), dal lusso e dalle luci della ribalta (Evelyn), fino ad andare al suo estremo opposto, cioè la ribellione cieca e giovanile di non voler in alcun modo sottostare al giogo dei potenti: Alvin Levin (Anthony Boyle).

The Plot Against America - MiniserieLa cosa più ardua è spiegare una concetto difficile in maniera semplice, senza cadere nella banalizzazione o nella semplificazione che ne tolga la spina dorsale, la bellezza. Qui il punto è che Simon riesce a fare proprio questo, incasellando uno dietro l’altro dei momenti strazianti ma senza la ricerca spudorata della lacrima, mosse e disegni politici senza perdersi in macchinose combinazioni impossibili da seguire o ricordare, disegnando rapporti interpersonali con una naturalezza che solo lui (e pochissimi altri) sanno trasmettere. Non c’è una sbavatura né registica né di scrittura, è tutto calibrato alla perfezione, senza mai essere né indulgente o ingiusto, lasciando che sia proprio la storia a parlare e quindi lo spettatore a giudicare. 

Insomma, sono sei ore intense e imperdibili, e in un momento come questo The Plot Against America arriva inconsapevolmente a parlare a tutti in quanto esseri politici, cittadini, parti attive della comunità, ruoli che non sentivamo così sulla nostra pelle probabilmente da generazioni.

Voto: 9

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


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2 commenti su “The Plot Against America – Miniserie

    • Federica Barbera

      Ciao Piero, ti ricordiamo che non solo le serie sono valutate da autori diversi, quindi non si possono paragonare due voti dati da due persone come se fossero una sola, ma che inoltre ogni voto fa riferimento alla serie stessa e non è in paragone con altre. È come se mettessimo a paragone un 8 di Better Call Saul e un 8 di, che so, How I met your mother: sono chiaramente due discorsi differenti.
      Sul perché BCS abbia 8 puoi confrontarti con Ste, autore della recensione, ma scriverlo sotto quella di The Plot Against America scritta da Sara non è molto utile, per i motivi esposti 😉