Perry Mason – Stagione 1 2


Perry Mason - Stagione 1Il nome Perry Mason non suonerà di certo nuovo agli appassionati di letteratura e televisione: il famoso e longevo avvocato, a partire dagli anni Trenta, è stato il protagonista di numerosi romanzi e racconti creati dalla penna di Erle Stanley Gardner, ma è stata soprattutto la serie tv nata nel 1957, con Raymond Burr nei panni dell’avvocato, a contribuire alla grande fama del personaggio, imponendosi come il legal drama più famoso della storia della televisione. Con le sue atmosfere e la sua sigla iconica, la fortunata serie tv, nel tempo, ha legato indissolubilmente il nome di Perry Mason alla figura stessa di avvocato.

Alla luce di questa fama, è parsa fin da subito interessante e rischiosa a un tempo la scelta di un riadattamento televisivo della serie da parte della HBO. La miniserie, che inizialmente prevedeva come produttore e sceneggiatore Nic Pizzolatto, è stata poi affidata a Rolin Jones e Ron Fitzgerald. Tra i produttori esecutivi spicca anche il nome di Robert Downey Jr., scelto inizialmente anche per interpretare il protagonista stesso ma, a causa di un’agenda lavorativa troppo piena, si è infine limitato al ruolo di produttore lasciando il posto a Matthew Rhys nei panni di Mason. Nonostante questi importanti cambi di piani e di direzioni, il nuovo riadattamento della HBO appare, già dalle prime puntate, solido, corposo e perfettamente immerso nelle azzeccatissime e splendide ambientazioni di una Los Angeles degli anni Trenta la cui rappresentazione mette da parte le immagini soleggiate spesso associate alla città per concentrarsi, invece, sugli aspetti più cupi e fumosi di un luogo che, come il resto della nazione, soffre le conseguenze della Grande Depressione e si fa teatro di terribili vicende. Tra queste spicca il tremendo “rapimento andato male” del piccolo Charlie Dodson, il cui caso sarà il protagonista di tutta la prima stagione.

Perry Mason - Stagione 1Si diceva prima che la figura di Perry Mason è ormai indissolubilmente legata al mestiere stesso dell’avvocato, ma gli ideatori dello show hanno deciso di mostrarci una figura prototipale del protagonista, presentandocelo nelle vesti di un disordinato detective che, nonostante il suo talento investigativo, fatica a trovare la sua strada. Le caratteristiche di Perry riprendono, specialmente in questa parentesi da detective, tantissimi aspetti caratteriali di tipo antieroico visti e stravisti più volte nel panorama televisivo (tra cui egocentrismo, sarcasmo, esistenzialismo e una passione sfrenata per l’alcool) rischiando di far risultare il personaggio ridondante e poco innovativo. Tuttavia, c’è qualcosa nell’ottima interpretazione di Matthew Rhys che riesce a farlo sfuggire da questi pericoli e che concorre a costruire una personalità ambigua e interessante. Questa figura prototipale del famoso avvocato riesce a distinguersi proprio perché lo show fa aleggiare costantemente sul protagonista l’ombra di ciò che è destinato a diventare anche nei momenti più miserabili incontrati dall’uomo. La sceneggiatura compie, infatti, un ottimo lavoro nel legare il caso di Charlie Dodson allo sviluppo della moralità stessa di Mason: ogni volta che si scopre qualcosa in più del losco mistero che circonda la morte del bambino, la sete di giustizia del protagonista continua a crescere, suo malgrado, portando il suo coinvolgimento a un livello ben superiore rispetto a quanto egli stesso sarebbe disposto a confessare.

La prima metà dello show si concentra, dunque, sulla costruzione di questo delicato intreccio, unito a un’introduzione di altri elementi e personaggi che affiancheranno il protagonista nel corso dell’intero caso e di quelli a venire (a tal proposito, è stata già confermata la seconda stagione). La scrittura dello show risplende per come riesce a presentarci personaggi come Della Street (Juliet Rylance), Paul Drake (Chris Chalk) e E.B. Jonathan (John Lithgow) inserendoli felicemente nelle vicende legate al caso Dodson e riuscendo, nel frattempo, a dedicare loro una certa autonomia che li slega dal caso in sé, rendendoli personaggi complessi ed interessanti per le loro storie individuali e per il legame che intrattengono con Mason nel corso della stagione. Tuttavia, questa prima metà dello show, nonostante l’ottima sceneggiatura, ha dedicato fin troppo tempo all’introduzione stessa dei personaggi e delle ambientazioni noir e decadenti della città, togliendo spazio ad elementi che hanno sofferto di un’eccessiva frettolosità nella seconda parte della stagione e che avrebbero invece meritato più spazio. Lo stesso cruciale passaggio di Mason dalla carriera di detective a quella di avvocato difensore è apparso repentino, per quanto emozionante, e gli scontri in tribunale fra l’accusa e la difesa di Emily Dodson (Gayle Rankin), nonostante la brillantezza dei dialoghi e delle interpretazioni attoriali, hanno sofferto dell’eccessivo tempo perso nelle puntate iniziali dello show, risultandone in parte privati dell’intensità che avrebbero meritato.

Perry Mason - Stagione 1Molto tempo prezioso è stato dedicato, invece, alla Radiant Assembly of God, la setta evangelica guidata da Sister Alice, la cui rappresentazione, nonostante l’interpretazione strepitosa e carismatica di Tatiana Maslany, si è mantenuta quasi sempre a un livello fin troppo superficiale che, alla luce del coinvolgimento della setta nel caso di Charlie, ha aggiunto poco al livello complessivo della serie e avrebbe meritato, forse, un’analisi più attenta ai rapporti interni fra i membri stessi rispetto alla rappresentazione insistente di una fede così cieca da rasentare la follia.

Nonostante questi difetti, le puntate finali dello show brillano e presentano un ritmo incalzante, perfettamente allineato al bisogno e alla fretta di Perry di fare chiarezza e di dimostrare, se non la colpevolezza dello spietato detective Ennis, almeno l’innocenza di Emily, la cui vita è ormai costantemente appesa a un filo e sembra non dipendere più tanto dalla sua partecipazione (vera o falsa che sia) al rapimento di Charlie, quanto dalla relazione segreta che la donna ha intrapreso con uno dei rapitori. Lo show funziona benissimo nel dimostrare quanto i punti di forza delle accuse nei suoi confronti si siano concentrati principalmente sull’adulterio e sull’indignazione sociale da esso scaturita, permettendo così allo stesso Perry di compiere quel salto morale che, una volta avuto ben chiaro lo svolgimento del crimine, gli ha permesso di abbracciare infine il desiderio di giustizia e il mestiere di avvocato, trovando così la sua vera vocazione.

Perry Mason - Stagione 1Sono molti gli elementi di cui varrebbe la pena discutere ancora, a dimostrazione che la prima stagione di Perry Mason è variegata e ben costruita. Lo show, nonostante la presenza di alcuni difetti che hanno vanificato parte del suo potenziale, vanta una sceneggiatura eccellente che è riuscita a destreggiarsi con i numerosi elementi e con le vicende intricate messe in scena, la cui qualità è stata ulteriormente innalzata da un cast di grande talento che ha saputo donare ad ogni personaggio una dimensione unica e complessa.

Il tutto è affiancato da un apparato tecnico ed estetico che è riuscito a cogliere perfettamente le atmosfere noir e vintage richieste da un prodotto del genere. Gli episodi sono stati accompagnati, inoltre, da una colonna sonora che ha enfatizzato tutti gli elementi più fascinosi della serie e che, soltanto alla fine dell’ultima puntata, ha riportato alle nostre orecchie l’iconica sigla della serie originale. Questa è un’ulteriore dimostrazione che la prima stagione è stata una sorta di prequel dedicato al racconto della nascita stessa del Perry Mason che tutti conosciamo e che, alla luce del risultato di questa prima annata, si spera ritorni con la stessa freschezza e brillantezza presentata in questo 2020.

Voto: 8 

 

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2 commenti su “Perry Mason – Stagione 1

  • Writer

    Condivido il punto di vista espresso nella recensione.
    Ho apprezzato la serie per il suo ritmo, la ricostruzione di una Los Angeles corrotta e decadente, l’ottimo cast e la sceneggiatura avvincente. Ricordavo vagamente alcuni episodi della fiction originale e il nuovo “Perry Mason” mi è parso il negativo fotografico di quello interpretato da Raymond Burr: è un personaggio tormentato, dotato di bassa autostima, con tendenze autodistruttive e reduce da pesanti traumi. Nessuna confessione alla sbarra (anzi, mi pare ci sia un esplicito riferimento alla sua impossibilità), nessuna vittoria facile e iscritta nel format degli episodi. Un personaggio vicino agli antieroi dii Chandler e di Hammett piuttosto che il prototipo dell’avvocato invincibile.

     
  • Boba Fett

    Pur non essendo un grande appassionato dei “legal”, questo progetto ha tutte le carte in regola per una lunga e prospera serialità: il brand Hbo garantisce sempre ricostruzioni spettacolari e nutriti, splendidi cast. Più nello specifico, ho trovato bello che questo prequel parta come un classico noir (Pizzolatto e il suo True Detective aleggiano…) per poi mutare forma. Faccio solo un po’ di fatica a staccare il costume da spia russa all’adorato Rhys.