The Duchess – Stagione 1


The Duchess - Stagione 1Tra le stand up comedian più note degli ultimi anni, Katherine Ryan approda alla serialità televisiva in qualità non solo di attrice – cosa già avvenuta in passato, ad esempio in Episodes – ma anche di autrice, scrittrice e produttrice: The Duchess, serie Netflix di sei episodi da circa 25 minuti ciascuno, è quindi il lancio di Ryan nel mondo della serialità. Non è scontato che un comedian possa agevolmente passare alla serialità abbandonando il formato dello sketch in favore di una trama orizzontale consistente; lo è ancor meno se dalla trama è già possibile capire che la serie in questione prende a piene mani dalla vita personale dell’autrice nonché dai suoi stessi ultimi show.

E di fatto le premesse sono esattamente queste: per chiunque abbia visto lo speciale Netflix “Glitter Room”, la trama di base di The Duchess non colpisce certo per originalità. La storia di Katherine, la protagonista interpretata da Ryan che non a caso mantiene il suo nome, parte dai medesimi presupposti della vita dell’artista – donna canadese trasferitasi a Londra, con una bambina avuta da una precedente relazione con un uomo con cui cerca disperatamente di attuare il miglior piano di co-genitorialità nonostante il disprezzo reciproco – e per alcuni aspetti anche dagli stessi punti di forza della prima parte del suo speciale Netflix.
The Duchess - Stagione 1Abbiamo quindi anche in questo caso tutta la vicenda legata alla mamma di una compagna di scuola (né la donna, né il marito cambiano nome passando dallo show alla serie: Jane e Brian, l’uomo dalla pelle “color prosciutto”); abbiamo anche qui una bambina, Olive, molto più british della madre – se non altro almeno il nome reale della figlia, Violet, è diverso; e anche in The Duchess abbiamo due genitori impegnati in tutti i modi a proteggere la figlia dal loro odio reciproco, con la stessa identica gag di “Glitter Room” del “Non sto con tuo padre solo perché è troppo perfetto per me”.
Di per sé l’idea di partire da queste basi per sviluppare una storia a parte – che c’è, e non è di poco conto – non è per forza sbagliata; sì, il pilot sa di già visto se si conosce il lavoro precedente di Ryan, ma, adottando un po’ di indulgenza per chi arriva dal mondo dello stand up e affronta per la prima volta una forma di racconto diversa, si può passare oltre e concedere senza grossi problemi questa sorta di trampolino di lancio – non è esattamente l’unica ad aver usato le sue esperienze di comedian e anche del materiale precedente per una serie o un film.

La scelta di cosa raccontare in questa prima stagione è sicuramente una novità rispetto allo speciale Netflix, eppure perfettamente in linea con il focus che Katherine Ryan punta da sempre sulla realtà delle madri single: ecco che quindi, pur nella stranezza del contesto, la scelta di avere un altro figlio per non lasciare Olive da sola si porta con sé tutta una serie di tematiche molto interessanti come quella delle gravidanze ritenute geriatriche dai 35 anni, di una società che ancora oggi guarda alle madri single come a delle donne che sono solo in attesa di trovare un uomo, ma anche della tipologia di rapporto che si sviluppa in certi casi quando madre e figlia si trovano a vivere e condividere tutto insieme, da sole. Sulla carta, e in diversi casi anche nella pratica, la resa di tutto questo funziona: l’inversione di ruoli tra madre e figlia – con Olive che dorme ancora con la madre nonostante i suoi 9 anni ma che al contempo è lì a consolarla quando Katherine viene lasciata dal fidanzato e piange nel mezzo della notte – dà spazio alla descrizione di rapporti che non sono obbligatoriamente quelli che la società si aspetta tra una madre e una figlia, soprattutto perché quello che trapela è sempre e comunque un amore puro, mai morboso, mai erroneamente sbilanciato se non per il puro fine comico.
The Duchess - Stagione 1Ci sono ben due scene in cui questo proposito appare evidente, con risultati però molto diversi: se nel colloquio con la clinica di fertilità risulta certamente bizzarro ma comicamente riuscito che a parlare col medico di una fecondazione artificiale con donazione di sperma ci siano una madre con la sua bambina di nove anni, diverso è il risultato dell’incontro con l’operatrice che si occupa di adozioni. In questo caso l’innocente sincerità di Olive risulta totalmente fuori luogo anche per una bambina e puramente orientata a far “ridere” in contrasto con quello che Katherine cerca di raccontare di sé; inoltre le stesse battute che vengono fatte nell’ambito delle adozioni sono un’evidente estremizzazione (“So… How much for a baby?”), in cui emerge un egoismo esagerato persino per una serie come The Duchess – e infatti la scena si conclude con uno degli scambi più brutti della stagione, con una Ryan offensiva e volgarmente fuori luogo nei confronti dell’operatrice.

Non che il personaggio di Katherine non sia sempre fuori luogo: lo è dal momento stesso in cui mette piede fuori di casa, lo è nel modo in cui si veste, lo è nel modo in cui ragiona, e non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato in questo. Non è una donna accomodante e non vuole esserlo, il che è perfetto esattamente così – ed è per questo che i suoi show hanno un così grande successo: quando Ryan dice che non le interessa ciò che gli altri pensano di lei, si ha una di quelle rare sensazioni in cui si capisce che una comedian sta dicendo la verità.
The Duchess - Stagione 1Il problema emerge semmai quando tutte queste caratteristiche vengono date a una protagonista di una serie, che ha sì una costruzione caratteriale (ad esempio la sua incapacità di fidarsi di un uomo dopo il fallimento della relazione con Shep dimostra una vulnerabilità evidente pur se nascosta sotto chili di sarcasmo), ma che nella maggior parte dei casi sembra messa in scena con il puro e unico intento di stupire, criticare, giudicare ma essere comunque – sempre – dalla parte della ragione.
Per una serie che cerca su molti argomenti, come quelli citati all’inizio, di essere realistica e anche polemica verso alcuni retrogradi pregiudizi della società, diventare di punto in bianco talmente surreale da risultare in-credibile può essere visto come un modo, di nuovo, per stupire anche lo spettatore, ma potrebbe nondimeno essere un segno di poca coerenza a livello di scrittura. Non è facile capirlo con soli sei episodi (di fatto meno di tre ore di stagione), ma non manca la sensazione che al di là delle risate – che pure ci sono – ci sia un eccesso di indulgenza nei confronti di una protagonista che può fare ciò che desidera e che alla fine ottiene quello che vuole.

Se pensiamo quindi al tema principale di queste puntate – il desiderio di un secondo figlio che si traduce in necessità di averlo con lo stesso padre di Olive per motivazioni tanto surreali quanto incredibilmente sensate –, è quasi assurdo che tutto il folle piano vada a buon fine nonostante il tentativo di inserire la vicenda all’interno di una relazione “normale” come quella tra Katherine e Evan. Quest’ultimo ci viene presentato come il prototipo di uomo talmente innamorato da farsi andare bene di essere da quasi due anni il “ragazzo del sabato”, e anche sufficientemente realistico da reagire – e come dargli torto – molto male alla dichiarazione di Katherine, espressa con una naturalezza sconvolgente, di volere sì un figlio ma non da lui, bensì prima da un donatore anonimo e poi addirittura da Shep.

The Duchess - Stagione 1Il realismo di cui è intriso il legame tra i due, nonostante le stramberie della protagonista, è un elemento che, se sommato alla follia di questo piano, non poteva che condurre a una sola conclusione: nel momento in cui Evan, messo al corrente della questione, se ne fosse andato, avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo – e quindi Katherine sarebbe stata in torto marcio. Tuttavia, come dicevamo poco su, la protagonista viene raffigurata come una donna che nonostante tutte le sue stranezze ha sempre e comunque ragione; e per riuscire in questo intento, non resta che far compiere a Evan azioni abbastanza riprovevoli da metterlo automaticamente nella parte del torto – come a dire “sì, lei ha sbagliato, è un po’ fuori dalla realtà, ma lui ha esagerato ed è molto peggio di lei”. E questo è chiaramente un segnale di scarsa creatività, soprattutto perché in ben due occasioni Evan dice cose tremende che sono del tutto out of character rispetto a come ci viene mostrato nel resto dello show, ma che sono solamente funzionali a far passare la protagonista come quella che ha per forza ragione.

Accade quando Evan scopre da Shep del primo tentativo – con tanto di gioco di ruolo e tuffo nel passato – di Katherine di rimanere incinta: nel confronto con la donna, dove lui avrebbe tutte le ragioni per sentirsi tradito e messo da parte, il suo sfogo lo porta invece a dare a Katherine della pessima madre per Olive, passando in automatico dalla parte del torto. La stessa dinamica avviene nel finale, quando, durante il matrimonio di Shep e Cheryl, la più che normale reazione di Evan davanti alla notizia che effettivamente Katherine sia incinta di Shep viene completamente vanificata da una reazione senza senso per il suo personaggio, che, dopo aver tirato un pugno al novello sposo, sfoga tutta la sua rabbia contro la piccola Olive, rivelandole quanto in realtà i suoi genitori si detestino e facciano solo finta di volersi bene per lei. È una reazione talmente infantile e sconsiderata che va in conflitto con la costruzione del fidanzato-modello portata avanti fin qui, e che ha l’unico scopo di far uscire – di nuovo – vincitrice dallo scontro una protagonista che in realtà è stata di fatto bugiarda e manipolatrice.

The Duchess - Stagione 1Davanti a una costruzione simile e così sbagliata, che alcune scene abbiano una scrittura che tradisce la natura di sketch comico risulta quindi un problema minore, su cui si può soprassedere e che può legittimamente essere visto come un “errore” di passaggio dallo stand up alla serialità. E questo soprattutto alla luce di alcune trovate che sono invece divertenti e ben congegnate – ad esempio il fatto che la collaborazione di Cheryl nel progetto-bambino sia troppo strana per essere vera conduce molto rapidamente Katherine alla convinzione di essere vittima di uno schema alla The Handmaid’s Tale: esilarante in questo senso la scena della prova dell’abito da sposa, in cui tutte le amiche di Cheryl sono vestite di blu mentre la protagonista indossa un mantello rosso, con riferimento alla serie stessa.

Purtroppo però, se si parla di coesione narrativa e di coerenza della scrittura, ci si rende conto che questa prima prova di Ryan risulta molto acerba ed egoriferita: il che è comprensibile per qualunque comico che arrivi da dei one man/woman show, ma da una serie ci si aspetta qualcosa di più rispetto a una protagonista sempre nel giusto anche quando scorrettissima, o al centro dell’attenzione per il gusto di farle dire quella determinata punchline. Non si sa ancora se Netflix concederà alla serie una seconda stagione, ma nonostante la parziale delusione per questi primi episodi la speranza è che possa esserci un’altra annata per Ryan: un’occasione per riaggiustare il tiro, emanciparsi dal materiale d’origine e migliorare ciò che già di buono c’è in questi episodi – le idee di base, la vis polemica su temi scottanti – e che non può essere ignorato.

Voto: 6-

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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