We Are Who We Are – 1×01/02 Right Here, Right Now #1 & #2


We Are Who We Are - 1x01/02 Right Here, Right Now #1 & #2We Are Who We Are, nuova serie di HBO in collaborazione con Sky Atlantic, è innanzitutto la “prova televisiva” di Luca Guadagnino, ormai celebre in tutto il mondo soprattutto per i suoi film “Call Me By Your Name” e “Suspiria“. Ed è proprio con il primo titolo citato che la serie sembra avere molto in comune, come tematica, come stile, come “umanità” messa in scena e, in maniera meno diretta, anche come scelta dell’ambientazione.

Buona parte della cinematografia di Guadagnino è sempre stata caratterizzata dall’internazionalità, di produzione in primis, con collaborazioni di sceneggiatori stranieri e soprattutto attori americani (Tilda Swinton, su tutti) e poi anche per la scelta di spostare costantemente l’azione in Italia, che diventa quindi luogo “altro” rispetto alla naturale terra d’origine dei protagonisti. In “Call Me By Your Name”, ma anche in “A Bigger Splash” e solo in minima parte in “Io Sono l’Amore“, i protagonisti sono ritratti in luoghi temporanei, a cui non sono appartenuti da sempre, e questo produce nello spettatore due sensazioni: la prima è la percezione di uno spazio ed un tempo teatrali, come se gli attori e quello che stanno per agire delle loro vite accada in uno spazio visibilmente delimitato e definito che ha un inizio ed una fine, e dove spesso la fine temporale della messa in scena coincide anche con la fine spaziale di quel luogo, in cui le persone hanno trascorso solo un pezzo delle loro vite. La seconda sensazione, che sembra quasi opposta alla prima, è che lo spettatore in un certo senso sa di essere nello stesso luogo dei protagonisti e contemporaneamente anche al loro stesso livello: così come i personaggi agiscono in un luogo che non è riconosciuto come “casa”, anche il pubblico, che già per definizione entra in uno spazio che non è propriamente il suo, è come se fosse coinvolto nella duplice estraneità della situazione. In sostanza, cifra stilistica costante di Guadagnino è l’alterità rispetto alla normalità, per cui non si entra in medias res in qualcosa che esisteva prima del tempo filmico/televisivo e che presumibilmente prosegue anche dopo l’ultima scena, ma l’azione attende lo spettatore per iniziare e per quel determinato lasso di tempo abbiamo visto e vissuto tutto il possibile, in presa diretta.

We Are Who We Are - 1x01/02 Right Here, Right Now #1 & #2 Il primo episodio di We Are Who We Are inizia esattamente in questo modo. Un ragazzo adolescente, visibilmente eccentrico, è in aeroporto e per la precisione all’ufficio Lost&Found; poco dopo la scena si allarga e scopriamo che è con due donne, una è la madre e l’altra la moglie della madre. Ha lasciato New York da qualche ora, si sta trasferendo in Italia e sta per iniziare una nuova fase della sua vita, l’unica che conosceremo, con pochissime interferenze di quella che era la sua precedente quotidianità. Lui è Fraser Wilson ed è interpretato da Jack Dylan Grazer (Me, Myself and I  e “It“), ha quattordici anni e vive costantemente attaccato al suo telefono, ascolta musica e fa foto a qualsiasi cosa incontri; la madre ha volto e fattezze di Chloë Sevigny, imponente e glaciale soldato per la prima volta a capo di un’intera base militare e, infine, ultimo tassello del primo terzetto è Maggie, interpretata da Alice Braga (“City of God“).  Tutto il primo episodio girerà letteralmente intorno a Fraser, lo inseguirà nei suoi primi giorni alla base militare americana di Chioggia, in Veneto, che a sua volta sarà davvero il palcoscenico in cui si muovono tutte le varie pedine che Guadagnino ha posto sulla sua scacchiera: una città nella città, dove sono stati ricreati precisamente ambienti e luoghi specifici della quotidianità americana. Come scopriremo assieme a Fraser, tutte le basi militari americane sono organizzate nello stesso modo, che siano in Corea o in Germania, il cui senso è quello di creare e ri-creare appunto una sorta di continuità spaziale con la loro terra natia, un cordone ombelicale inscindibile che ricordi loro costantemente qual è il motivo per cui si trovano lontani da casa ma allo stesso tempo sono a casa, perché servono il grande paese di cui sono orgogliosi cittadini e ambasciatori nel mondo.

We Are Who We Are - 1x01/02 Right Here, Right Now #1 & #2La storia è inoltre ambientata nell’estate del 2016, anno in cui Donald Trump era nel pieno della sua campagna elettorale e da lì a pochissimi mesi sarebbe diventato per la prima volta Presidente degli Stati Uniti d’America. Questo non trascurabile dettaglio lo scopriamo soprattutto nel secondo episodio che è una visione speculare e complementare del primo, e che allarga il raggio d’azione, facendo entrare nel nostro campo visivo gli altri protagonisti della serie. La macchina da presa riprende quindi le stesse identiche giornate di Fraser ma inseguendo i passi di Caitlin (Jordan Kristine Seamón), figlia di un altro militare in stanza nella stessa base militare, che nel corso delle ore avrà diversi momenti di cortocircuito e interferenza con Fraser. Come era già successo nell’adattamento al romanzo di André Aciman, “Call Me By Your Name”, Guadagnino torna a focalizzarsi sul tema della scoperta del sé, dell’identità sessuale in età adolescenziale, provando a catturare lo sguardo e i sentimenti di ragazzi così giovani e acerbi. Ma se nel film il focus era riversato non tanto verso la questione dell’omosessualità, ma sulla scoperta dell’amore, in questo caso – o perlomeno da questi due primi episodi – l’attenzione del regista e della sua squadra di sceneggiatori verte proprio sul genere, sui cambiamenti che il corpo subisce a causa della natura e quelli che invece cerchiamo di imporgli per controllarlo o imbrogliarlo.

Non a caso tutti gli episodi della miniserie hanno lo stesso titolo, “Right Here, Right Now” con tanto di numero di serie progressivo accanto, come a ribadire ancora una volta il concetto della temporaneità e, contestualmente, della contemporaneità dell’azione. Il lavoro fatto da Guadagnino, insieme a Paolo Giordano tra gli altri, è di simulare una sorta di presa diretta della vita, catturare il “qui ed ora” mentre accade, mentre si evolve, e non per niente, proprio in quegli anni di vita in cui i cambiamenti sono inequivocabili e tangibili. Per il momento questi due primi episodi hanno messo moltissimo in campo, provando a contestualizzare quello che dovrà essere il risultato finale e completo; nonostante la narrazione di Guadagnino sia sempre molto raffinata e apparentemente semplice, qui gli argomenti e le sue sfaccettature sono però fin troppi e creano qualche confusione, o quantomeno un’aria di bozza, di indefinito, ed è difficile capire per il momento quanto sia voluto. Per tutto il tempo dei due episodi il dilemma che sorge nello spettatore si trova nel non comprendere se questa volontà di andare dietro ai personaggi senza governarli, questa storia che sembra costruirsi contemporaneamente alla visione, sia una sorta di sottotrama metanarrativa che a sua volta simboleggia la volubilità dell’adolescenza, la non appartenenza al luogo vissuto, o se invece sia un problema più profondo di sceneggiatura, che non sa bene che direzione prendere e che vuole raccontare troppe cose su troppi livelli.

Insomma, sono quindi episodi di un buon livello ma non riusciti del tutto, che potrebbero tuttavia aggiustarsi una volta terminata la visione dell’intera miniserie, a cui comunque non possiamo far mancare la nostra fiducia – fosse anche solo per premesse forse un po’ sghembe nella resa, ma sicuramente interessanti.

Voto 1×01: 7½
Voto 1×02: 7½

 

Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet

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