Circa un anno fa il panorama seriale ha visto il debutto, fra le altre cose, di His Dark Materials, la serie nata dalla collaborazione fra BBC e HBO e ispirata alla celebre ed omonima saga fantasy scritta da Philip Pullman. L’adattamento televisivo è ideato e scritto da Jack Thorne che, con la prima stagione (ispirata a Northern Lights, il primo capitolo della saga), è riuscito a mettere in scena degli episodi avvincenti e, tutto sommato, positivi, lasciando un’impressione dell’universo creato da Pullman decisamente migliore rispetto alla meno riuscita trasposizione cinematografica compiuta da Chris Weitz ne La Bussola d’Oro.
Questa seconda stagione si dedicherà alla rappresentazione delle vicende presenti nel secondo capitolo della saga, The Subtle Knife, riprendendo la narrazione esattamente dov’era stata lasciata nel finale della prima annata, che si è conclusa con il passaggio della piccola e combattiva Lyra nello squarcio interdimensionale appena aperto da Asriel – la cui apertura ha provocato, tra le altre cose, la morte dell’adorabile Roger, il migliore amico di Lyra. L’introduzione di altri mondi paralleli pone la serie dinanzi a un numero ancora maggiore di elementi sempre più variegati da mettere in scena non soltanto in termini tecnici ed estetici, ma anche e soprattutto in termini psicologici e filosofici, in quanto adesso lo show è tenuto a soddisfare le innumerevoli potenzialità che potrebbero scaturire dall’incontro/scontro di personaggi che appartengono a diversi mondi; non solo, anche le relazioni interpersonali che abbiamo conosciuto nella prima stagione tendono a farsi via via più complesse e richiederanno, di conseguenza, una cura particolare per riuscire a brillare come meriterebbero.
Basti pensare al rapporto che lega la stessa Lyra a Lord Asriel, caratterizzato nella prima annata da un’idealizzazione della protagonista del padre che, per ovvi motivi, è andata distruggendosi nell’epilogo della stagione, cedendo il passo a una disillusione feroce che meriterebbe di essere ben analizzata nel corso delle prossime puntate. His Dark Materials si trova, insomma, in un momento delicato e cruciale del suo percorso, in quanto ogni tassello aggiuntivo della storia può essere un’arma a doppio taglio che si presenta, allo stesso tempo, come una potenzialità da sfruttare e come un rischio da domare.
La buona riuscita della prima annata fa ben sperare in una continuazione positiva dello show, ma alcune mancanze riguardanti quegli aspetti introspettivi e filosofici citati in precedenza, potrebbero continuare a farsi sentire, soprattutto alla luce dei pochi episodi a disposizione (questa seconda stagione ne avrà, infatti, solo sette). Nonostante ciò, “The City of Magpies” si presenta come un episodio dalla natura prevalentemente introduttiva, che però non manca di piantare alcuni semi importanti per il proseguimento della storia. Si tratta, oltretutto, di un episodio diviso fra ambientazioni ed atmosfere totalmente differenti: da un lato l’esplorazione di Lyra di Cittàgazze – la misteriosa cittadella in cui è finita dopo aver attraversato il portale – è rappresentata sotto il segno della luminosità e di colori tenui e sereni; dall’altro lato, invece, il ritorno sullo schermo della subdola Marisa Coulter, delle Streghe e di quel che resta del Magisterium è rappresentato con toni estremamente scuri e cupi. Si tratta di una distinzione che, probabilmente, mira a sottolineare l’ambiguità e gli aspetti controversi del mondo e della mente degli adulti, che tanto si distanzia dalla dimensione infantile, che di certo è più ingenua, ma anche molto più autentica. Tuttavia, l’episodio non tarda a ricordarci che, anche per Lyra, l’infanzia sta per finire e che quella dimensione serena e innocente sta per cedere il posto all’adolescenza e, dunque, a una forma prototipale del mondo adulto che porterà di certo con sé molte più ombre rispetto al passato.
L’arrivo di Lyra e del suo inseparabile Pan a Cittàgazze apre anche la strada al suo primo incontro con Will Parry (Amir Wilson). Le prime interazioni fra i due, caratterizzate dalla bruciante curiosità di conoscere il più possibile delle abitudini e del mondo da cui provengono ma, allo stesso tempo, dall’esitazione scaturita dalla consapevolezza di non poter ancora avere fiducia per l’altro/a, mettono in scena un rapporto adorabilmente controverso, la cui riuscita è dovuta anche all’ottima interpretazione dei due giovani attori.
L’incontro dell’animo avventuriero ed esplosivo di Lyra con il carattere più pacato e introverso di Will promette bene e la sintonia fra i due attori/personaggi è un ottimo segno per le puntate che seguiranno. Continua a funzionare altrettanto bene la messa in scena del rapporto fra Lyra e il suo piccolo daimon, che funge come perfetto espediente per riversare sullo schermo in maniera efficace i pensieri e i dubbi stessi di Lyra che ora, per la prima volta, si dimostra esitante ad usare il famoso Aletiometro.
Se la figura di Asriel non ha trovato posto in questa premiere, nondimeno il ritorno sullo schermo della temibile Marisa Coulter avviene con grande potenza: la magnetica interpretazione di Ruth Wilson nei suoi panni continua a mettere in scena un personaggio squisitamente ambiguo e terrificante. Nel suo sadismo e nella sua spinta persuasiva, la donna getta le basi per una “rivoluzione” del Magisterium che, ovviamente, aprirà la strada a vicende importantissime ai fini della trama.
In definitiva, “The City of Magpies” è un episodio introduttivo e ben bilanciato, che ha saputo porre solide basi per le puntate successive. L’attenzione che Jack Thorne ha dedicato alla rappresentazione dei principali personaggi della serie, inoltre, è un buon auspicio anche per una migliore caratterizzazione psicologica ed emotiva di questi ultimi, che è venuta forse un po’ a mancare nella prima annata.
Voto: 7