Tra i tanti contenuti che si possono trovare su Disney+, oltre alle decine di serie e film, c’è una ricca offerta di documentari che approfondiscono le storie dietro alla creazione di alcuni dei suoi franchise più famosi, come lo splendido Disney Gallery: The Mandalorian – un dietro le quinte della lavorazione della prima serie live action di Star Wars. Il recente Marvel 616, invece, ci porta nel cuore dell’universo Marvel, analizzando vari aspetti che ne illustrano la storia anche decenni prima dell’ascesa nel mondo cinematografico grazie al genio di Kevin Feige.
Il titolo della serie è già un richiamo importante alla storica casa editrice: il numero, infatti, si riferisce a Earth 616, che i fan più accaniti riconosceranno come la linea temporale – sempre nell’universo Marvel cartaceo – principale dove avvengono tutte le storie più famose. Il termine venne usato per la prima volta dal mostro sacro del fumetto Alan Moore – anche se la paternità è dubbia – nel luglio 1983, che però ha dichiarato che la scelta numerica è stata puramente casuale. È un piccolo dettaglio che potrebbe far apparire Marvel 616 come un prodotto di nicchia ma, almeno da questa prima puntata, è chiaro che l’intenzione sia quella di avvicinare un pubblico molto ampio – anche quello meno affine a certi aspetti dell’universo Marvel – alle molteplici storie che precedono l’arrivo dei supereroi sulla carta stampata o, come nel caso dell’episodio pilota, sulla TV giapponese.
Come è facilmente intuibile dal titolo, questa prima puntata si focalizza sull’approdo del friendly neighborhood Spider-Man nella terra del sol levante. Si tratta forse di un racconto inatteso come apripista di questa serie, ma diventa subito chiaro che la scelta è molto azzeccata, poiché offre ai fan la possibilità di vivere uno dei momenti più interessanti del processo di conquista del mondo da parte della Marvel. L’elemento che affiora con maggior forza dalla puntata è la grande differenza culturale che, almeno fino alla fine degli anni settanta, aveva impedito alla casa editrice di emergere nel mercato giapponese: basti pensare che quasi la metà dei fumetti su Spider-Man e sugli altri eroi Marvel che finivano sugli scaffali di Tokyo restavano invenduti. Il lettore giapponese, infatti, cresciuto con i manga, trovava le opere americane – fin troppo piene di dialoghi e descrizioni – delle letture troppo pesanti che toglievano il piacere dell’esperienza visiva del fumetto; i manga, infatti, raramente presentavano scritte e si focalizzavano soprattutto sulla narrazione per immagini.
Senza fare troppi spoiler sulla puntata, “Japanese Spider-Man” esplora il modo in cui la Marvel sia riuscita a riadattare quello che è forse il suo supereroe più famoso in una serie televisiva che fosse affine al palato dello spettatore giapponese, da sempre molto diverso da quello occidentale. Il tutto viene narrato per mezzo di interviste fatte ai protagonisti di questa incredibile vicenda, come l’attore Shinji Tôdô che interpretava il Peter Parker del sol levante Takuya Yamashiro, o l’americano Gene Pelc, fondamentale affinché questa trasposizione si realizzasse.
Le immagini mostrate delineano una produzione a bassissimo costo in cui le evidenti limitazioni produttive hanno portato la crew a scelte estetiche non sempre felicissime se paragonate ai blockbuster americani, ma che allo stesso tempo hanno reso Japanese Spider-Man un prodotto estremamente affascinante. Tutti gli intervistati erano a conoscenza di questi ostacoli economici, ma stupisce la totale dedizione con cui, nonostante i turni di lavoro estremamente intensi, andassero tutti i giorni sul set per portare a casa il miglior girato possibile. Inoltre, è chiaro come il ricordo di quel periodo faccia riaffiorare tantissime emozioni positive.
Il primo episodio sottotitolato in italiano di Japanese Spider-Man è disponibile a questo link, una visione assolutamente da non perdere per capire pienamente la magia di questa serie. La semplice origin story del personaggio, che non potrebbe essere più diversa da quella classica di Peter Parker, raccoglie tutte le peculiarità di Japanese Spider-Man e l’assurdità, almeno per gli spettatori occidentali, delle produzioni giapponesi che affrontato questi universi narrativi. Benché in Europa e negli Stati Uniti sia poco conosciuto, l’impatto della serie sul futuro televisivo del Giappone – quello che poi è arrivato anche da noi – è innegabile, e anche da questo punto di vista Marvel 616 non manca di ricordarcelo.
Non poteva ovviamente non esserci anche qualche riferimento a colui che più di tutti viene associato all’universo Marvel, il grande Stan Lee, scomparso ormai due anni fa. Anche se può sembrare ridondante, è giusto ricordare quanto la sua immaginazione abbia influenzato le generazioni future e di come la sua ricerca di nuove storie da raccontare abbia permesso di fare passi molto importanti affinché i fumetti e i racconti legati ai supereroi fossero più inclusivi – e questo affiora soprattutto negli episodi successivi. Con questa prima puntata, Marvel 616 si presenta come un prodotto molto interessante, non solo per i fan più accaniti di questo universo fumettistico, ma anche per chi è alla caccia di storie interessanti e di retroscena su una delle macchine creative più importanti al mondo.
Voto: 7 ½