Mayans MC – 3×01/02 Pap Struggles with the Death Angel & The Orneriness of Kings


Mayans MC - 3x01/02 Pap Struggles with the Death Angel & The Orneriness of KingsA ormai più di un anno e mezzo dalla seconda stagione e dopo il terremoto che ha portato all’uscita di scena del creatore e showrunner Kurt Sutter, Mayans MC torna sui nostri schermi e  lo fa con un volto decisamente più nuovo.

Il confine tra Messico e USA è stato chiuso e i tunnel usati per attraversarlo sono stati sepolti nel cemento. Insomma, seppure la narrazione riprenda esattamente dalle conseguenze lasciate dal finale della precedente stagione, è chiara fin da subito la volontà di tagliare parzialmente i ponti con il passato per aprire un capitolo totalmente nuovo (ad iniziare dalla sigla diversa,  sicuramente più ricercata e moderna della precedente). Elgin James, rimasto da solo al timone del progetto dopo la dipartita di Sutter, fa la scelta ambiziosa di volere espandere il più possibile le singole storyline dei personaggi, nel tentativo di dare ad ognuno più spazio e profondità.

Purtroppo più spazio non coincide sempre con maggiore profondità, e vuoi il poco carisma di alcuni attori, vuoi che un vero lavoro di caratterizzazione su alcuni singoli protagonisti non è mai stato fatto fin dagli esordi della serie, questa doppia premiere super-introduttiva finisce per sembrare troppo frammentaria, dispersiva in alcuni passaggi e spesso con evidenti problemi di ritmo. La gestione di Sutter era stata infatti già molto criticata nella prima stagione per l’eccessivo focus su continui e incessanti colpi di scena che non avevano dato ai personaggi il giusto respiro per crescere di intensità, tanto che il cambiamento di ritmo nella più strutturata seconda annata aveva già portato ad un racconto più equilibrato.

La terza tenta ora di aggiungere ancor più coralità all’intero disegno, ma fatta eccezione per EZ e Angel, i due maggiori protagonisti della serie, nessun altro personaggio riesce ancora ad elevarsi al di sopra di un ruolo puramente secondario e di accompagnamento (e in una serie corale come questa è un problema enorme). Se Sons of Anarchy era riuscito a dare un’aura shakesperiana a tutti i suoi protagonisti (grazie anche a scelte di casting pressoché perfette all’epoca), Mayans MC manca ancora di carisma, alchimia, intensità. Caso più eclatante è il personaggio di Bishop, il capo del club, che per ragioni sconosciute non è mai stato approfondito sufficientemente, relegato ad un ruolo che non si può definire né di alleato né di contrasto per quanto inconsistente si è dimostrato fino ad ora.

Mayans MC - 3x01/02 Pap Struggles with the Death Angel & The Orneriness of KingsBasti guardare l’importante scena in cui EZ finalmente si fa avanti e si mostra al club non solo come il nuovo elemento, ma anche come quello più scaltro e il più furbo, offrendo un’alternativa al semplice scontro fisico con gli altri charter. È una dinamica che abbiamo visto più volte in Sons of Anarchy (Jax era conosciuto proprio come lo “smart one”), ma qui si sente la mancanza di un conflitto, di un contrasto forte che aiuti anche il personaggio di EZ a crescere, dandogli quel dramma e quel tormento interiore che nel caso di Jax Teller emergeva potentissimo proprio dal confronto con la gigantesca figura di Clay.

Il ritmo delle due puntate non viene nemmeno aiutato dal fatto che molti personaggi reagiscano agli eventi in maniera passiva, mossi semplicemente da una depressione che non ha alcun peso narrativo,  a parte il suo manifestarsi in forme diverse: l’apatia di Felipe, la droga di Coco, la follia omicida di Miguel, le crisi di nervi di Emily sono tutte manifestazioni di tendenze autodistruttive che finiscono per risultare ripetitive e inconsistenti quando non vengono usate come mero espediente narrativo. In generale, James sceglie con i suoi protagonisti un approccio quasi alla Game of Thrones, ma a tratti si fatica a comprendere l’utilità di alcuni personaggi e il loro ruolo nello schema generale.

Da un altro punto di vista, la chiusura del confine tra USA e Messico è invece un ottimo mezzo narrativo per rimescolare le carte, e uno dei pregi di James è sicuramente quello di aver finalmente elevato il setting a vero e proprio personaggio, quando nella gestione Sutter troppe volte sembrava relegato a semplice sfondo folkloristico. Se ci pensiamo, tutte le vicende fin qui raccontante sono avvenute proprio sul confine tra USA e Messico, ma è la prima volta che vengono davvero esaltate le potenzialità narrative di questo elemento e le problematiche che può generare.

Mayans MC - 3x01/02 Pap Struggles with the Death Angel & The Orneriness of KingsIl problema di Sutter era, infatti, la costante impressione di aver preso Sons of Anarchy e averlo semplicemente trapiantato su uno sfondo messicano, tanto che una delle maggiori critiche mosse alle prime stagioni era proprio la previdibilità con cui l’autore sembrava ripetere gli stessi schemi narrativi e le stesse dinamiche tra i personaggi. James sicuramente ha l’opportunità di rendere questo progetto un po’ più personale, ma in questi due episodi sembra faticare ad uscire dall’aura sutteriana. Persino la decisione di creare una love story tra EZ  e Gaby sembra voler ricalcare le stesse dinamiche di Jax e Tara, senza che però né i personaggi né tantomeno gli attori abbiano un minimo del peso e dell’alchimia di Maggie Siff e Charlie Hunnam.

E qui si apre l’altro grande problema, che è quello dei personaggi femminili. Sebbene ci si trovi davanti ad un prodotto costruito maggiormente per un pubblico maschile, sembra che la sceneggiatura sia rimasta indietro agli anni di Sons of Anarchy nella scrittura delle sue donne, che non escono fuori dal ruolo di sante o peccatrici, e le cui storyline sembrano essere motivate solo dal loro ruolo di madri o anime salvifiche dell’uomo tormentato di turno. E in questo purtroppo, la gestione di James fallisce con una caratterizzazione che sembra rimasta ancorata ad un modo di scrivere ormai anacronistico e non al passo con i tempi.

Insomma, Mayans MC torna per dare un taglio al passato e costruirsi una propria personalità lontana dall’impronta forse divenuta ingombrante del suo creatore Kurt Sutter, ma rimane sospeso tra la voglia di innovare e la paura di farlo, finendo per ricalcare di nuovo sentieri già visti, e senza riuscire a dare quella necessaria caratterizzazione ai personaggi che manca ormai dall’inizio della serie. Vedremo se James riuscirà negli episodi successivi a scrollarsi di dosso la pesante eredità di Sutter. Aveva qui, non uno, ma due episodi per provarci, e l’operazione al momento non può dirsi sicuramente molto riuscita.

Voto: 5

 

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