Generazione 56k – Stagione 1


Generazione 56k – Stagione 1È di qualche anno, ormai, la tendenza di vari gruppi (soprattutto comici) di cercare di uscire dagli spazi nei quali si sono formati, ossia YouTube e ora i social, per parlare ad un pubblico più ampio; questo si è visto chiaramente quando si è pensato che tali personaggi potessero funzionare anche al cinema, scambiando clip per narrazioni da due ore.


I The Jackal sono uno dei gruppi più maturi di internet
; nati con YouTube, il gruppo comico napoletano è da anni in continua espansione, sapendosi costantemente innovare e trovando un pubblico di riferimento molto affezionato e fedele. Il primo esperimento in grande stile è stato, appunto, il non fortunatissimo film AFMV – Addio fottuti musi verdi, che cercava di trovare a questo ensemble di creativi uno spazio che fosse più ampio degli schermi di computer e cellulari. Adesso ci riprovano, con più maturità e soprattutto con una colossale e rodata macchina com’è quella di Netflix (in collaborazione con Cattleya). A dirigere parte della serie torna Francesco Ebbasta (aka Francesco Capaldo), tra i fondatori di The Jackal e ideatore della serie insieme a Davide Orsini.

Generazione 56k segue le avventure di due amici delle medie, Daniel (Angelo Spagnoletti) e Matilda (Cristina Cappelli), i quali si ritrovano dopo molti anni e si scoprono innamorati. Accanto a loro, ci sono gli amici e colleghi di lui — Luca (Fabio Balsamo) e Sandro (Gianluca Fru) — e l’amica del cuore di lei, Iris (Claudia Tranchese). A dare al tutto un sapore nostalgico, poi, c’è il frequente ritornare indietro alla fine degli anni ’90, all’infanzia di questi personaggi, quando ancora vivevano nel magico mondo dell’isola di Procida, in uno spazio piccolo che ai loro occhi di bambini doveva sembrare enorme. Le loro vite e i primi impulsi amorosi e sessuali si ritrovano alle prese con il lento e mitologico andare di quel modem 56k appena arrivato e ancora quasi del tutto sconosciuto.

Generazione 56k – Stagione 1Che questa sia una serie nostalgica è evidente sin dal titolo, e la costruzione della narrazione su due piani temporali paralleli serve proprio a permettere un costante ritorno a quegli oggetti divenuti ormai storici ma che per le generazioni nate al calare degli anni Ottanta sono invece ricordi pressoché indelebili. Qui il cuore pulsante dell’effetto nostalgia è l’arrivo in casa del protagonista del primo 56k dell’isola, che viene però utilizzato dai nostri personaggi quasi esclusivamente per il porno; a questo si aggiunge il gusto per una serie di riferimenti culturali riconoscibilissimi, in particolare gli 883, una band che ha definito una generazione e che, nella persona di Max Pezzali, ha pure collaborato con i The Jackal — nello specifico il corto che celebrava il raggiungimento dei trent’anni. Più che da un puro gusto citazionista, la scelta sembra dettata dal desiderio degli autori di parlare a un pubblico ben preciso, di fare riferimento ai propri coetanei — che è poi spesso stato uno dei temi frequenti del lavoro del gruppo comico. Sguardo dolce al passato a cui si aggiunge anche uno sguardo innamorato e innocente sugli ambienti di Procida e della vita (semplice?) dei bambini di provincia, senza ricadere in sterili luoghi comuni sul napoletano e cercando invece di parlare a tutti quelli che, da bambini, hanno vissuto cotte e delusioni, speranze e desideri. L’aspirazione di Generazione 56k è, quindi, di allargare il proprio pubblico, di non parlare (come a tratti sembrerebbe) ad una ristretta popolazione di coetanei, ma piuttosto di tirare al centro della narrazione le esperienze di varie generazioni. Già di per sé questo è un punto di vista molto interessante perché alla generazione dei The Jackal (a cui appartiene anche chi scrive) non è che sia stato davvero dato modo di parlare, soprattutto nel panorama televisivo italiano; lo spazio di manovra, quindi, è molto ampio.

Questo trattamento, effettivamente, funziona per buona parte del racconto, quantomeno all’inizio. Dopo i primi episodi, infatti, l’effetto nostalgia che si prova in certe scene e certi oggetti viene messo in secondo piano, in favore delle storie personali dei singoli personaggi e in particolare le travagliate vicende amorose di Daniel e Matilda, prima incontratisi per uno scambio di persona e poi alle prese con un prossimo matrimonio sempre più instabile.

Generazione 56k – Stagione 1Questa serie, dunque, ci fa facilmente innamorare dei propri personaggi, tutti potenzialmente molto interessanti, ma soprattutto resi vivi e piacevoli dalle perfette interpretazioni degli attori, in particolare i due protagonisti e i bambini, con cui è difficile non provare empatia. A questo, poi, si aggiunge la comicità leggera e calzante dei The Jackal, il cui timbro in scrittura si sente tutto (e solo raramente stona). La serie diverte perché riutilizza, in una modalità che non si esaurisce però in una serie di clip concatenate, il marchio di fabbrica degli autori, su questo bravissimi a leggere il proprio pubblico. Anche alcuni temi ricordano certe clip già sviluppate dai The Jackal in passato, scivolando solo qualche volta nell’effetto déjà-vu, che si sente anche per la corposa presenza di Fru e Fabio, i cui volti e la cui comicità sono indissolubilmente legati ai loro (bellissimi) exploit su internet. Nota di grande merito va poi alla scelta di episodi di una durata inferiore alla mezz’ora, senza dunque annacquare il ritmo del racconto.

Il problema sostanziale di Generazione 56k è purtroppo la semplicità di certe (troppe) storyline. Generazione 56k è una serie nata vecchia, una creatura che sorprende trovare su Netflix perché sotto molti punti di vista parla di temi che potevano essere dirompenti negli anni Novanta, appunto, ma che sembrano decisamente fuori tempo massimo. I dubbi sugli incontri online, la paura di metter su famiglia, ma soprattutto i triangoli amorosi in cui la donna deve scegliere tra l’antica fiamma e il bravo ragazzo troppo perfetto: non c’è davvero nessuna storyline di questa serie che risulti non dico tanto nuova, ma nemmeno svolta con guizzi creativi originali. Rimanere chiusi in ascensore per risolvere le proprie divergenze emotive, come accade nell’ultimo episodio, è molto bello, se preso di pancia; prevedibilissimo, se ci si distacca un attimo. Certo, il linguaggio si è fatto più libero e si parla molto (ma si vede poco) di sesso, dando quel tocco di realismo che fa piacere ritrovare; ma a questo aggiornamento del linguaggio non segue un rinnovamento delle tematiche, che in alcuni frangenti colpiscono per la loro semplicità se non banalità. Più che altro, poi, oltre alle vicende amorose non c’è davvero nient’altro ed è innegabile che ci si sarebbe attesi, in una serie che sembra voler parlare di generazioni, decisamente di più.

Generazione 56k – Stagione 1Generazione 56k è una serie molto gradevole, scorre via benissimo e lascia una grande sensazione di benessere. Per i nati alla fine degli anni Ottanta, poi, è un balsamo di ricordi che colpisce al cuore. Chi cerca qualcosa in più, però, resterà a bocca asciutta: la serie è una commedia romantica basata sul disimpegno, che non prova né vuole scendere un po’ più in profondità nelle storie che racconta, né presentare vicende originali. Ed è un vero peccato, perché dispiace rendersi conto che una scrittura a momenti così elegante (ma non sempre: il quinto episodio gestisce male lo scontro padre-figlia), a cui si aggiungono degli attori così interessanti, non sia stata messa al servizio di una storia più potente e non abbia avuto il coraggio di prendere delle scelte più autentiche e originali. La porta su una potenziale seconda stagione è aperta, e il finale volutamente irrisolto sembra promettere varie possibili percorsi narrativi; se così sarà, si spera stavolta che la scrittura si liberi di una sostanza che non parla al presente, perché questa messa a disposizione è l’opportunità per una generazione così poco rappresentata di far vedere che esiste.

Voto: 6

 

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.