Star Wars: Visions – Stagione 1


Star Wars: Visions - Stagione 1Il legame tra Giappone e Star Wars è sempre stato molto evidente. George Lucas non ha mai nascosto l’enorme influenza che il cinema di Kurosawa ha avuto sulla creazione della sua space opera: basti pensare, per esempio, che l’ispirazione per C-3PO e R2-D2 è arrivata dalla coppia di personaggi Tahei e Matashichi del capolavoro La Fortezza Nascosta. Esistono poi tantissimi altri esempi del legame con la cultura giapponese, a partire da alcuni nomi che ricordano fortemente quelli del paese del Sol Levante, fino ai parallelismi più spirituali, nello specifico tra il codice Jedi e il buddismo. È grazie a questa connessione che la decisione di Disney+ di produrre la serie Star Wars: Visions in collaborazione con sette studi di animazione giapponese, può essere vista come un ritorno alle origini.

In un periodo storico della cultura pop in cui tutti gli studi più importanti in possesso di qualche proprietà intellettuale di successo cercano di costruire un racconto stratificato, interconnesso, e multimediale, un’idea come quella di Star Wars: Visions potrebbe risultare come una boccata di aria fresca. Trattandosi però di un progetto antologico, in cui le puntate non presentano dei collegamenti tra loro o con il canon di Star Wars – se non utilizzando elementi iconici come le spade laser o gli Star Destroyer –, inevitabilmente il risultato a livello qualitativo è un po’ altalenante, e alla fine, se non con qualche rara eccezione, le nove puntate che compongono questa prima stagione lasciano poco o niente allo spettatore.

A livello visivo e registico, non c’è nulla da ridire. Il lavoro tecnico è davvero eccezionale e la magia degli anime funziona perfettamente nella galassia di Star Wars, soprattutto negli epici scontri con le spade laser che – inevitabilmente – costellano queste nove puntate, e con il manierismo tipico del genere, offre davvero qualcosa di nuovo per gli occhi degli spettatori. Pensiamo per esempio al primo episodio (forse il migliore insieme a “The Elder”), dove l’unione dell’estetica della saga a quella del periodo feudale del Giappone, spesso portato in scena da Kurosawa, funziona incredibilmente bene, e la scelta di usare il bianco e nero per dare ancora più spessore ai momenti in cui il colore appare, risulta assolutamente azzeccata.

Star Wars: Visions - Stagione 1Lo stesso vale anche per le altre puntate, dove si riconosce spesso l’influenza del maestro Hayao Miyazaki, non solo nello stile ma anche nelle tematiche legate all’ambiente e alla preservazione della natura, come in “The Village Bride” o “Lop and Ochō”. I due episodi che invece faticano un po’ di più a emergere, sono “Tatooine Rhapsody” e “The Twins”, entrambi tra quelli visivamente meno interessanti. Il problema maggiore, però, che si può ricollegare a molte delle altre puntate presenti, è la qualità delle storie messe in scena: senza una reale guida creativa a supervisionare creativamente le scelte narrative dei racconti, inevitabilmente si ritrovano tantissimi punti di contatto e tematiche riproposte tra i vari episodi. Dopotutto, gli elementi cardine e più affascinanti di Star Wars sono quasi sempre legati alla lotta tra bene e male (e quindi tra Jedi e Sith) e alla Forza, e dunque non è una sorpresa che da questo punto di vista ci sia una certa ripetitività.

Quello che pesa, però, anche nei casi in cui il racconto è davvero avvincente e che in qualche modo presenta un cambio di prospettiva interessante a quanto visto già molte volte, è la sensazione che molti di queste storie abbiano troppo poco tempo a disposizione per sfruttare a pieno il loro potenziale, con alcune puntate che finiscono addirittura con dei cliffhanger, come a promettere che ci sarà una continuazione, un fatto tutt’altro che scontato. Per ora, l’unico episodio che sappiamo avrà un prosieguo, è “The Duel”, che vedrà il suo protagonista apparire nel romanzo Ronin: A Visions Novel – in uscita il 12 ottobre di quest’anno – in cui apparirà una versione alternativa degli eventi di Star Wars.

Un altro elemento che stona, e che non è detto sia un problema per tutti, è riconducibile ad alcune scelte stilistiche (non tanto l’animazione, che come già detto prima è uno dei punti di forza) e di design che rendono quasi alienante la visione, collocando la serie troppo lontana dallo Star Wars che conosciamo. È evidente e giustissimo il voler immergere i racconti nell’immaginario giapponese, ma nel corso degli anni la saga di George Lucas è sempre riuscita a prendere in prestito elementi da altre culture e a declinarli perfettamente all’interno della galassia lontana lontana, cosa che non avviene in questa serie.

Star Wars: Visions - Stagione 1L’animazione nella galassia di Star Wars, da quando la Lucasfilm è passata nelle mani della Disney, è stata una delle aree che ha trovato gli amanti della saga più d’accordo, grazie al riuscitissimo Rebels o alla stagione finale di The Clone Wars. Visions, nonostante stia ricevendo molti apprezzamenti dalla critica internazionale e dai fan, oltre che ad avere una messa in scena spettacolare, sembra che difficilmente troverà in futuro spazio nelle discussioni che circondano Star Wars, anche perché l’inesistente legame con il racconto canon limitano – purtroppo – il potenziale di quanto visto. È vero, ogni storia dovrebbe poter esistere senza dipendere troppo da quello che la circonda, ma è innegabile che uno dei pregi maggiori di questi grandi franchise è l’interconnessione narrativa.

È curioso come questa serie arrivi quasi in concomitanza con What If…?, che invece sta facendo un ottimo lavoro nel raccontare storie che non sembrano legate alla timeline principale dell’MCU, dando la possibilità agli autori del progetto di sbizzarrirsi come meglio credono, senza però chiudere la porta a una possibile connessione con le controparti live action (e qui, inevitabilmente, è anche merito della scelta di aprire le porte al multiverso). In definitiva, quello che inizialmente sembrava poter essere un ostacolo per molti, ovvero l’animazione anime, è in verità il punto di forza, mentre l’apprezzamento che avrete delle scelte narrative dipenderà anche molto dalla capacità che avrete di dimenticare per un attimo (o meglio, per poco più di due ore), tutto quello che riguarda Star Wars all’esterno del progetto Visions. Per chi invece si dovesse trovare deluso, il consiglio è di andare a vedere (o rivedere) il Clone Wars di Genndy Tartakovsky, da poco disponibile su Disney+, una vera e propria pietra miliare dell’animazione.

Voto: 6 ½

Nota: Tra gli extra legati a Visions che trovate su Disney+, c’è anche una serie di corti in cui i vari autori degli studi d’animazione coinvolti parlano della lavorazione degli episodi e dell’influenza che ha avuto Star Wars sulle loro vite. Si tratta di una chicca molto interessante che merita assolutamente una visione, anche a fronte di puntate davvero brevi che non superano mai i sette minuti.

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