Scenes From a Marriage – Il melodramma domestico secondo Hagai Levi 1


Scenes From a Marriage - Il melodramma domestico secondo Hagai LeviDalla messa in onda di Scenes From a Marriage, la maggior parte della critica ha proposto ossessivamente un confronto con la serie originale di Bergman, come se questo fosse l’unico riferimento a cui Hagai Levi (The Affair, In Treatment) ha guardato per la realizzazione del suo remake. Quella del melodramma domestico è in realtà una tradizione letteraria pluricentenaria, a cui negli ultimi tre secoli è stata data costantemente nuova linfa dagli autori più svariati e attraverso ogni medium narrativo.

ATTENZIONE: questo articolo è un approfondimento sulla serie Scenes From a Marriage.
Da qui in poi seguiranno spoiler sulla serie.

Per cogliere dunque quanto un’opera che in questa tradizione si va ad inserire sappia proporre una versione originale, o quantomeno adeguatamente adattata ad un contesto in evoluzione, bisognerebbe adottare uno sguardo più ampio, capace di riconoscere i codici stilistici di un genere dalla storia ormai antica. Un testo a cui il creatore della serie sembra infatti guardare con particolare attenzione è Revolutionary Road di Richard Yates, romanzo ben più innovativo della serie di Bergman – le cui riflessioni erano peraltro indirizzate più alla società e alla cultura svedese che a quella americana – e con il quale tutti coloro che hanno proposto una rilettura del sottogenere hanno dovuto confrontarsi negli ultimi sessant’anni.
A proposito del romanzo, lo scrittore statunitense dichiarò che la definizione più coerente del suo spirito era quella di un racconto sull’aborto. In effetti, pur culminando solo nel finale nella violenta interruzione della gravidanza di April Wheeler, le pagine di Yates raccontano da capo a coda un aborto senza fine: di un matrimonio, di una famiglia, di un’istituzione, di una classe sociale, di un modello, di un sogno. Proprio l’aborto – che nella serie di Bergman non avviene – è al centro della prima puntata di questo Scenes From a Marriage, a conferma della centralità che il testo di Yates – caposaldo del melodramma novecentesco – ha rivestito tra i riferimenti dell’autore israeliano.

Scenes From a Marriage - Il melodramma domestico secondo Hagai Levi Le ciniche conclusioni di Yates nella serie di Hagai Levi sono piuttosto un punto di partenza. Il discorso viene quindi ripreso a partire dalla stessa classe sociale e dalla casa nell’happy suburbia, ma anche da una maggiore disillusione da parte dei due protagonisti nei confronti del matrimonio come ideale borghese della terra promessa. Hagai Levi, che in passato si è dimostrato un fine conoscitore del genere, è ben conscio della lezione impartita dalla storia alla società – e nondimeno dalla narrativa al pubblico – riguardo alle crepe che si nascondono dietro le fragili fondamenta del sogno americano. Non sarebbe stato dunque di alcun interesse impostare questo remake sulla decostruzione di un modello che non solo è già avvenuta, ma che è anche già stata ampiamente rappresentata nella letteratura e assorbita dall’audience.
Le stesse intro metafilmiche ad apertura di ogni puntata, che mostrano la preparazione di attori e troupe appena prima del ciak, rimandano proprio  al concetto di costrutto – artificiale e artificioso – applicabile tanto alla serie come opera narrativa quanto al matrimonio come convenzione sociale. Ma sono soprattutto i protagonisti, intervistati come coppia-modello da una studentessa di sociologia nella prima scena del pilot “Innocence and Panic”, a mettere in discussione la definizione stessa del concetto di matrimonio di successo, riformulandola secondo parametri meno ingenui.

Scenes From a Marriage - Il melodramma domestico secondo Hagai LeviQuesta consapevolezza è però molto più studiata e teorica (Jonathan, da accademico e professore di filosofia, cita studi che spiegano la percezione dell’istituzione matrimoniale contemporanea come prodotto della cultura consumistica occidentale) che non emotiva e, dunque, pratica: non a caso, mentre identifica come chiave del proprio matrimonio la condivisa fiducia in un approccio fondato su aspettative più realistiche, Jonathan non si accorge che a un metro di distanza la moglie sta chattando con l’amante di cui scoprirà l’esistenza solo nella puntata successiva, quando sarà ormai troppo tardi. Sono dunque pur sempre illiterates  (analfabeti, come suggerisce il titolo della penultima puntata) Jonathan e Mira, di fronte alla necessità di regolare le inevitabili complessità della loro relazione all’interno di un’istituzione che, in quanto tale, è inevitabilmente regolata da norme, senza che nessuno abbia insegnato loro come farlo.
Se è vero che già nella seconda puntata il loro matrimonio si sgretola in uno scossone violento e improvviso, rendendo manifesta una crisi in realtà lunga e latente, è nelle due puntate successive che i protagonisti tornano a riflettere insieme sulla loro relazione e a confrontarsi su ciò che ha impedito al loro matrimonio di durare nel tempo. Mentre la nota misantropia dell’autore di Revolutionary Road malcelava fin dalle prime pagine una condanna tanto amara quanto netta verso l’ipocrisia del modello familiare borghese dell’America anni Cinquanta, presa come un assioma che aveva bisogno di essere mostrato più che dimostrato, il discorso si fa qui più sfumato ed ambiguo. Jonathan e Mira, infatti, pur nella loro incostanza e nel risentimento, affrontano insieme tutti i momenti più difficili del loro rapporto, compresi – quasi paradossalmente – la separazione, il divorzio e l’elaborazione del trauma che ne consegue. Non è questa la storia di due persone che non possono stare insieme, quanto piuttosto di una relazione tanto complessa da non poter essere sintetizzata, e di conseguenza contenuta, da un’istituzione riconosciuta. Il loro legame si rivela sì fragile all’interno del matrimonio, ma al tempo stesso resistente alla sua fine, e non è un caso che Jonathan e Mira maturino come individui in seguito alla separazione, e da qui elaborino una rilettura più consapevole non solo del loro rapporto ma anche di se stessi.

Scenes From a Marriage - Il melodramma domestico secondo Hagai LeviQuesto è simboleggiato anche dalla rappresentazione della casa, protagonista delle outro di ogni puntata sotto diverse luci e prospettive. Storicamente nel dramma borghese la domus è il luogo in cui i protagonisti, in un tentativo disperatamente tragico e compulsivo, cercano di scongiurare i lati più inquietanti della natura umana immobilizzandoli in un luogo fisico, riempito da beni di consumo in cui cristallizzare le proprie relazioni familiari e il proprio sistema di valori. Si pensi, oltre al già citato Revolutionary Road, a Mildred Pierce, All That Heaven Allows, Blue Velvet, ma anche ai più recenti Gone Girl e Marriage Story. Qui la casa dei sobborghi, seguendo questa tradizione, è terreno della crisi silenziosa tra Jonathan e Mira, della rottura violenta, ma poi, andando oltre questa, diviene luogo simbolico della riflessione e infine dell’accettazione di un amore reciproco indissolubile, a cui i protagonisti giungono alla fine del proprio percorso di maturazione anche se in maniera non ortodossa. E così, se le prime scene del series finale “In the Middle of the Night, in a Dark House, Somewhere in the World” sono le uniche girate in esterna, i due protagonisti non possono che tornare nella loro vecchia casa (venduta in seguito al divorzio) nel prosieguo della puntata, affittandola per una notte in cui la riempiono di nuovo senso, sia per quanto riguarda la storia di cui sono protagonisti che per il genere a cui questa appartiene.

Scenes From a Marriage - Il melodramma domestico secondo Hagai LeviEsiste un altro grande punto di discontinuità con il modello di Yates: se nel romanzo dello scrittore americano Frank ed April Wheeler sono elevati a metafora di un’intera classe sociale – e in senso lato di un intero paese –, Hagai Levi è ben più moderato nel considerare emblematico e universale il rapporto tra Mira e Jonathan, e di conseguenza più incline ad approfondirne gli aspetti obliqui, disallineati e paradossali. La struttura narrativa stessa della serie, ogni puntata della quale segue una perfetta unità di tempo e spazio, consente alla penna e alla macchina da presa dell’autore di indagare i due protagonisti come individui particolari e scavare all’interno delle loro menti. È proprio in queste occasioni che Scenes From a Marriage risulta estremamente credibile e riuscito, molto più rispetto a quando non resiste alla tentazione di ricalcare riflessioni già sentite sul matrimonio in generale, senza essere capace di approfondirle o di offrire una visione originale all’interno del contesto contemporaneo. Come già si era visto in In Treatment e The Affair, la scrittura di Hagai Levi si conferma decisamente più fine e penetrante nello studio e nell’esplorazione del carattere che non nell’abilità di elaborare considerazioni più largamente sociali e antropologiche nel trattamento dell’istituzione della famiglia di oggi.
In questo caso ha anche la grande fortuna di potersi appoggiare ad una Jessica Chastain e ad un Oscar Isaac in stato di grazia e perfetta sintonia, che riescono nel difficilissimo compito di creare dinamica e drammatizzare uno script intrappolato dentro un’ambientazione statica. Le  loro performance hanno il merito aggiuntivo, all’interno di un genere delicato come il melodramma, di non scadere mai in un sentimentalismo eccessivo e dal fazzoletto facile.

Scenes From a Marriage riesce quindi appieno nel suo intento, proponendo una versione rispettosa ma non omologata all’originale di Bergman, specialmente quando il suo autore, da sempre votato alla psicologia, si concede la libertà creativa di plasmare secondo la propria visione i due protagonisti e l’inesauribile dinamica relazionale che li lega.

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Un commento su “Scenes From a Marriage – Il melodramma domestico secondo Hagai Levi

  • Boba Fett

    Apprezzo particolarmente i racconti che si svolgono fra le quattro mura; mi piace il fiume di parole mai banali che scorre fra i protagonisti nella loro intimità casalinga e questa nuova versione di Scene da un Matrimonio non è da meno, stuzzicando in me un’intera gamma di sentimenti. Ho solo una curiosità perché Mira mi ha fatto innervosire parecchio e considero lei la vera causa della crisi, questo per dire che dal mio punto di vista (maschile) la storia mi è parsa poco equilibrata, sbaglio?