Inventing Anna – 1×01 Life of a VIP


Inventing Anna - 1x01 Life of a VIPDopo Bridgerton, il nuovo show frutto dell’accordo tra Shondaland – la casa di produzione di Shonda Rhimes – e Netflix è Inventing Anna, una miniserie in nove puntate prodotta appunto da Rhimes, Betsy Beers, David Frankel e Jessica Pressler. Il nome di quest’ultima è fondamentale, dato che fu lei la giornalista che nel 2018 scrisse un articolo per il New York Magazine su tale Anna Sorokin, nota in città come Anna Delvey, inchiesta (intitolata “How Anna Delvey tricked New York’s Party People”) da cui nasce la serie. Poco dopo la pubblicazione, infatti, Netflix e Shondaland hanno acquistato i diritti dell’articolo, con l’intenzione di creare una miniserie incentrata sulla storia di questa grande truffatrice. 

Partiamo quindi dalla trama: il pilot inizia dalla scoperta del grande inganno, dunque dall’arresto di Anna Delvin/Sorokin (Julia Garner, Ozark, The Americans) che secondo l’accusa aveva imbrogliato una quantità elevata di persone, banche, hotel, fingendosi una ricchissima ereditiera tedesca, altre volte russa. È una storia, al di là dell’etica, estremamente affascinante e per una ragione che il pilot (“Life of a VIP”) sottolinea sin da subito: se una donna di 26 anni è riuscita non tanto a truffare quanto, ancor prima, a entrare nel jet set newyorchese, un mondo così chiuso da sembrare impenetrabile a chiunque non vi appartenga, evidentemente ha delle doti non comuni. Ed è proprio per questa ragione che prende le mosse la controparte della serie, Vivian Kent (Anna Chlumsky, Amy Brookheimer in Veep e indimenticabile Vada nel film “My Girl/Papà ho trovato un amico” con Macaulay Culkin), cioè la versione televisiva di Jessica Pressler: è lei la giornalista che si interessa al caso di Anna e che si muove lungo tutto il pilot nel tentativo di scrivere un pezzo su di lei e prima ancora di capire chi diavolo sia questa donna.
Inventing Anna - 1x01 Life of a VIPIn mezzo alle due troviamo una marea di personaggi e soprattutto di volti noti: solo per menzionarne qualcuno, abbiamo l’avvocato di Anna, Todd (Arian Moayed, Succession) e la moglie Mags (Caitlin Fitzgerald, Masters of Sex, Succession), le due amiche Kacy e Rachel (Laverne Cox e Katie Lowes – quest’ultima direttamente da Scandal, altro prodotto di Shonda Rhimes, come anche Jeff Perry che qui è uno dei colleghi di Vivian), un’altra giornalista, Maud (Anna Deavere Smith, The West Wing, Nurse Jackie), la ricchissima Nora (Katherine Burton, leggendaria madre di Meredith Grey in Grey’s Anatomy) e così via, in un tripudio di salti sul divano ad ogni nuovo personaggio “già visto altrove” che ci fa capire quanto Shonda e Netflix su questa storia abbiano voluto puntare sul serio.

Se il cast non è certo quindi qualcosa su cui si possa obiettare (anche se l’accento bizzarro di Garner ha creato non poco scompiglio, nonostante lei abbia spiegato di aver imparato proprio imitando la vera Anna durante uno dei loro incontri), è chiaro come da un punto di vista strutturale si stia puntando su un lavoro molto rhimesiano, che non ha come protagonista Anna – come ci si aspetterebbe – ma Vivian, o meglio, il rapporto che viene a crearsi tra le due mentre la prima è accusata di aver truffato mezza New York e la seconda cerca di capire qualcosa su di lei e al contempo di salvarsi la carriera per un non meglio precisato scandalo passato. Non è obbligatoriamente sbagliato, anzi, c’è anche un certo senso di equilibrio in questa scelta, a partire dal titolo: Inventing Anna vuole sì dire che si parla dell’invenzione di Anna, ma se ci basiamo su uno dei più vecchi significati del verbo “to invent” (trovare, scoprire, dal latino invenio), ci rendiamo subito conto della duplicità del titolo stesso. Anna Sorokin ha inventato Anna Delvin e grazie ai flashback vedremo lo svolgimento di questo processo, tra verità e bugie che la giovane donna ha raccontato; ma dall’altra parte c’è Vivian e il suo tentativo di trovare Anna, di scoprirla, in un certo modo anche di capirla – non si parla di giustificarla ma di comprenderla nel senso stretto del termine.

Inventing Anna - 1x01 Life of a VIPThis whole story is completely true. Except for the parts that are made up”, ci dice il pilot, ed è chiaro come il riferimento non sia solo alle bugie di Anna quanto ad un impianto che ha bisogno di un po’ di vivacità – e dunque di ricostruzioni non proprio veritiere – per diventare un prodotto televisivo, o meglio, per diventare un prodotto shondalandiano. Come si diceva poco su, infatti, la serie sembra voler reggersi proprio sul rapporto tra le due donne, ed è sulle dinamiche relazionali che, come sappiamo, Shonda Rhimes va fortissimo: è quindi un’esigenza quasi automatica creare una sorta di dualismo, in cui se da una parte di Anna non sappiamo nulla, dall’altra veniamo informati sin da subito di tutte le caratteristiche principali di Vivian, che per chiare esigenze di scrittura ci viene dipinta in una situazione piuttosto difficile. Seguendo quindi il trope dell’underdog, della persona su cui non punterebbe nessuno e che invece arriva a vincere, vediamo Vivian partire da una posizione di assoluto svantaggio dovuto a una brutta storia che non conosciamo (un altro abusatissimo dispositivo narrativo) e che evidentemente avrà successo – il pilot inizia con le immagini della pubblicazione dell’articolo di Vivian su Anna.

Ed è qui che forse la serie mostra il fianco per la prima volta, perché la vera giornalista, Jessica Pressler, non era affatto in quelle condizioni ai tempi del caso Delvey: sì, era incinta come Vivian, ma non era relegata tra i giornalisti da far fuori prima ancora che la sua carriera fosse iniziata, anzi, era già piuttosto famosa grazie ad un altro articolo del 2015, “The Hustlers at Scores”, da cui venne tratto proprio il film “Hustlers” (scritto e diretto da Lorene Scafaria e con un cast incredibile capitanato da Jennifer Lopez). Intendiamoci, il problema non sono certo le modifiche alla storia originale – che, anzi, devono esserci, se parliamo di un prodotto narrativo e non di un documentario –, quanto la necessità: era necessario che la motivazione di Vivian partisse, in modo piuttosto obsoleto, da un’esigenza di riscatto? Non sarebbe stato più originale farla indagare su Anna perché Anna Delvey le interessava e basta? Affondare le mani nella realtà permetteva già di avere un buon punto di partenza, che è stato giustamente sfruttato: Vivian incinta, come lo era Pressler, è un buon modo per rappresentare le difficoltà della gestione maternità/carriera; viene dunque da chiedersi se fosse così obbligatorio inventarsi il fatto che la scrittura di questo articolo diventa una questione di vita o di morte (lavorativa). È un fattore che sì, certamente aggiunge pepe alla storia, ma che al contempo rappresenta uno di quegli schemi così logori che da una mente come quella di Shonda Rhimes proprio non ci aspettiamo.

Inventing Anna - 1x01 Life of a VIPIl ritmo della puntata si mantiene molto alto, e non è una cosa da poco se si considera che la miniserie ha nove episodi che vanno dai 60 agli 80 minuti: riuscire a non far calare l’attenzione con un pilot che ha la necessità di introdurre così tanti personaggi non è facile, ma questo è un territorio su cui Shonda Rhimes lavora benissimo. L’atmosfera d’indagine che circonda Vivian affonda a piene mani da Scandal – anche se quel muro pieno di foto ha ricordato ai più le iconiche investigazioni di Carrie Mathison, non dimentichiamoci che i gladiatori di Olivia Pope avevano l’abitudine di appendere foto, articoli e prove alla loro celebre finestra – e così anche i dialoghi, da sempre il fiore all’occhiello dei prodotti targati Shondaland.
Insomma, questa è una di quelle occasioni in cui il pilot di una serie incarna non solo la presentazione di personaggi e trama, ma anche (data la natura di storia vera che sta alla base dello show) una dichiarazione d’intenti: Inventing Anna ha un cast enorme, ma in realtà riguarda due persone, due donne, entrambe alle prese con la narrazione – l’autonarrazione non affidabile (fiction) per Anna, il racconto investigativo (non-fiction) per Vivian. Sarà l’incontro di queste due persone, di questi due mondi e in definitiva dei concetti di realtà e finzione a guidare la miniserie: al momento ci sono buone probabilità che lo show riesca nel suo intento, ma solo a patto di tenere ben teso il filo tra questi due estremi. “Life of a VIP” ci riesce e anche piuttosto bene.

Voto: 7+

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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