Pam & Tommy – Miniserie 1


Pam & Tommy - MiniserieAll’inizio, la relazione tra Pamela Anderson e Tommy Lee era la definizione di una storia d’amore vorticosa. Nel 1995, il volatile batterista dei Mötley Crüe incontrò e sposò la star di Baywatch dopo un weekend a Cancun. Dal momento in cui atterrarono a Los Angeles, furono perseguitati dai paparazzi e solo un anno dopo, avevano un figlio, il primo sex tape di una coppia celebre che circolava su un misterioso “internet” e un enorme gruppo di avvocati. Ma questa non è la storia che la nuova mini-serie di Hulu, Pam & Tommy, sceglie di raccontare.

Basato sull’articolo di Amanda Chicago Lewis apparso su Rolling Stone nel 2014, la serie inizia il suo racconto con il falegname Rand Gauthier, interpretato da Seth Rogen, e che per ripicca contro le cattiverie usategli da Tommy Lee decide di  derubare il cantante – senza sapere in un primo momento cosa davvero c’era all’interno del suo bottino. Seth Rogen, anche produttore della serie, dà vita ad un personaggio descritto fino nel midollo come uno sfigato, che crede fermamente nel karma e che pare basare sul sedicente equilibrio di dare e ricevere dell’universo la totalità delle sue decisioni. La videocassetta privatissima della coppia, che scopriremo nel corso della serie ha un tenerissimo significato per i due protagonisti, diventa dunque l’arma della vendetta di Rand: tutto questo accade nel primo episodio e per il resto degli otto episodi lo show ne esplora le conseguenze, sfumando a mano a mano la storia di Rand per concentrarsi su quella di Pam (Lily James), e quella di Tommy (Sebastian Stan).

Pam & Tommy - MiniserieUna delle cose migliori della serie, che viene mantenuto in tutto il suo splendore nel corso degli episodi è il senso di nostalgia per gli anni ’90: ogni cosa, dai costumi alla scenografia, sa di autenticità, di vissuto. A sostegno della parte puramente visiva, la serie fa anche un grandissimo lavoro con la colonna sonora, scegliendo invece di bilanciare l’atmosfera puntando su hit immortali, non tutte strettamente degli anni ’90, così da renderla facilmente accessibile soprattutto a chi quegli anni non li ha vissuti da protagonista. Coerentemente, assieme a questa forte caratterizzazione dell’ambiente, viene fatto anche un lavoro molto importante sui look dei protagonisti, dove l’abbigliamento, i capelli, il trucco vengono usati al massimo del loro potenziale tanto da poter scadere in pochissime mosse nel macchiettistico. Pam sembra la versione umana di una Barbie (lo era? è troppo forzato? chissà), mentre Tommy è lo stereotipo perfetto della rockstar di quegli anni, completamente tatuato e con addosso solo denim. Ma al di sotto dell’abbronzatura spray e delle parrucche ci sono due attori bravissimi, che riescono a rendere al meglio l’animo dei personaggi che stanno raccontando, distogliendo lo sguardo del pubblico dal loro aspetto fisico ed anzi, riuscendo a dare risalto all’immagine come solo una piccola parte della loro essenza.

Pam & Tommy - MiniserieL’architettura della serie è chiara e per i primi tre episodi tutto sembra funzionare: tra questi spicca sicuramente il terzo, “I Love You, Tommy” , grazie alla dolcezza da rom-com con cui viene raccontato l’incontro tra i due, assorbito soprattutto dal punto di vista di Pam. Per il resto del tempo, però, la storia non sembra davvero ingranare, ma anzi gli episodi si susseguono quasi accartocciandosi l’uno sull’altro, inserendo storyline a caso – come ad esempio il personaggio di Alicia Krentz (Irene Choi), giornalista di Los Angeles, che ha per prima l’intuizione di indagare sul sex tape di Pamela Anderson che sta circolando on-line, perché sì, il video è solo di Pam. Paradossalmente, l’arco narrativo più compiuto – tra quelli secondari – e che inquadra davvero il personaggio raccontandone la storia in svariate sfumature, è quello di Rand, tanto da farlo arrivare fino alla redenzione.
La serie sceglie anche di cambiare la cronologia della vita reale dei coniugi, comprimendo i tempi di gestione del loro rapporto, della loro famiglia e quindi della loro storia. Nello show infatti, sembra che il primo figlio della coppia nasca subito dopo che i due hanno finalmente firmato i diritti del nastro, quando invece la Anderson era incinta del secondo figlio quando ha firmato la liberatoria del 1997.

Pam & Tommy - Miniserie Questa manipolazione della realtà e l’allargamento del personaggio di Seth Rogen, sono a tutti gli effetti la cartina di tornasole di quello che non funziona della serie, e che dà ragione a tutte le critiche che le sono state mosse. Infatti è noto che Pamela Anderson non sia stata coinvolta nella serie, ma che anzi, si sia espressa diverse volte contro: nonostante questo, la produzione è andata avanti e ha portato a casa un risultato parziale, qualcosa che ha mancato davvero il centro del discorso. A parte un episodio ben confezionato come “Pamela In Wonderland”, lo spazio che viene dato al tema dello sfruttamento della notorietà e della privacy non viene sviscerato nel profondo, come se affrontare temi così complessi non sia possibile e quindi tanto vale buttarla sull’ironia. Solo nel sesto episodio, appunto, diretto da Hannah Fidell, vediamo Pamela costretta a sopportare un’umiliante deposizione sulla sua vita sessuale e sulla sua carriera di modella, dove la bravura della James riesce a mostrare e farci vivere il dolore fisico della protagonista nel dover sopportare domande incessanti sulla sua vita privata; un dolore perpetrato e accentuato dalla incessante misoginia degli avvocati, quasi sadici nell’andare così nel profondo nonostante il visibile disagio della donna. Non a caso l’unica a mostrarle un minimo di empatia sarà l’unica donna nella stanza, la stenografa.

Pam & Tommy - Miniserie Oltre a questo costante sottotesto di ironia in cui vengono immersi gli argomenti più importanti, anche la decisione di dividere il tempo tra Pamela e Tommy e Rand, inibisce alla serie di poter scavare veramente in nessuno di questi temi, né di esplorare le dinamiche di potere di Hollywood in modo significativo. A parte un generico riconoscimento del sessismo insito all’industria cinematografica, dove gli sguardi vogliosi del dietro le quinte di Baywatch indugia sul fondoschiena di Pam, e nei media americani, c’è poca attenzione nell’esaminare effettivamente le strutture di potere che hanno permesso al video di diventare quello che è. Gli autori infatti hanno preferito virare sul racconto di quello che era il crescente potere di internet in quegli anni, facendoci sorridere davanti alla disabilità al computer dei protagonisti, invece che concentrarsi su cosa avesse significato passare da un media (il VHS spedito a casa) alla viralità del web nel caso specifico di un video sessuale fatto circolare senza consenso. Altro punto mancato e non imputabile al bravo Sebastian Stan, è la violenza che Tommy usava quotidianamente in tutte le sue relazioni, con la band, con il pubblico, con Pam stessa: anche questo aspetto viene affogato in una scrittura che vuole regalarci semplicemente una performance che va sopra le righe, che intrattiene, ma che di certo non racconta chi era davvero Tommy Lee, batterista dei Mötley Crüe.

Le intuizioni all’interno della serie ci sono e anche diversi momenti che sanno di iconografico, come la proposta di matrimonio in discoteca, il dialogo con il proprio pene di Tommy o il matrimonio in spiaggia e la conservazione da reliquia del bikini di Pam, sempre nella cassaforte rubata. Ma per tutto il tempo, o almeno dal quarto episodio in poi, “The Master Beta”, in cui i due scoprono il furto e che possono ordinare una copia del loro video online, la serie inizia a pagare il peccato originale di non aver coinvolto la Anderson nella produzione, perdendo l’opportunità sia di dare il microfono alla vera protagonista ma soprattutto di rendere unico questo prodotto. Con questa consapevolezza, è difficile guardare Pam & Tommy e non sentire che la Anderson viene ancora una volta sfruttata dalla macchina patriarcale di Hollywood che si impossessa della sua storia senza il suo consenso e la rende la storia divertente di quando la vita di Pamela Anderson e la sua carriera sono state bollate per sempre.

Non importa quanto Pam & Tommy voglia che gli spettatori entrino in empatia con Pamela, quanta cura Lily James abbia messo nella sua performance, non cambia il fatto che la serie sia stata realizzata senza il consenso della Anderson. La sua vita intima è, ancora una volta, impacchettata e venduta per trarre profitto da tutti tranne che dal proprio lavoro: lo show è solo un’altra violazione di privacy che si va ad aggiungere al mucchio delle tante violazioni subite negli anni.

Voto: 6

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


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Un commento su “Pam & Tommy – Miniserie

  • Boba Fett

    Mi ha intrattenuto piacevolmente nei primi episodi e poi annoiato negli ultimi; questa storia di revenge porn, che francamente avevo rimosso, poteva essere più breve e più “folle”. Alcune cose e trovate interessanti ci sono, per carità, la prima parte mi ha persino ricordato il Lynchiano Cuore Selvaggio, però poi il vintage straripa e non solo quello scenografico e così i drammi della povera Pamela affogano in un mare di situazioni viste e riviste.
    Ma in ultima analisi, di questo show tutto sex and rock n’roll su Disney+ ne vogliamo parlare?