Gaslit – 1×01 Will


Gaslit - 1x01 WillIl bacino di storie intorno al Watergate sembrava essersi ormai esaurito visto che lo scandalo è stato ormai raccontato molteplici volte e in molteplici forme (Tutti gli Uomini del Presidente, The Post, Frost/Nixon, The Final Days, Nixon, solo per citare alcuni dei film più popolari). Starz decide invece di puntare le luci nuovamente sulla vicenda, e lo fa con Gaslit, un prestige drama ispirato al podcast Slow Burn di Leon Neyfakh e maggiormente incentrato sulla persona di Martha Mitchell (Julia Roberts), figura centrale all’interno dello scandalo, ma che la storia ha troppo presto e troppo facilmente dimenticato.

Quasi imprigionata nel ruolo scomodo di moglie del segretario generale John Mitchell (interpretato qui da un irriconoscibile Sean Penn), Martha è la voce fuori dal coro in un contesto profondamente maschilista, nel quale emerge in maniera dirompente, sgradita, inopportuna. Proprio per questo, nonostante la sua importanza nell’esplosione dello scandalo del Watergate, fu presto messa a tacere, tenuta in ostaggio, silenziata e infine consegnata all’oblio. Starz decide di renderle ora giustizia e le costruisce intorno un racconto corale, formato da tantissimi personaggi che ebbero un ruolo più o meno centrale all’interno della vicenda.

Diciamo subito che in questo pilot, per molti versi riuscito e intrigante, la più grande contraddizione sta proprio nella sua coralità. Preoccupato di introdurre tutto l'”esercito” di personaggi (e il cast all-star di attori), l’episodio finisce per marginalizzare proprio la figura della Mitchell. Nonostante il lavoro eccellente di Julia Roberts, il personaggio rimane quasi schiacciato dal bisogno della serie di mettere subito tutte le sue carte in tavola e mostrare – quasi con arrogante narcisismo – un cast nutrito e popolato da vincitori di premi Emmy e attori conosciutissimi al pubblico televisivo anche in ruoli decisamente più marginali: la domanda che sorge durante la visione è se ce ne fosse davvero bisogno.

Gaslit - 1x01 WillNonostante il regista Matt Ross (Captain Fantastic) si muova in maniera fluida e sappia gestire solidamente ogni singola storyline, non ha purtroppo la maestria di un Robert Altman, e il risultato finale su chi, cosa e quale storia effettivamente stiamo seguendo finisce per risultare un po’ confuso. Esemplare è il fatto che almeno per metà della puntata sembra quasi che sia John Dean, il personaggio interpretato da Dan Stevens (Downton Abbey, Legion), il vero protagonista, visto che è anche quello a cui viene riservato il maggior screentime. Una simile coralità l’abbiamo vista anche in Mrs. America, serie dello scorso anno in qualche modo affine a Gaslit, ma in quel caso ci aiutava una struttura precisa in cui ogni episodio era incentrato su una figura specifica, mentre le altre storyline avanzavano progressivamente. Gaslit sembra, invece, in questo suo primo episodio un calderone in cui tutto è buttato e mescolato senza mai l’accortezza di raccontare davvero nulla di specifico.

Anche se l’intenzione fosse stata quella di raccontare alcune vicende umane all’interno di un grande evento storico (la cospirazione e il tentativo di affossamento dello scandalo), il pilot rimane troppo incentrato sull’introduzione dei personaggi e l’interpretazione dei singoli. A mancare completamente è l’approfondimento sociale, aspetto che invece costituiva l’elemento essenziale di altri prodotti come appunto Mrs. America o il sottovalutato film Bobby, in cui un cast, anche in quel caso, di stelle del cinema serviva lo scopo di raccontare bozzetti di vita (che però erano frammenti di un unico grande quadro sociale) che ruotavano intorno all’assassinio di Robert Kennedy. Il pilot di Gaslit, come già detto, manca di tutto questo, cercando di muoversi su diversi registri senza mai prendere una direzione precisa.

Si guardi anche il modo in cui si decide di narrare l’intera vicenda: il racconto oscilla in continuazione dalla commedia nera al thriller, dalla rappresentazione caricaturale al realismo drammatico, senza che questi generi siano ben integrati l’uno con l’altro. Quando l’episodio decide di virare sul comico non risulta tagliente fino in fondo, quando punta al realismo manca di intensità. Sembra quasi che il registro del racconto sia affidato al modo in cui l’attore di turno decida di dare corpo e voce al proprio personaggio (si guardi all’interpretazione fin troppo cartoonesca di Liddy da parte di Shea Whigham).

Gaslit - 1x01 WillDove invece questo episodio risulta particolarmente riuscito è nella rappresentazione di un mondo al maschile in cui gli uomini trovano maggior soddisfazione nell’ambiente politico che in casa, come se solo nell’esibizione reciproca del proprio machismo e della propria virilità riescano a trovare quell’appagamento che tra le mura domestiche puntualmente fallisce quando è chiamato a confrontarsi con delle figure femminili che rifiutano di tacere. Non a caso, Nixon stesso non ha un corpo, ma si manifesta come presenza, come forma, come una sorta di Dio e feticcio intorno al quale i personaggi maschili ruotano venerandolo come un idolo con inetta cecità. Ed è proprio in questo contesto che il personaggio di Martha emerge in tutta la sua potenza, manifestandosi quasi come strega, peccatrice, infedele, eretica.

Proprio per questo la serie poteva concentrarsi solo su di lei invece di provare a dire troppo e con troppi personaggi. Sfortunatamente sulla storia pesa l’intenzione di creare un prodotto dalla sicura nomination agli Emmy (sia Julia Roberts che Sean Penn mancarono la candidatura alla loro prima apparizione televisiva rispettivamente in Homecoming The First). Non a caso, la serie risulta più efficace quando si preoccupa meno di essere “prodotto” e più di essere “storia”, tanto che alla fine a rubare la scena non sono tanto Roberts e Penn, quanto la coppia formata dai “meno noti” Dan Stevens e Betty Gilpin (GLOW, Roar). La sensazione finale è che questo pilot sia una buona introduzione, ma che fallisce a dare una direzione alla storia e questo, per una serie a cadenza settimanale e non pensata per il binge-watching, è una scelta rischiosa e potenzialmente dannosa per il prosieguo.

Voto: 6

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