
Arriva su AMC quello che è uno dei capisaldi assoluti del genere, ovvero Interview with the Vampire, trasposizione (abbastanza distante in superficie, molto più profonda nella sostanza, come vedremo) dell’omonimo romanzo di Anne Rice del 1976. Molti sono coloro i quali si sono appassionati alle avventure cartacee di Louis e Lestat, e molti altrettanto coloro i quali li hanno conosciuti nel film del 1994, in cui Brad Pitt e Tom Cruise vestivano i panni dei due vampiri. Quel film, nonostante i grandi nomi coinvolti, non fu granché e le peripezie dei vampiri creati da Anne Rice hanno visto solo un altra (terribile) trasposizione cinematografica e altri progetti mai portati a termine. Con questa versione seriale di Interview with the Vampire AMC ci prova sul serio, affidando la scrittura della serie a Rolin Jones (Friday Night Lights) e lasciandogli molta libertà narrativa e anche la possibilità di reinventare alcuni fondamentali passaggi dei romanzi.

La più grossa novità di questa nuova trasposizione è il cambio nella storia personale di Louis, che da bianco schiavista del diciottesimo secolo passa a ricco afroamericano che gestisce una serie di bordelli nel distretto a luci rosse di New Orleans nel 1910. Ai puristi del materiale originale questo cambiamento non è certo piaciuto (che novità), ma l’episodio ci mette poco a mostrare quanto riuscito sia stato questo spostamento nella descrizione del personaggio: grazie a questa piccola ma fondamentale intuizione, infatti, veniamo immediatamente trasportati in un mondo di grande vitalità, affascinante nel suo stile visivo e molto interessante in quello narrativo. Questo avviene non solo perché si guarda alle differenze economiche all’interno della popolazione afroamericana, di solito sempre descritte con toni paternalistici e pietisti – in questo fa seguito all’ottimo lavoro a riguardo di The Gilded Age – ma anche per l’attenzione ad esplorare quanto la scoperta della propria omosessualità in quei tempi renda il tutto ancor più difficile.
Quello che non cambia è l’essenza più pura della serie, ovvero il rapporto tossico – in tutti i sensi – che si sviluppa tra Louis e Lestat, un amore imbevuto di una violenta oscurità. Quello che nel romanzo del ’76 era intuibile e che invece fu eliminato quasi del tutto dal film del ’94 è l’amore tra i due personaggi: questa serie non si lascia intimidire e, molto più al passo coi tempi, rende il tutto esplicito e chiaro sin da subito. Questo fa solo del bene al racconto, dal momento che è l’umanità di questi due personaggi – che diverrà poi esaltazione della loro bestialità – a farla da padrona e ad aver bisogno di potersi esprimere liberamente. È in questa sensualità spinta che si ritrova l’essenza dei vampiri di Anne Rice e che li distingue da ciò che è venuto prima (il vampiro come villain) e ciò che è venuto dopo (il vampiro come incompreso).

Questo pilot è strutturato come una preparazione a quello che sarà il cuore pulsante del resto della stagione, ma ha già in sé tutti gli ingredienti principali di Interview with the Vampire: c’è amore, violenza, sesso, sangue, passione e rabbia. L’episodio pilota di ogni serie è sempre una grandissima sfida, soprattutto in questo affollamento di serie degli ultimi anni. Ecco, Interview with the Vampire della AMC colpisce nel segno e lascia lo spettatore con il desiderio di volerne sapere di più, è questo il pregio maggiore dell’episodio.
Voto: 8
