Prisma – Stagione 2


Prisma - Stagione 2È arrivato giugno, il mese del Pride, un momento che quest’anno più che mai fa sentire la sua rilevanza e importanza. In un clima politico, nazionale ed internazionale, di tensione e violazione dei diritti umani, il Pride ci ricorda che manifestare e scendere in piazza per i diritti propri e di coloro che non possono manifestare è fondamentale e necessario: è ciò che Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera ci hanno insegnato. In questo scenario antitetico, dove vediamo da una parte il crescere delle violenze nei confronti della comunità LGBTQ+ e dall’altro un incremento del numero di personaggi e storie queer presenti nella cinematografia e serialità moderna, ritorna Prisma: la produzione italiana firmata dagli sceneggiatori di Skam Italia  Alice Urciuolo e Ludovico Bessegato.

Uscita interamente sulla piattaforma Amazon Prime Video lo scorso 6 giugno, la seconda stagione di Prisma torna a mostrare le sue mille sfaccettature dopo un cliffhanger che ha lasciato tutti in trepidante attesa per quasi due anni. Cosa si saranno detti Daniele e Andrea? Avrà quest’ultimo avuto il coraggio di dichiararsi e mostrarsi all’altro per ciò che è veramente, per la prima volta in tutta la sua vita? Nonostante l’attenzione di tutti fosse rivolta alla coppia e al loro misterioso incontro, la serie TV ci ricorda la sua natura corale e sfaccettata, composta da tanti pezzi unici come i ragazzi che racconta. Attraverso l’utilizzo di un flashback ci mostra come poche settimane possano stravolgere completamente la vita di ognuno di loro, gettando le fondamenta per la nuova stagione, sempre caratterizzata dalla pulsione costante di ogni personaggio verso la scoperta di sé.

Per poter iniziare questo nuovo viaggio, che altro non è che uno scavare più a fondo nella psiche dei personaggi conosciuti nella prima stagione, bisogna sempre partire dalle basi, il fulcro da cui si sviluppa l’intero prisma: Andrea e MarcoApparentemente sempre più agli antipodi, in questa nuova stagione si assiste a una trasformazione dei due gemelli: se da un lato vediamo Andrea che lentamente si apre al mondo e inizia a viversi più liberamente la sua fluidità, dall’altra si osserva la completa chiusura di Marco.
Prisma - Stagione 2Il ragazzo gentile e tranquillo che il pubblico ha conosciuto e imparato ad amare nella prima stagione scompare completamente sotto il peso del dolore del primo amore dando vita al personaggio più detestato di questa annata. Marco crea per se stesso una maschera da “cattivo ragazzo”, una corazza che gli permette di riversare sugli altri il dolore che sente: incomincia a bere, a frequentare ragazze senza avere grande interesse e rispetto nei loro confronti e ad allontanare totalmente il fratello, sia ignorandolo – nel migliore dei casi – che rispondendogli male. In un mondo che sembra non avere mai tempo per lui, troppo preso da questioni più importanti e da un fratello la cui presenza è così ingombrante, si innalza il grido di aiuto di un adolescente incapace di far sentire la propria voce ma desideroso di farlo. Se, quindi, nella prima stagione è Andrea a sentirsi invisibile, perso nella maschera che il mondo lo ha costretto ad indossare, adesso è Marco che deve portare avanti il proprio percorso di crescita, fatto di distruzione e rottura con se stesso e con il suo passato.
In questa fase di riscoperta, l’unica certezza resta il nuoto: la sua più grande passione e valvola di sfogo. Ed è ripartendo dal nuoto che Marco nel corso della stagione ritroverà il suo centro: riacquisterà fiducia in sé e nelle proprie capacità, riscrivendo la sua storia e osservando il suo passato con occhi nuovi. Il distacco creato con Andrea andrà lentamente a colmarsi e Marco si renderà conto che in realtà il fratello non è mai stato un ostacolo alla sua vita ma solo un’anima persa come lui: due binari che, dopo aver viaggiato in parallelo per un’intera stagione, riescono a trovare un primo punto d’incontro nell’ultima puntata, il cui finale, però, apre a nuovi ostacoli nel rapporto fra i due ragazzi, lasciandoci con un cliffhanger che renderà l’attesa di una futura stagione ancora più difficile.
Nel corso di otto episodi, Marco mette in mostra tutta la sua fragilità, dividendo il pubblico che da un lato ripudia le sue cattiverie e dall’altro non può restare indifferente al palese dolore che il ragazzo porta dentro: un contrasto che non sarebbe stato possibile senza il fantastico Mattia Carrano, che anche questa stagione ha dimostrato tutta la sua bravura regalandoci due interpretazioni nettamente agli antipodi che lasciano il segno e commuovono, riuscendo a farci dimenticare che in realtà non sono due attori distinti.

Si muove invece nelle direzione opposta Andrea, che in questa seconda stagione acquisisce maggiore consapevolezza di sé e dei propri bisogni e desideri: dal ragazzo che nel primo episodio trova il coraggio di vestirsi come desidera solo a Roma – nella grande città dove nessuno lo conosce – all’Andrea che non ha paura di indossare lo smalto o di truccarsi per andare a scuola.
Un viaggio, iniziato nella prima annata con le telefonate a Raffa, membro dell’LGBTQ+line, e che continua a svilupparsi nel corso della seconda stagione, anche se questa volta Andrea non farà affidamento solo sulla voce di Raffa. Riuscirà, infatti, a trovare il coraggio di essere liberamente se stesso, senza più compromessi, grazie al confronto con lo zio e il padre, al rapporto con il nuovo gruppo di amici queer e anche alla frequentazione con Daniele. Un processo la cui naturalezza e tenerezza, non prive di una sana dose di coraggio e titubanza, commuove lo spettatore.
Prisma - Stagione 2Prisma nuovamente raccoglie l’eredità di Skam Italia e la espande, portando al grande pubblico (soprattutto adolescente) tutte le meravigliose sfaccettature della comunità LGBTQ+ e lo fa andando oltre le narrazioni stereotipate, mostrando, invece, la gioia di essere queer, come solo Heartstopper (serie TV teen britannica) è riuscito a fare. A differenza di quest’ultimo, però, che fornisce un racconto a volte troppo utopistico, Prisma non rifugge dal mostrare tutti gli aspetti del coming out: dalle difficoltà e gli ostacoli rappresentati dalla reazione negativa della madre di Andrea alla fase di scoperta della propria identità vissuta dal personaggio di DanieleQuest’ultimo si rivela la scoperta di questa seconda stagione: dal ragazzo coatto che vuole diventare a tutti i costi un trapper al giovane pronto a scardinare pezzo dopo pezzo l’immagine che la società – e lui stesso – gli ha cucito addosso per scoprire effettivamente chi è e cosa desidera.
Daniele entra in punta di piedi nel mondo di Andrea e lo fa con la tenerezza che caratterizza questa fase di confusione adolescenziale: dal momento di paura nei confronti dei sentimenti che prova alla (ormai canonica) ricerca su internet di maggiori informazioni sulla fluidità. Daniele, come ogni ragazzo, si interroga su se stesso e su chi è, con una libertà che cozza con il suo background ma tipica della sua generazione.

Ad accompagnare le storyline di Andrea e Marco vi sono anche i drammi amorosi e i problemi di tutti gli altri ragazzi della scuola, fra cui spiccano Nina alle prese con il suo bisogno di amore, ricercato anche in persone non propriamente adatte, e Carola che deve affrontare le conseguenze dell’essere vittima di condivisione non consensuale di materiale intimo.
Quest’ultimo tema, tristemente attuale, è gestito dalla serie in modo interessante: viene sorvolata completamente la fase post-scoperta e di denuncia, mostrata rapidamente nel flashback iniziale, per dare maggior spazio agli effetti psicologici di un evento così traumatico. Si assiste, quindi, al passaggio dalla Carola indipendente della prima stagione alla ragazza spaventata dal partecipare alle feste e che si rifugia nella casa al mare.
Prisma - Stagione 2Se, però, questo modo di raccontare un trauma subìto risulta essere fresco ed intrigante, meno riuscito è il tentativo degli autori di sfruttare la storia di Carola per mostrare il lato oscuro dei media: l’attivismo performativo fatto solo per ottenere popolarità e per sfruttare a scopo di lucro la fama ottenuta dai ragazzi tramite contenuti non sempre di valore o, come nel caso di Carola, dalla sua esperienza traumatica. L’approcciarsi di Carola al mondo degli influencer e dell’attivismo appare frettoloso e superficiale, alla ricerca di una rapida morale che non esplora appieno tutti gli aspetti di questo ambito e i lati positivi che può avere, ad esempio educare i giovani verso tematiche sensibili e aprirli a nuove idee (come è successo a Daniele, che approfondisce il tema della fluidità grazie ai contenuti di un influencer). Il mondo dei creator online, se ben gestito, può aprire la strada a tante storie e corpi non conformi che faticano a trovare uno spazio nei media tradizionali. Questi aspetti, però, non vengono affrontati nella storyline di Carola, né vengono approfonditi i lati negativi e il disagio che prova la ragazza nel diventare improvvisamente un’attivista solo perchè è una donna disabile che ha vissuto un evento traumatico. Dal momento dell’intervista a Vanity Fair, Carola diventa un mistero agli occhi dello spettatore, le sue scelte e i suoi tumulti interiori vengono quasi accantonati per mostrare invece lo sfarzo e la vanità che circondano il mondo dello spettacolo, riducendo l’impatto della sua scelta finale e appiattendo la crescita del personaggio.
Trattandosi, però, di una stagione con soli 8 episodi della durata di circa 40 minuti ciascuno, si è consapevoli che risulta difficile riuscire a dare ad ogni argomento o personaggio trattato il giusto spazio e approfondimento.

Prisma - Stagione 2Stessa sorte ha anche Nina, la cui storia ha una lieve crescita all’interno della serie: da aiutante nel processo di scoperta di sé di Andrea a uno dei personaggi principali, con i propri dubbi e timori.
Nonostante, però, il suo personaggio diventi più presente in questa nuova stagione, la sua storia – dal rapporto travagliato con Micol alla conoscenza della sorella di Jun è sfruttata principalmente come pausa per lo spettatore dagli eventi dei personaggi principali. Attraverso brevi scene e conversazioni frammentate con Andrea, si inizia a conosce meglio questo personaggio e i suoi desideri, che incominciano a manifestarsi più propriamente con la comparsa di Akem, la 13enne sorella di Jun: una giovane ragazza che vede in lei un oggetto di ammirazione e desiderio e che riuscirà a risvegliare in Nina la voglia di non essere più un personaggio secondario della propria storia, spingendola a inseguire i suoi desideri senza più sotterfugi o consigli di Andrea. Purtroppo, però, il rapporto fra queste due ragazze non ottiene il giusto sviluppo, trovando una conclusione più che frettolosa.
“A 13 anni non ti paccavi con Ilo che ne aveva 17? [..] E nessuno t’ ha detto un cazzo mi pare. […] Perchè lui era un maschio.” Con queste parole si chiude l’ultima scena di Nina, che mette in mostra i doppi standard a cui le donne sono sottoposte, spesso chiamate a mantenere una perfezione, fisica e morale, mai richiesta agli uomini. Un tema che ha grande rilevanza soprattutto considerando che nel corso della stagione si è sviluppata un’altra relazione con grande differenza d’età, fra Daniele e la sua ex-allenatrice Marika, con connotazioni ben più serie rispetto al rapporto fra Nina e Akem a causa del ruolo che Marika ricopre nella vita di Daniele, incarnando quasi una figura genitorialeNonostante il commento di Nina non trovi ulteriori sviluppi, l’importanza del tema, sia per il personaggio che per Daniele e Marika, fa sperare che in una futura terza stagione avrà il giusto spazio e anche Nina otterrà la centralità che merita. 

Prisma - Stagione 2Ci sono infiniti spunti e approfondimenti che si potrebbero portare avanti su questa serie, interessanti e sfaccettati come i suoi personaggi. In sole due stagioni gli autori sono riusciti a creare un cast corale dove ogni personaggio è tridimensionale, con desideri, paure e bisogni che il pubblico può approfondire e fare propri. Prisma è una serie che mette in mostra la nuova Italia, quella che non ha paura di porsi domande, che è disposta ad andare contro lo status quo per ricercare il proprio equilibrio e la propria verità. E lo fa sbagliando, anche tanto: ma è solo sbagliando ed esplorando che si può dire di aver davvero vissuto e conosciuto se stessi.
In un’epoca in cui vediamo il ritorno di pensieri di odio e chiusura verso gli altri, Prisma ci ricorda che esiste una generazione che non ha paura di aprirsi al mondo e di creare comunità di supporto e ascolto reciproco: perché solo così ci si può salvare.

Voto: 8

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.