Chissà quante volte al giorno pensa all’Impero Romano Robert Rodat, lo sceneggiatore di Those About To Die. Non lo sapremo mai, ma sicuramente per un po’ ci ha pensato, soprattutto quando ha deciso di adattare per il piccolo schermo il romanzo di Daniel P. Mannix (romanzo che tra l’altro sembra essere stato fonte di ispirazione anche per il celeberrimo Il Gladiatore di Ridley Scott).
E chissà quanto ci hanno pensato anche Emmerich e Kreuzpaintner, che questa serie l’hanno diretta. Visto il risultato del pilot, forse potevano pensarci un po’ di più.
Siamo nel 79 d.c., il povero Vespasiano ci sta per lasciare ma prima di farlo decide che è giunta l’ora di costruire un’arena con cui distrarre gli abitanti di Roma che stanno per morire di fame: il Colosseo sta per essere eretto in tutto il suo splendore, per ospitare i celebri combattimenti “di quelli che stanno per morire”, come recita appunto il profetico titolo della serie. Ma esiste già un luogo eletto per gli ultras dell’epoca, ed è il Circo Massimo, dove quattro “squadre” di colore diverso e di proprietà dell’alta aristocrazia romana si sfidano in una corsa sfrenata con le bighe, anche in questo caso rischiando di morire a ogni scudisciata che i corridori (vere e proprie star dell’epoca) danno ai loro cavalli.
Insomma, questo inizio si concentra ovviamente sulla presentazione dei personaggi principali che vedremo per tutta la stagione ma soprattutto vuole mettere subito in chiaro una cosa: questa non è una serie dove vedremo guerre, conquiste e ascesa e caduta del più imponente impero della Storia. Ma molto probabilmente vedremo come si viveva nell’Urbe (e in qualche lontana provincia) e di come il sangue, la violenza e l’illusione di vincere dei soldi possano sostituire almeno per un po’ i morsi tremendi della fame.
In questa “Rise or Die” ci si concentra principalmente sulle dinamiche famigliari di Vespasiano – che sappiamo avere i giorni contati, essendo morto proprio nel 79 d.c. – e su come funzionano le gare tra le bighe, soprattutto odi e sotterfugi tramati dal titolare dell’agenzia di scommesse Tenax (interpretato da Iwan Rheon, che avrà per sempre la faccia di Ramsay Bolton).
Tutto sommato potrebbe essere anche un taglio interessante sulla storia di Roma, discostandosi un po’ da quella più classica delle conquiste e dei combattimenti: vedere i bassifondi di un impero dorato, l’umanità della gente costretta alla fame e che comunque viene distratta (un po’ troppo in maniera ridicola, a nostro avviso) dalle rivolte con il semplice “odore” del sangue. È ovviamente una cosa vera anche oggi: il calcio – lo sport che più si avvicina a quello che avveniva nel Colosseo, con le dovute proporzioni ovviamente, ma almeno a livello di coinvolgimento pubblico – è considerato un po’ l’oppio delle masse, distratte almeno per un paio di ore la settimana dai problemi della vita di tutti i giorni. Ma al di là dell’idea, la realizzazione lascia un po’ troppo a desiderare.
Almeno questa prima puntata mette dei seri dubbi sulla qualità dell’intera serie, sia da un punto di vista narrativo ma anche di messa in scena. Da un prodotto così, con il coinvolgimento di Emmerich, le aspettative erano forse troppo alte ma ci sono davvero degli inquietanti punti in comune con la famosa Spartacus. Mettiamo in chiaro una cosa: Spartacus non era un prodotto da buttare, ma aveva una sua cifra stilistica ben precisa e riconoscibile; non stiamo parlando di una serie di altissima qualità, ma non pretendeva nemmeno di esserlo: era spettacolare intrattenimento e un’esagerata interpretazione di uno dei personaggi più famosi della Roma antica.
Those About to Die invece, almeno dalla premesse, sembrava dover avere qualcosa di più: magari non essere una serie autoriale, ma viste le presenze di Emmerich e Hopkins qualcosa di migliore rispetto a come si è presentata. Gli eventi del primo episodio si succedono a una velocità supersonica, una scena dopo l’altra, e con un ordine totalmente casuale, senza nessuna soluzione di continuità. Senza fare spoiler, si cita per esempio la scena della guardia romana e delle due ragazze in Numidia, provincia romana in Nord Africa, che è veramente ridicola per come si svolge e risolve, infilando una serie di cliché uno dopo l’altro.
Non ci sbilanciamo ancora troppo sulle performance attoriali perché è davvero troppo presto, ma possiamo dire più di qualcosa sull’abuso di green screen e sull’enorme quantità di computer grafica utilizzata (male) che fa sembrare questa prima puntata una partita ad Age of Empires.
La serie è stata tutta girata a Cinecittà e vede il coinvolgimento anche di un nutrito gruppo di attori nostrani, tra cui spicca sicuramente Gabriella Pession, che sembra avere uno dei ruoli principali della stagione sebbene non si sia ancora vista molto. Come detto, il nome del cast che si erge sopra gli altri è quello di Anthony Hopkins nel ruolo di Vespasiano: in questa prima puntata, tuttavia, non gli è stato dato troppo spazio e presumibilmente non sarà il personaggio al centro della trama della stagione; visto il livello medio degli altri interpreti potrebbe essere un peccato capitale.
A giudicare dall’inizio di Those About To Die sono sicuramente molti di più i punti di domanda che quelli esclamativi, ma ci sono altre nove puntate che potrebbero ribaltare o confermare il risultato. Se però il buongiorno si vede dal mattino, siamo propensi a pensare che il miglioramento della qualità dello show non sarà una cosa facile.
Voto: 5
Una tamarrata