Per Star Wars il 2024 non è stato, almeno finora, un anno da ricordare: The Acolyte, che sembrava avere tutte le carte in regole per aprire le porte a una narrazione al di fuori del periodo degli Skywalker, non ha convinto il pubblico; complici soprattutto i numeri bassi di visualizzazioni più che le aspre critiche di una fetta di fan, la serie di Leslye Headland è stata cancellata. C’è poi anche l’esempio di Star Wars: Outlaws, il videogioco di Ubisoft che permette di vivere le avventure della delinquente Kay Vess tra gli eventi di Episodio V e Episodio VI, che a sua volta ha deluso con incassi nettamente al di sotto di ciò che ci si aspetta da un gioco tripla A con una licenza così importante. Skeleton Crew si ritrova così a debuttare con le prime due puntate su Disney+ in un clima non proprio invidiabile.
Certo, ci sono anche esempi di cose apprezzate sia dal pubblico che dai fan in questa annata, come la terza stagione di The Bad Batch o Tales of the Empire, due ottimi prodotti animati che però non possono ovviamente essere ciò che tiene in piedi un franchise come Star Wars. Skeleton Crew parte quindi in una posizione per niente invidiabile, trovandosi a dover dare un segnale al pubblico che Star Wars è ancora vivo e che c’è ancora speranza. È una dinamica che, dopo i risultati non convincenti di The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi continua a ripetersi: ogni nuovo prodotto ha sulle spalle il peso di dover rilanciare la saga, in un mercato in cui in tanti si sentono sopraffatti dalle innumerevoli IP.
Vista la natura del progetto, però, sarebbe ovviamente ingiusto pensare che Skeleton Crew possa essere la chiave per portare una tanto attesa rivoluzione; alla luce di questi primi due episodi, la serie sembra avere gli ingredienti giusti per fare almeno una cosa di cui la Lucasfilm sembra avere molto bisogno: calmare i fan. Creata da Jon Watts (regista dei tre Spider-Man dell’MCU) e Christopher Ford (co-autore di Spider-Man: Homecoming con Watts), Skeleton Crew segue le avventure di quattro ragazzini proveniente da un pianeta che sembra la versione di Star Wars dei sobborghi americani, e che si ritrovano improvvisamente catapultati in una galassia pericolosa in cui cercano disperatamente di tornare a casa – il tutto nel periodo storico in cui è ambientato The Mandalorian.
Come era già intuibile dai trailer, le fonti primarie d’ispirazione per Skeleton Crew sono i film Amblin degli anni ottanta come E.T. e soprattutto I Goonies. Per una franchise che per un lungo periodo si è sempre rifatto ai film di samurai o, più recentemente, ai western, e che in alcuni casi è diventato fin troppo autoreferenziale, la scelta di appoggiarsi a un genere che, proprio insieme a Star Wars, è stato tra quelli hanno lanciato più prodotti nostalgici negli ultimi anni (pensiamo a Stranger Things), risulta inaspettatamente quasi una boccata d’aria fresca. Una delle citazioni di George Lucas che più vengono ripetute è che Star Wars è pensato per i bambini e, più che in ogni altro caso finora durante la gestione Disney, Skeleton Crew abbraccia in pieno queste parole.
È forse questo nuovo punto di vista l’aspetto più interessante, perché permette finalmente di (ri)vedere questa galassia con gli occhi di chi vive con estremo entusiasmo tutto ciò che lo circonda, soprattutto se legato appunto alla mitologia tipica di Star Wars come i Jedi e l’avventura in generale. È evidente che, visti alcuni passi falsi della Lucasfilm negli ultimi anni, per molti ormai è diventata un’abitudine approcciarsi al franchise con diffidenza e cinismo, perdendo quel senso di scoperta e gioia che dovrebbe tipicamente caratterizzare queste visioni, ma Skeleton Crew potrebbe finalmente cambiare le cose.
La prima puntata, “This Could Be a Real Adventure”, scritta da Ford e Watts e diretta da quest’ultimo, è senza ombra di dubbio quanto di più Amblin si sia visto in Star Wars: ci sono le case a schiera, le biciclette in versione starwarsiana, e un protagonista, Wim, che sogna di andarsene e vivere un’avventura lontana dalla monotonia di questo pianeta versione “suburbs”. A livello estetico, l’eccessiva somiglianza con un immaginario a cui siamo molto abituati, potrebbe far storcere il naso ad alcuni; come si è spesso detto in precedenza, ormai tutti hanno un’idea piuttosto chiara di come devono sembrare le cose in Star Wars, per cui quando viene fatta una scelta così distante da queste aspettative, è comprensibile una certa reazione, ma a difesa di Skeleton Crew va detto che c’è una ragione narrativa dietro a questa estetica.
Parlando più nello specifico dell’episodio, questo pilota fa un ottimo lavoro nel presentarci i personaggi principali Wim, Neel, Fern e KB che, fortunatamente, sono perfettamente interpretati da Ravi Cabot-Conyers, Robert Timothy Smith, Ryan Kiera Armstrong, e Kyriana Kratter. Visti i risultati recenti in serie come Ahsoka e The Mandalorian in cui i giovanissimi attori non hanno brillato, si può tirare un sospiro di sollievo, anche perché è una cosa importantissima per Skeleton Crew che ha in Wim e gli altri le fondamenta su cui si regge il prodotto. C’è anche spazio per alcuni elementi più meta, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Wim e Neel, che sembrano ricreare l’esperienza tipica del fan di Star Wars bambino e che potrebbero sembrare fuori luogo ad alcuni, ma in verità strappano più di un sorriso e nel contesto creato dalla serie funzionano.
Nel complesso, quindi, nonostante l’inevitabile natura più introduttiva, la prima puntata fa bene quello che deve fare chiudendosi con un ottimo cliffhanger che ci catapulta verso il secondo capitolo, “Way, Way Out Past the Barrier”. Sebbene duri poco più di venticinque minuti togliendo i titoli di coda, la puntata riesce incredibilmente a gestire ottimamente la tanta carne al fuoco, aprendo le porte a una serie di misteri che saranno centrali nel corso della stagione – oltre che a farci vedere Jude Law nei panni di Jod Na Nawood -, senza però dimenticare di dare spazio a quei tanti elementi tipici dell’immaginario di Star Wars che non possono mai mancare, con un occhio di riguardo ai pirati della galassia lontana lontana.
Questa volta alla regia c’è David Lowery (è suo lo splendido The Green Knight), che sembra trovarsi perfettamente a suo agio. Si è spesso criticato l’utilizzo del volume, che sembrava aver avuto quasi una involuzione, soprattutto con Obi-Wan Kenobi, ma qui viene sfruttato nel migliore dei modi. In generale, le due puntate vanno sicuramente lodate proprio per la loro riuscita visiva, se non per un paio di sequenze con i ragazzi a bordo dei mini-speeder in cui la mano della CGI è un po’ troppo evidente, un problema che sembra ormai diventato l’ultimo vero ostacolo insuperabile degli effetti visivi: per qualche motivo, sembra impossibile ricreare in studio l’effetto di un uno speeder che va a tutta velocità. Non si tratta però di un problema così grande, e visto sul piccolo schermo a molti probabilmente non darà nemmeno fastidio.
Dopo queste prime due puntate, non si può non essere soddisfatti da Skeleton Crew. Non reinventa di certo la ruota, ma è una serie che per una volta sembra avere chiare fin da subito le sue intenzioni e che, pur non ambendo alla grande narrazione epica tipica della saga, spostando il punto di vista verso un gruppo di ragazzi ci permette finalmente di rivedere la magia in questa galassia. Non sarà lo show che salverà il franchise, ma con critici e fan per una volta apparentemente allineati, è bello poter tornare a gustarsi una storia di Star Wars senza dover pensare all’enorme polverone mediatico e social che si crea in questi casi. Watts e Ford hanno fatto partire Skeleton Crew nel migliore dei modi, e se la serie dovesse continuare su questi livelli, potrebbe rivelarsi qualcosa di davvero speciale.
Voto 1×01: 7
Voto 1×02: 7½