Californication 4×02 – “Suicide Solution”


Californication 4x02 - "Suicide Solution"

Questo secondo episodio della quarta stagione di Californication riesce a fondere alla perfezione, come è tradizione della serie, elementi comedy e drama.

In questo particolare caso, non li troviamo alternati o mescolati, ma in successione: la puntata è infatti una lenta progressione dal momento più comico – l’inizio – a quello più tragico – la fine.

Vediamo nel dettaglio.

Troviamo Hank, uscito per la seconda volta di galera su cauzione in una settimana, a che dorme nel letto con Marcy (inconsapevole): la scena al risveglio dei due non può che essere spassosa e trova il suo apice con la battuta finale di Charlie “I’m game if you guys are”.
Passato questo siparietto comico, i tratti drammatici della puntata iniziano a farsi sentire: Hank va a prendersi la sua old blackie Porche e incontra Karen. I tentativi di comunicazione di Hank sono inutili, in quanto Karen lo odia a tal punto da non riuscirgli a rivolgere la parola. Tuttavia, alla fine riesce a pronunciare le poche parole “anche tua figlia ti odia a morte”.
La successiva uscita di Hank con la figlia (con un permesso non troppo convinto di Karen) di certo non smentisce il sentimento:  Becca lo odia.

L’attenzione passa poi al lavoro. Hank fa conoscenza – non troppo felice – dell’attore che interpreterà il suo ruolo nel film, Eddie Niro – un pazzo “who poops on people” -, e passa da Sasha per dirle che la loro relazione fisica non può continuare per via dell’accusa di stupro di minore e per il fatto che lei interpreta proprio il ruolo della – presunta – ragazza abusata.
In questo frangente è presente, in modo più diretto rispetto alla premiere, una frecciatina al mondo di Hollywood: Sasha, infatti, fa nascondere Hank in bagno quando arriva Eddie Niro perché “il segreto per essere un’attrice di successo ad Hollywood, è dare l’impressione a quelli che lavorano con te che hanno una chance per scoparti”.
Hank dunque si accomoda in bagno, ed è qui che nota le pillole di Sasha. Nella sequenza successiva lo troviamo che rientra a casa, saluta Charlie con la sua thirteen, e inizia a bere alcolici e prendere un numero spropositato di pillole. Hank si è arreso, la battaglia è persa, la soluzione rimastagli è unica: Suicide solution.
Negli ultimi secondi di pseudo-lucidità, prende una macchina da scrivere e, col cuore in mano, scrive una lettera alla figlia. Una lettera triste, quasi straziante, ma soprattutto sincera. Una lettera che fa così:


To my dear beautiful daughter, I’m writing you a letter.
That’s right, a good old fashioned letter. It’s a lost art, really, like handjobs. Shit.
I have a confession to make: I didn’t like you very much at first, you were just this annoying little blob. You smelled nice, most of the time. But you didn’t seem to have much interest in me, which I, of course, found vaguely insulting.
It was just you and your mom against the world. Funny how some things never change.
So I cruised along, doing my thing, acting the fool, not really understanding how being a parent changes you. And I don’t remember the exact moment everything changed.
I just know that it did.

One minute I was impenetrable, nothing could touch me. The next, my heart was somehow beating outside my chest, exposed to the elements.
Loving you has been the most profound, intense, painful experience of my life.
In fact, it’s been almost too much to bear. As your father, I made a silent vow to protect you from the world, never realizing I was the one who would end up hurting you the most.
When I flash forward, my heart breaks, mostly because I can’t imagine you speaking of me with any sort of pride. How could you? Your father’s a child in a man’s body.
He cares for nothing and everything at the same time. Noble in thought, weak in action. Something has to change. Something has to give.

It’s getting dark, too dark to see…

E buio sia.
Hank crolla sul pavimento, morente, come se fosse sdraiato immobile sulla riva dell’oceano con le onde che sommergono il suo corpo inerme. The End.

Puntata, dunque, che si chiude con questo gesto estremo di Hank.
Gesto che sorprende (in particolare a chi non aveva letto, come me, il titolo dell’episodio) ma che non sfigura, che non eccede nell’incoerenza. In questi primi 60 minuti, infatti, i segnali di un vicino cedimento di Hank ci sono stati (nonostante fossero spesso nascosti dalla maschera di cui parlavo nell’episodio precedente) e l’odio di sua figlia nei suoi confronti è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Hank non riesce a sopportarlo, non può. Non può vivere con la consapevolezza di essere un pessimo esempio per la figlia, di averla ferita in tal modo, di essere odiato a morte. Non gli rimangono soluzioni.

Ottimo inizio di stagione, dunque, caratterizzato da una buonissima regia (scena finale splendida) e sempre valide scelte musicali, e che lascia grandi prospettive per il proseguo.
Con un Hank tra la vita e la morte, tra il perdono e la condanna.

Voto: 8,5

RINNOVO: Dopo gli ottimi ascolti dei primi due episodi, Californication è stato  già rinnovato per la quinta stagione.

 

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