The Killing: 1×04 – A Soundless Echo


The Killing: 1x04 - A Soundless EchoThe Killing comincia ad ingranare. Non che sia partito male, anche le prime tre puntate mi avevano fatto una buona impressione, ma questo quarto episodio mi ha convinto definitivamente a seguire questa serie con più passione di quanto mi aspettassi. Ad un terzo ormai della prima stagione, comincia a muoversi qualcosa di serio nelle indagini dei detective Linden e Holder. Un’altra puntata molto grigia, questa “A Soundless Echo”, che già dal titolo preannuncia un episodio triste e pieno di malinconia. Vediamo insieme cos’è successo quindi nell’uggiosa Seattle in questa 1×04.
Dopo la scoperta del video della “gabbia”, Linden e Holder interrogano Jasper e Kris, che negano di aver aggredito Rosie. Si scopre quindi che la ragazza protagonista del video in realtà è Sterling, l’amica del cuore di Rosie, che confermerà di essere stata consenziente e che il sangue trovato era il suo, dovuto ad una forte epistassi. Così i due sono rilasciati, e Holder segue una pista che gli ha suggerito l’interrogatorio di Sterling: Rosie infatti prendeva un autobus e andava da sola fuori città. Holder scopre così che Rosie andava ad un circolo sportivo insieme al suo professore, Bennet Ahmed. Linden intanto riceve una visita a sorpresa da suo marito; poco dopo, mentre è sulla barca, le viene un’idea. Grazie a quella intuizione, la detective trova delle lettere del professore nascoste nella camera di Rosie. Infine, si scopre che il licenziamento dell’aiutante del Consigliere, Jamie, era tutta una messa in scena per permettere a quest’ultimo di lavorare a stretto contatto col Sindaco e scoprire così chi è la talpa nell’entourage del Consigliere Richmond.

L’unica cosa che mi fa un attimo contorcere sulla poltrona è il segmento di puntata dove sono in scena i politici locali. Alcune volte (ma specialmente in questa puntata) le scene sono un po’ stucchevoli, per non dire noiose. Se negli altri due filoni, e cioè le indagini e la nuova vita della famiglia Larsen, le cose sono entrate fin da subito nel vivo, nella story-line di Richmond manca ancora quella curiosità che mi fa seguire attentamente le altre due parti. So che è un errore da parte mia non stare troppo attento alla campagna elettorale del Consigliere, ma sinceramente è di un bel pezzo sotto alle altre due. Fino ad ora, sembra che i protagonisti politici abbiano poco a che fare con l’omicidio di Rosie: so bene che non è così, ma spero che già dalla prossima settimana le cose si muovano anche lì.
Dopo questo piccolo sfogo, “A Soundless Echo” penso sia la puntata migliore andata in onda fino a qui. Si comincia a delineare anche il passato di papà Larsen, che non appare di sicuro limpido come forse ci si poteva immaginare. Che tutto non fosse come sembrasse in un primo momento lo sapevamo, non siamo mica sprovveduti, ed è per questo che vi espongo una sensazione che ho avuto durante la visione di questa puntata: Rick, il promesso marito della Linden, non mi piace. Sarà perché ha interpretato John Wakefield in Harper’s Island, ma sinceramente non mi convince. Non chiedetemi perché, è solo una sensazione.
Poi non ditemi che non vi avevo avvertito.

Torniamo anche all’aspetto cromatico, che avevo già toccato la scorsa settimana: in questa puntata, come da pronostico, risalta ancora una volta il grigio, con un contorno di scene notturne che rende il tutto ancora più sinistro. Ma la cosa che mi ha colpito di più questa volta sono state le scene girate nel corridoio della scuola: sono stato attento apposta ai vestiti dei ragazzi e non ce n’è uno con un colore che spicchi sugli altri. Una distesa di grigi e tonalità scure di verde e blu. Gli armadietti (ovviamente) sono grigi e il senso di claustrofobia che dà il corridoio è da manuale.
Ancora una volta, l’interpretazione di Michelle Forbes (Mitch Larsen) è una spanna sopra le altre: penso che la scena girata in chiesa sia molto significativa, a partire dallo sguardo che la Forbes lancia al crocifisso e a Gesù Cristo. Uno sguardo pieno di dolore, rancore, tristezza e di dubbi, tutti poi urlati contro il prete nel successivo dialogo. Insieme al detective Linden, il personaggio di Mitch Larsen è sicuramente il mio preferito. Tutti i personaggi sembrano afflitti da qualche tormento interiore, tutti hanno quelle espressioni corrucciate che sembrano dirci che hanno qualcosa dentro che è difficile da tirare fuori: tutti, tranne Rick. E’ per quello che mi fa così maledettamente paura.

Il colpo di scena finale è ben orchestrato, tranne che per una cosa che effettivamente è un po’ troppo stupida: le lettere del professore trovate dalla Linden nella lampada a forma di mappamondo di Rosie. Per prima cosa si vedono appena qualcuno accende la luce, la seconda cosa un po’ stonata è che la carta potrebbe prendere fuoco, provocando così un disastro immane (ringrazio la collega xfaith84 per avermelo fatto notare).
Ci potrebbe essere anche un riferimento a Lost: l’attore che interpreta il padre dell’amante del Consigliere è Alan Dale, che nella serie dell’ABC era Charles Widmore, e il numero dell’autobus che prendeva Rosie è il 108.
Ma credo che, lasciando stare il particolare della lampada un po’ tirato per le orecchie, il resto scorra bene, tenendo bene attiva l’attenzione per qualsiasi indizio gli autori ci possano dare. Proseguirò quindi nella visione con alte prospettive, sperando che The Killing non ci deluda. Ma visto che è un prodotto AMC, difficilmente lo farà.

VOTO: 7/8

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.

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