Da molto tempo aspettavamo una puntata Gus-centrica in Breaking Bad, non solo perché Giancarlo Esposito è di una bravura pazzesca ed è sempre un piacere vederlo, ma anche perché, ad oggi, risulta essere uno dei personaggi più inquietanti e impenetrabili dell’universo televisivo. Con questa puntata, Hermanos, è finalmente giunta l’ora di fare un po’ di luce – ma non troppa – nel passato di Gus.
Breaking Bad, come al solito, sforna un episodio di grandissima fattura che, pur non portando avanti di molto la trama, ci fornisce gran parte di quegli strumenti che, ne sono certa, useremo da qui alla fine della stagione e probabilmente della serie stessa.
Hermanos – fratelli, sì, ma non di sangue – è la tematica di base di questa puntata. Non solo Gus e Max, la storia dei quali viene prima solo accennata e poi interamente spiegata alla fine dell’episodio, perché ci sono altri due “fratelli” di cui possiamo parlare: i due “brothers-in-law”, i cognati, diremmo noi perdendone il significato linguistico, Walter e Hank, ed è da loro che vorrei iniziare.
“Who’s in charge? Me”
Quello tra Hank e Walt è un legame molto profondo, che oltre ad unirli in quanto parenti li collega come personaggi: se infatti in entrambi i casi il precario stato di salute li rende incredibilmente simili – arrabbiati, determinati, cazzuti – non possiamo dimenticare quanto il destino dell’uno sia indissolubilmente legato a quello dell’altro.
Come la chiamata ad Hank da parte di Gus gli ha dato un vantaggio che lo ha salvato dalla furia omicida dei cugini di Tuco, in quello splendido episodio che è One Minute, così la vita di Walter è ora legata a doppio filo alle decisioni del cognato che, nella scena del parcheggio e del GPS, lo mette in una posizione difficilissima. Walt si ritrova infatti circondato da situazioni ostili, senza poter dire a nessuno ciò che sta realmente accadendo – né ad Hank del suo coinvolgimento con Gus, né a quest’ultimo o a Mike della sua totale estraneità alle indagini del cognato; una situazione sempre più claustrofobica, accentuata dal fatto di dover prendere una decisione del genere chiuso in macchina, porta ad un imprevedibile quanto semplicissimo incontro con Gus.
Trovo interessante che la frenetica ricerca da parte di Walter si sia esaurita in un incontro che ha l’odore della presa in giro: come a dire “mi cerchi per mari e monti, passi ore a parlare con una telecamera di sicurezza (non a caso fortemente presente in questo episodio) ma io sono proprio qui, pronto a servirti il pollo; e mentre tu cerchi in tutti i modi di discolparti da ciò che sta accadendo, io mi mostro così, pacato e tranquillo; e sì, metti quel diavolo di GPS nella mia macchina”.
Ecco, io l’avrei presa così, come una bastarda ironia che va a dare il colpo di grazia proprio nel momento peggiore: con un ormai ex partner, Jesse, che Walt scopre fedele, ma alla persona sbagliata; con un tumore che potrebbe essere in remissione – ma anche no, vista l’espressione di Walt quando ne dà notizia; con una moglie ultimamente sull’orlo del “mi sono messa in una situazione più grande di me” che non ha idea di come gestire quella quantità di soldi e che finisce col rendere tutt’altro che metaforica l’espressione “essere seduti sulla propria fortuna”.
Un legame a doppio filo tra Walt ed Hank, dicevo poco fa, e sicuramente è così; ma non possiamo dimenticare che è stato proprio Walter a fare ripartire le indagini nella testa del cognato, con quello scatto di hybris, durante la famosa cena, con il quale ha dovuto proprio precisare che sì, Gale era bravino, ma che sicuramente c’era ancora qualcun altro in giro e molto, molto più intelligente. Ora, il butterfly effect si può provare con qualche avvenimento delle nostre vite, ma non è evidente quanto in questa stagione sia proprio Walt a causarsi i danni peggiori? Sembra solo a me che possa, in un raptus di egotismo, arrivare perfino a farsi arrestare un giorno pur di poter urlare al mondo “Sono io il genio! Sono io Heisenberg!”? Ed infine, non è ironico che questo suo inconscio ed ubriaco tentativo di puntare piedi e cervello per farsi sentire abbia portato Hank non già a dubitare di lui (e come potrebbe?!) quanto ad indicare in un altro dei suoi nemici qualcuno di infinitamente più intelligente?
Non deve essere facile avere un Heisenberg dentro e sentire di non essere apprezzati, né indicati e nemmeno sospettati. Forse, se qualcuno avesse anche solo un minimo dubbio sulla sua persona, si sentirebbe braccato e disperato, ma sono certa che una parte di lui sogghignerebbe soddisfatta.
“This is what comes of blood for blood, Hector. Sangre por Sangre.”
L’inizio e la fine dell’episodio di articolano in due ottimi flashback che iniziano a fare luce su alcuni avvenimenti del passato e su certi atteggiamenti attuali di Gus che, pur rimanendo ancora oscuri, acquisiscono lentamente una forma e una motivazione.
Torna lo zio di Tuco, colui il quale mi ha portata più volte a pormi la legittima domanda: se un uomo è in grado di scatenare panico e terrore con il solo potere di un campanellino, cosa può aver fatto in passato, nel pieno delle sue forze e facoltà?
Ecco, la risposta ce la fornisce proprio questa puntata, insieme ad alcune altre rivelazioni. Se nel primo flashback Gus ci tiene ad informare Don Salamanca di come abbia fatto fuori i cugini di Tuco – per mano di Hank – e il suo collegamento con il cartello Juan Bolsa, è proprio il secondo flashback a spiegarci il motivo e a dare così un senso a quella frase criptica e a quelle immagini di acqua e sangue comparse proprio durante l’incontro iniziale tra i due.
Gus e Don Salamanca hanno evidentemente rapporti di lungo corso ed è negli ultimi quindici minuti che scopriamo di che natura siano: ciò che spinge Gus contro lo zio di Tuco è vendetta, pura e semplice, per l’uccisione di Max, suo “fratello” – anche qui, non di sangue – con il quale aveva in mente grandi progetti di diffusione di metanfetamine grazie a Don Eladio, boss del cartello messicano (e uomo che veste Sergio Tacchini, ma non divaghiamo).
Non diversamente da Walter, anche Gus si è lasciato sopraffare dalla superbia e ha fatto il passo più lungo della gamba: non solo ha dato dei “campioncini di meth” agli uomini del cartello per far arrivare la droga sotto il naso di Don Eladio, ma lo ha anche affrontato sulla questione del semplice ruolo di intermediario del Messico nel traffico della cocaina, dandogli fondamentalmente del cretino.
L’uccisione di Max per mano di Salamanca non stupisce, eppure è proprio sul finale che rimaniamo col fiato sospeso: Don Eladio lascia vivo Gus solo perché “sa chi è” ma gli fa capire chiaramente che “non è più in Cile”, dunque – presumibilmente – non può più fare quello che vuole, pestando piedi e mancando di rispetto a chi di dovere.
Comincia a delinearsi un passato molto complicato per Gustavo Fring: sicuramente in Cile ricopriva un ruolo capace di incutere timore ed estremamente pericoloso, non solo per gli altri ma anche per se stesso, e non è un caso che l’impenetrabile Gus, una volta rimasto solo, mostri i primi segni di cedimento. Non sappiamo ancora di quale posizione si tratti, in ogni caso, vista la suspense che si è creata intorno a questa vicenda, credo che ci aspetti una rivelazione molto importante.
La puntata si mantiene su livelli ottimi, ma la sensazione è che solo ora ci si stia muovendo verso un grande evento, qualcosa di sconvolgente che ribalterà le forze in campo e metterà in dubbio tutto e tutti. Per ingannare l’attesa, andate da Pollos Hermanos, where something delicious is always cooking.
Voto: 9- (un meno dovuto alla storia di Jesse, che tramite Saul fa arrivare i soldi ad Andrea e a suo figlio Brock; mi è sembrato un inutile riempitivo non tanto nelle intenzioni, quanto nell’esigenza di dover dare dei minuti a Jesse. Non sono necessari, non in una puntata come questa.)
sono l’unica rimasta stupita dall’uccisione di Max… pensavo che quel flashback servisse a mostrare la prima carneficina di Gus, invece ha umanizzato il personaggio. mi ha spiazzato… quasi quasi inizio a stimarlo! sono contro la sete di sangue, ma la vendetta di un amore ucciso potrei anche capirla.
la tuta sergio tacchini: product placement a parte, mi sembra un richiamo di cattivo gusto alla mafia ovviamente sempre italiana… ma forse ST era davvero di moda tra i boss, negli anni ’80.
Jesse alla fine non incontra Andrea e il bimbo? perché esce dalla macchina di Saul? pessima memoria, devo rivedermi la scena…
jesse scende dalla macchina, ma non si vede se va a casa di andrea… magari lo mostreranno nel prossimo episodio. in ogni caso, avrei preferito lo facessero vedere in un’altra puntata, magari sviluppando subito dopo la questione.
per quanto riguarda max, io me l’aspettavo, forse per il livello di tensione e l’atteggiamento di don salamanca quando si è alzato, e visto che non poteva uccidere gus ho optato subito per l’altro.
su sergio tacchini non so dirti se fosse di moda, ma onestamente al riferimento mafioso non ho proprio pensato! potrebbe essere, ma mi sembra troppo cliché per una serie come breaking bad…
Sinceramente neanche io mi aspettavo la morte di Max, ma con un personaggio carismatico come Gus sempre presente, il colpo di scena è quasi passato in secondo piano.
Breaking Bad è assolutamente favoloso.
Innanzitutto complimenti per la recensione, come sempre magnifica, xfaith è davvero un piacere leggere i tuoi commenti.
Forse è dai tempi di Lost che non attendevo con tale impazienza il giorno della programmazione settimanale, la primissima visione di un nuovo episodio. Mi accade ora con Breaking Bad e questo è un segno ben preciso del personale indice di gradimento: sono letteralmente incantanto da questa serie.
L’inquietante Gus è senza dubbio il mio personaggio preferito: questo fa della puntata un evento che non dimenticherò facilmente. Mi entusiasma l’interpretazione di don Salamanca, fatta di smorfie, grugniti e rivoli di bava, che molto hanno da dire, silenzi molto più interesanti dei lunghi inutili e nevrotici tentativi di Walter di convincere Jesse, sempre più fedele al vero boss…. Il solo pensiero di Tio Hector mi fa rabbrividire, semplice ricordo latente di un campanello che, dopo la 2×02 “Grilled”, mi costrinse a non chiudere occhio per un’intera notte… maledettamente penetrante, tensione allo stato puro.
Sono d’accordo con te xfaith sull’inutilità della storia di Jesse, in una puntata che, nonostante la completa assenza di musica – e questo è il bello! – sfiora ancora una volta la perfezione.
Se i livelli si mantengono così alti anche a metà stagione, io non oso pensare a quale spettacolo assisteremo tra qualche settimana…
grazie, algol! mi fa piacere che la mia recensione ti sia piaciuta.
sono ovviamente d’accordo con te sull’inquietudine suscitata da hector, ricordo ancora con terrore quella puntata… e gus in questo episodio è semplicemente fantastico. non vedo l’ora del prossimo episodio!
Quale senso attribuisci alle parole finali di Gus rivolte a Hector: “Magari la prossima volta” ?
sicuramente è in conseguenza del “Is today the day, Hector?” che gli dice poco prima. E’ volutamente criptico, ma il fatto che prima stesse parlando delle indagini sul suo passato mi fa pensare che Hector abbia in mano qualcosa su Gus che lui teme e che potrebbe smascherarlo. Certo, nelle condizioni in cui è don salamanca, chissà come potrebbe usare questo “qualcosa”, ma sappiamo che con quel campanellino sa fare fin troppo.
…sergio tacchini è un riferimento a I Sprano
grande :))
io vorrei capire tutto il dialogo finale che è in spagnolo.. mi spiegate come mai l’hermano di Gus Fring viene ucciso da hector? che aveva fatto di male? lo HA INTRODOTTO ASSIEME ALLA METH??