La domanda sorge spontanea: “Cosa avranno in mente gli autori?” Sì, perché questo episodio di Chuck, a sole 5 puntate dalla fine, non apre alcuno scenario, né dà nuovi spunti per un “finale con il botto”. L’accenno al bambino fatto da Shaw sembrava promettere bene, ma, come è successo proprio con Shaw stesso, la vicenda si è svolta e conclusa nel corso di un solo episodio.
Mi sta venendo il sospetto che, visto il taglio della serie, gli autori stiano usando questa quinta stagione per “salutare” i personaggi, concludendo con una sorta di “…e vissero tutti felici e contenti”. Spero di sbagliarmi: sarebbe un peccato rovinare quattro ottime stagioni con una quinta che fa sprofondare negli abissi il livello di una serie che ha dato il suo contributo al mondo delle serie tv portando il genere Spy Comedy anche sul piccolo schermo.
Questa premessa serve per dire che questo episodio ha il solo scopo di riempire un buco: essendo basato su una vicenda più vecchia dell’incontro tra Chuck e il mondo dello spionaggio, la trama (se di trama si può parlare, dato che non esiste più alcun filo conduttore) non progredisce assolutamente, se non per il ricongiungimento tra Alex e Morgan, che, per quanto la cosa possa renderci lieti, non ha una grande influenza in termini di season finale.
A parte tale fattore, che comunque a questo punto ha una certa importanza, noto con piacere che continua la striscia positiva in cui la produzione degli episodi ha raggiunto un livello di tutto rispetto. Guardando molte scene di questa ottava puntata, sembra di vedere il miele colare dallo schermo, mentre in altre (prima fra tutte quella in cui una Sarah mozzafiato entra in una sala da pranzo e fa strage dei presenti) la tensione potrebbe essere tagliata con un coltello. Dal mix di queste due caratteristiche, effettuato con grande cura, nasce un episodio che vuole farci rivivere in breve il cambiamento di Sarah dalla prima stagione a oggi: la spia perfetta che badava solo a sé è ora una donna nuova, che si preoccupa degli altri e che, anche se con difficoltà, accetta con piacere di non essere più sola. Permettetemi un commento estetico: i flashback di questo episodio ci presentano la bellezza di Yvonne Strahovski come in pochi altri momenti della serie. Oltre alla parte introspettiva, comunque, abbiamo anche un’ottima realizzazione tecnica: le scene delle sparatorie sono ben prodotte, anche se l’uso dello slow motion, almeno personalmente, dopo un po’ risulta stancante.
In questo episodio, inoltre, non assistiamo a particolari siparietti (non sono presenti Jeff e Lester, e visto il tipo di episodio meglio così), se non la serata al Castello con Devon, Ellie, Morgan e Alex, in cui la coppia ormai consolidata aiuta i due della coppia più giovane a riscoprire il sentimento che li lega (carina l’idea di far raccontare a Ellie e Devon la stessa vicenda dai due punti di vista). L’assenza di molti personaggi secondari è ripagata dalla presenza di due guest star: Cheryl Ladd, la Charlie’s Angel che qui interpreta la madre di Sarah, e Tim Dekay, il Peter Burke di White Collar che qui interpreta Riker, l’ex supervisore di Sarah.
Come per i precedenti episodi, anche qui, a ben vedere, possiamo notare un po’ di dettagli che non sembrano molto a vantaggio della verosimiglianza dell’episodio (come sempre, trascurabili a mio avviso). Per prima cosa, notiamo che è strano che subito dopo la vicenda di Diker venga tolto a Sarah il supervisore e lei venga a sua volta designata come supervisore di Chuck: sappiamo infatti che Sarah ha compiuto molte missioni con Bryce, e dubito avesse un supervisore in quei frangenti. Altro particolare curioso è che la madre di Sarah abbia salvato sul cellulare il numero della figlia proprio col nome “Sarah”, e non “Sam” (o Samantha). E ancora, sembra strano che Sarah si faccia abbindolare dal trucco di Diker del finto pianto del bambino: non credo avesse pensato fosse la stessa bambina di cinque anni prima (sarebbe assurdo), ma per una spia del suo calibro è uno scivolone incredibile; probabilmente è stato fatto per sottolineare il cambiamento del suo carattere, ma forse si poteva trovare un modo migliore per marcare questa cosa. Ultima cosa che ho notato, poi, è che quando Chuck e Sarah sono nella casa che vorrebbero acquistare quando avranno i soldi (tra l’altro, quando si è conclusa la faccenda Decker, perchè non sono stati restituiti i soldi sequestrati?), incidono i loro nomi sullo stipite: mi pare inverosimile che nessuno entri ad abitare in quella casa fino a che loro non l’acquisteranno (dato che parlano di mesi o anni).
Infine, visto che stiamo parlando dei “problemi” di questo epsiodio, aggiungerei anche che è insolito vedere Sarah rapita e legata per due puntate di fila. Il cambiamento ci sta, ma anche qui si potrebbe variare un po’: Sarah si difende, viene massacrata, addormentata, legata, e poi arrivano Chuck e Casey a salvarla. Questo sì che è banale!
A parte queste “note”, direi che si tratta di un bell’episodio, con una storia diversa dal solito anche se, come appena detto, ha alcuni elementi simili all’episodio precedente. Per il resto, comunque, poco da ridire: le scene familiari finali sono molto toccanti e tutto l’episodio ha un giusto mix tra azione ed emozione che non stanca: anzi, invoglia a vedere i prossimi episodi, non tanto per la trama che è al momento assente, quanto per seguire la storia di Chuck e Sarah, che così tanto si sta modificando in quest’ultima stagione. Inoltre, l’istinto materno di Sarah, assente all’inizio e spiccato nelle scene finali con Molly, potrebbe anche preannunciare una dolce attesa che magari verrà svelata in uno dei prossimi episodi. Chissà.
Voto: questione spinosa. Mi trovo decisamente in difficoltà in questo caso, quindi mi sento di dover dare due voti distinti a due differenti aspetti: all’episodio in sé darei un bel 8.5, ma se dovessi considerare anche l’impatto della puntata sulla stagione (che a questo punto è fondamentale) credo che rasenterebbe la sufficienza. In conclusione, quindi, opterei per un 7, anche se come realizzazione, limitatamente alla singola puntata, meriterebbe decisamente di più.