Alcatraz – 1×04 Cal Sweeney 1


Alcatraz - 1x04 Cal SweeneySeppur con qualche sbavatura nella sceneggiatura e nella scelta degli attori, devo dire che Alcatraz sta ingranando abbastanza bene, riuscendo ad essere piacevole per tutti i 40 minuti di proiezione. Con un giusto dosaggio di azione e di mistero, gli autori stanno facendo un buon lavoro in vista della seconda parte della stagione, considerando appunto che la prima stagione conta solo 13 episodi: quindi potrebbero aspettarci puntate dense di significato.

Il protagonista di questa quarta puntata è il detenuto Cal Sweeney, rapinatore di banche e capo del traffico di contrabbando della prigione. Dai flashback (sempre ottimamente riprodotti) veniamo a conoscenza della vera natura del carcerato, che si sente un leader intoccabile e rispettato da tutti. Ma come spesso succede in queste situazioni, la verità è tutt’altro che semplice.
Accanto a Sweeney agisce Harlan, suo delfino, che lo dovrebbe aiutare in situazioni difficili e magari prendere il suo posto quando Sweeney non potrà esercitare il suo lavoro. Devo dire che il ribaltamento della situazione, nel momento in cui si scopre che Harlan fa il doppio gioco e che è stato lui a sottrarre la scatoletta al protagonista – su cui torneremo più avanti – è stato ben congegnato, in quanto la presenza di Harlan è stata bilanciata in modo da non far subito cadere i sospetti su di lui.

Le figure di Warden E. James e di E.B. Tiller sono le due che fino ad ora mi sono piaciute di più: il direttore e il suo braccio destro sono assolutamente detestabili, e come spesso succede in storie di questo tipo ci ritroviamo a fare il tifo per i detenuti, cosa che non succederebbe affatto nella vita di tutti i giorni.
James è ancora una volta sopra agli altri, merito di Jonny Coyne che lo interpreta alla perfezione. Già nello scorso episodio, nella scena della cella al buio e dei fiammiferi, avevamo potuto ammirare la sua bravura nel rendere il personaggio ambiguo al punto giusto. Anche in questo frangente, pur comparendo molto meno, James dà l’impressione di sapere tutto quello che c’è da sapere e che noi neanche lontanamente immaginiamo. Non so voi, ma quando, durante la cena, fa il brindisi in onore del suo collega, mi sono venuti i brividi: l’occhiata che lancia ad E.B. è assolutamente inquietante.

Alcatraz - 1x04 Cal SweeneyTornando a Sweeney, la presenza della fantomatica scatoletta vuota ci porta a conoscere il suo passato, e cioè che quella cosa di latta per lui è tutto quello che gli è rimasto della sua famiglia. Se ci pensate bene, è una cosa che fa venire le vertigini: non una foto, non una lettera, non un oggetto personale, ma una cosa che normalmente sarebbe assolutamente insignificante.
E qui sta la bravura nella scrittura dell’episodio, perché Sweeney passa come un ladro romanticone in cerca dei ricordi degli altri: la catenina con lo zaffiro che ritorna per tutta la puntata ne è sicuramente il segno più tangibile. La curiosità di sapere come la prima vittima abbia conosciuto sua moglie è l’indice della voglia dell’ex galeotto di vivere dei ricordi veri, anche se non suoi. Esemplare quindi è il dialogo scientifico tra il sinistro Dottor Beauregard e la nostra Dottoressa Banerjee (ma nel 1960 si chiamava Singupta), dove quest’ultima postulava l’idea di cambiare i ricordi traumatici dei pazienti in ricordi meno dolorosi, così da farli diventare delle persone nuove. Il commento di Harlan (“Ora vogliono portarci via anche i nostri ricordi”) è significativo per due fatti: il primo è che Sweeney, a cui si rivolge Harlan, di ricordi ha solo una scatoletta di latta, e il secondo è che proprio Harlan ha sottratto quell’unica cosa tanto cara a Sweeney.

Alcatraz - 1x04 Cal SweeneyTutto questo per caratterizzare il personaggio che dà anche il titolo all’episodio, ma che non c’entra nulla con le rapine alle banche: infatti Sweeney stava cercando qualcosa di molto preciso e particolare, e cioè una chiave identica a quella che aveva rubato Jack Sylvane nel primo episodio. Hauser ha una squadra di scienziati incaricata di scoprire che porta aprano quelle due chiavi, e la risposta ci viene svelata nel flashback finale, dove il Direttore accompagna Harlan, diventato nel frattempo il capo del mercato nero di Alcatraz, nei sotterranei dell’isola, proprio alla porta che viene aperta con quelle due chiavi e da una chiave più piccola. La curiosità, personalmente, è salita a mille: non solo per scoprire dove sarà e chi cercherà la terza chiave, ma soprattutto per vedere cosa diavolo ci sia dietro a quella porta. Il Direttore dimostra così infine di saperne una più del diavolo, e che probabilmente c’entra in qualche modo anche con le misteriose trasfusioni di sangue che vengono fatte al nonno della Detective Madsen.

Ancora sospeso il giudizio sui tre interpreti principali: Sam Neill è un attore di caratura internazionale, ma al momento non convince ancora nella parte di Hauser; Sarah Jones è forse quella più insipida, non adatta a un ruolo così particolare, però aspetterei ancora per bocciarla in toto; Jorge Garcia forse è il più azzeccato, perché Soto, puntata dopo puntata, gli assomiglia sempre di più, non fosse altro che ogni volta che parla di fumetti mi viene in mente l’Uomo-Fumetti dei Simpson.
Alcatraz quindi è ancora in vitro, nel senso che un giudizio su una serie mistery come questa non può essere dato dopo soli 4 episodi: con un po’ di pazienza arriveremo tra un paio di mesi a una visione più generale, a stagione conclusa. Personalmente sono contento di come stanno andando le cose, anche se vedere due che fanno colazione in un ristorante cinese è una delle cose più stomachevoli che mi siano mai capitate davanti agli occhi.


VOTO: 7+

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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Un commento su “Alcatraz – 1×04 Cal Sweeney

  • Federica

    Sono d’accordo. Soprattutto sul fatto che quando si parla di una serie come questa, è meglio aspettare di avere una visione d’insieme. Anche se d’altra parte questi episodi auto conclusivi devono svolgere il duro compito di “prenderci”, di convincerci a continuare a seguirlo, perciò non sono neanche da prendere sotto gamba, anzi.
    Sotto questo punto di vista comunque direi che più o meno ci siamo, anche se si potrebbe fare molto meglio. Mi piace l’accuratezza dei flashback, dei personaggi del passato- il direttore e Tiller- e l’atmosfera. La parte contemporanea, dovuta a dei protagonisti un po’ sottotono è meno riuscita, ma ci si può lavorare.
    Il problema più grosso, secondo me, è la facilità con cui si arriva al carcerato della settimana ma soprattutto la facilità con cui si risolve tutto. Su questo si che servirebbe un lavoro un po’ più accurato, un po’ più ricercato, soprattutto per la credibilità. E’ una serie che vuole essere credibile? No? Vuole solo intrattenere? Beh, è il caso che si decidano.
    Detto questa io sono quella che fino a un mese fa difendeva ancora Ringer 😀 E visto che qui siamo su tutto un’altro piano, tutto un altro mondo e un’altra professionalità, concedo sempre il beneficio del dubbio.
    Io per ora Alcatraz lo seguo con piacere.