Torniamo a immergerci nel mondo delle fiabe con un episodio all’insegna della dolcezza e della speranza, in cui tanti piccoli dettagli contribuiscono a creare la giusta atmosfera sognante. Sebbene Dreamy possa essere considerato un episodio filler, non mandando molto avanti la trama, in realtà porta a fare considerazioni interessanti.
A differenza della 1×13 What Happened to Frederick, a mio avviso molto pasticciata nel modo di incastrare elementi favolistici differenti, questo episodio reinterpreta a regola d’arte la storia dei sette nani, mantenendo comunque alcuni elementi classici. Bisogna fare i complimenti agli autori per essere riusciti a farci sentire così tanto un personaggio conosciuto appena, interpretato magnificamente da Lee Arenberg.
Finalmente c’è un equilibrio nell’alternanza reale/fiaba, ingrediente mancato in molte puntate precedenti. Gli avvenimenti di Storybrooke sono all’altezza dei corrispettivi, anche se non mancano punti deboli per nulla marginali.
Dunque i nani nascono da gigantesche uova (la domanda sorge spontanea: che esista un’enorme gallina spara uova?); escono già di mezza età, pronti a lavorare nelle miniere felici e contenti per tutta la vita, ehi-hoo! Le fate, invece, possono fare carriera, e da semplici fate porta-polvere possono ambire a diventare fate madrine, esattamente come la nostra impacciata e maldestra Nova, introdotta con una scena d’apertura non particolarmente curata sia negli effetti grafici che nei costumi.
Il lavoro di fate e nani è complementare, con la fairy dust come comun denominatore. E’ proprio la particolarità dei “mestieri” a renderli impossibilitati a vivere l’amore. Anche se non è spiegato in questi termini, ho immaginato che il motivo per cui Nova perderebbe le ali se decidesse di stare con Dreamy risiede nel compito che spetta alla Fata Madrina: consigliare e guidare i personaggi protagonisti delle fiabe, che combattono i cattivi per amore e che sono destinati al lieto fine. Per i nani la faccenda è simile, basti pensare al ruolo di supporto nei confronti di Biancaneve nella fiaba classica: sono quindi un gradino sotto gli altri e l’happy ending per loro non esiste, dato che devono trovare appagamento solo nel compito per cui sono nati.
L’ambientazione in cui vengono inseriti i nani è davvero ben fatta, così come ho apprezzato l’idea che fossero i picconi a dare i nomi, prendendo la caratteristica principale di ciascuno di essi. Certo, sappiamo benissimo che Dreamy diventerà Grumpy, e sappiamo anche (dall’incontro con Biancaneve nell’episodio 1×10 7.15 A.M) che la colpa è dell’amore. Ma questo non intacca la buona riuscita della narrazione.
Dreamy rinuncia all’amore per amore, mettendo al primo posto il bene e le aspirazioni di Nova (per una volta non c’entra nulla la Evil Queen!); rinuncia quindi ai sogni nel mondo delle fiabe. Ma proprio su questo punto c’è un interessante rovesciamento: ci si aspetterebbe che nella fiaba – intesa non come sinonimo di favola questa volta – trionfi la speranza, invece il lieto fine per i nostri not-main characters lo troviamo nel mondo reale. Il fiabesco è, in un certo senso, classista, ma a Storybrooke Leroy e Astrid hanno ancora una chance.
Certo è solo una possibilità: Astrid resta comunque una suora e per stare con Leroy dovrebbe rinunciare ai voti.
Il tutto si svolge il giorno della festa dei minatori. Mary Margaret si scontra con una comunità che la ripudia e la etichetta come sgualdrina (come se David invece non avesse colpe: l’antica questione se sia più deprecabile l’amante rovina famiglie o chi invece spezza direttamente una promessa di amore eterno. Temo però che sia solo una questione di genere… Buona festa delle donne!); Leroy vuole conquistare la sua amata cercando di riparare al suo errore, per evitare che siano sbattute fuori da Mr. Gold.
Mary/Snow White e Leroy/Grumpy si aiutano a vincenda, come fiaba vuole. Entrambi ne escono rafforzati: Leroy riesce a salvare le suore e immagino che il gesto della signora di accendere la candela di Mary possa voler dire che sia sulla strada per la redenzione.
Intanto si sviluppa il giallo della scomparsa di Kathryn. Emma continua ad autodecantarsi doti da segugio proprio mentre crede come un’allocca a Sidney: damn it, sei lo sceriffo procurateli da sola i tabulati telefonici! Charming è sempre più un tonno: mi spiace ma riesco a salvare ben poco di un personaggio così vigliacco, che si lascia trasportare dagli eventi come se non avesse nessun controllo.
Dove sia finita Kathryn resta un mistero: che sia scappata con il vero amore Frederick? Ma per andare dove, dato che non possono lasciare la città? Regina c’entra qualcosa, poco ma sicuro.
Spero che il prossimo episodio sia più ricco di contenuti che sblocchino la trama. Dal titolo Red Handed potremmo supporre che Cappuccetto Rosso sarà la prossima rielaborazione. Per adesso va bene così.
Voto: 7.5
Note:
- All’inizio vediamo che la polvere di fata cade accidentalmente sull’uovo di Dreamy: l’amore tra fate e nani è effettivamente impossibile, è stato il frutto della sbadataggine di Nova.
- L’apparizione di Belle nella taverna con i nani rimane un mistero, ma è stato piacevole rivedere Emilie de Ravin.
- Perché Mr. Gold ce l’ha tanto con le fate/suore?
- Il tizio che apre la porta a Mary Margaret e Leroy sgranocchiando una carota mi ha ricordato tanto il BianConiglio…
Gran bella recensione! 🙂 Concordo con tutto.
E’ una serie che stupisce puntata dopo puntata certo ha i suoi bei difettucci ma sa emozionare e sa far sognare …. Poi in questa puntata c’era la mia adorata Fred!!!!! (ruolo interpretato in Angel) …e gli occhi di Emilie de Ravin sono sempre belli da vedere
secondo me la “capa” di Nova è tutt’altro che carina e c’entra sicuramente qualcosa con Regina…lei o Gold c’entrano sempre!