The River – 1×05 Peaches


The River - 1x05 PeachesLa Magus prosegue il suo viaggio tra le maledizioni dell’Amazzonia. Siamo al giro di boa per la serie creata da Oren “Paranormal Activity” Peli, che entra nella seconda metà della sua prima (e unica?) stagione con un episodio che, invece di accelerare gli eventi, continua a centellinare indizi e a concentrarsi sul mistero paranormale di turno.

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La fretta è cattiva consigliera. Il capitano della Magus Tess Cole ignora tuttavia tale saggezza popolare e ha così la bella idea di navigare a velocità sostenuta anche nella buia notte dell’Amazzonia, pur di accelerare le ricerche del marito. Il risultato è che l’equipaggio si schianta sul primo scoglio a disposizione, sebbene i nostri eroi siano parzialmente giustificati dall’essere stati distratti da una nave fantasma di passaggio. La Magus finisce così per incagliarsi, così come di nuovo un po’ tutta la narrazione, occupata a raccontarci una nuova “paranormal activity” senza capo né coda e a fornirci i pochi indizi sul mistero principale in modo totalmente random e forzato, senza cioè che i personaggi abbiano reale merito delle loro scoperte. La difficoltà di dare dinamicità ad una storia ambientata in uno spazio ristretto e in un’ambientazione tutto sommato monotona si palesa infatti qui in tutta la sua problematicità. I personaggi non si sudano, come si suol dire, la pagnotta, ma si limitano a navigare seguendo una direzione e una mappa, sperando (come del resto poi accade) che la giungla regali loro chissà quali informazioni. E se nell’episodio precedente si palesava all’improvviso tra le liane uno dei cameraman scomparsi, questa volta tocca al padre di Lena sbucare dal nulla in una situazione che tra l’altro niente ha a che vedere con il mistero principale.

The River - 1x05 PeachesÈ una delle tante forzature e pecche che questa serie sta rivelando. Lo stesso “case of the week” pare più che mai inserito giusto per tirare avanti altri 40 minuti e per portare sulla scena un personaggio fondamentale (salvo poi ributtarlo alle ortiche senza che abbia realmente influito sugli eventi). Lo dimostra la pressapochezza con cui il caso viene risolto: a parte il fatto che non ci viene rivelata alcuna possibile origine di questa maledizione (non c’è nemmeno il classico riferimento a qualche leggenda pagana o a rituali di qualche popolo indigeno), ma è proprio ridicolo il modo ad esempio con cui si fa uso della tecnica della time-bomb (cioè il personaggio che, per raggiungere il suo obiettivo, ha un tempo limitato, in questo caso prima che sorga il Sole, oltre il quale le conseguenze sarebbero distruttive). In dieci minuti (così ci viene fatto credere) Lincoln è infatti in grado di predisporre il gommone, partire alla ricerca della nave scomparsa nella notte, trovarla, rallentare, avvicinarsi lentamente, capire come sconfiggere l’equipaggio della Exodus, intrappolarlo, far scendere i suoi dalla nave, dare il tempo a Lena di dire addio al padre e fuggire via. Preferiamo poi chiudere un occhio sul fatto che dopo 23 giorni di ricerche in territorio ostile i personaggi sembrano ancora come appena partiti per una vacanza (chiamiamola sospensione dell’incredulità) e sul fatto che Tess, quasi allo scadere del tempo massimo, piuttosto che cercare un modo di liberarsi, preferisca chiedere a Russ informazioni sul marito (come se del resto non avesse tutta l’eternità per farlo nel caso in cui rimanesse vittima della maledizione).

The River - 1x05 PeachesCi troviamo di fronte dunque a un episodio abbastanza confusionario, il peggiore forse di una serie che partita con almeno del potenziale, è poi scaduta verso banali soluzioni horror. La comparsa dell’amico/collega di Emmett viene spacciato per un colpo di scena, quando in realtà mancavano giusto i proverbiali “cartelli” ad annunciarlo, vista l’altrimenti immotivata attenzione data improvvisamente al personaggio di Lena e al suo rapporto con il padre anch’egli scomparso. Il problema è proprio questo, cioè l’artificiosità con cui gli eventi vengono gestiti, la sensazione che tutto non scorra con la giusta fluidità e naturalezza, ma che si percepisca la mano manovratrice degli sceneggiatori in ogni sviluppo narrativo. L’insieme diviene così poco emozionante, quasi buffo se poi si pensa che tutta la trama è indirizzata a rivelazioni che non sono tali: veniamo a scoprire solo che Russ e Emmett si sono separati e che quest’ultimo, divenuto ossessionato dalle sue ricerche, è stato “preso” da qualcosa. Insomma, niente che già non avremmo potuto immaginare da soli.

The River - 1x05 PeachesSe perlomeno poi funzionasse il meccanismo di costruzione della tensione, sarebbe pur sempre qualcosa. Esclusa invece qualche buona soluzione dei primi episodi, la serie si è ora assestata su degli standard abbastanza prevedibili e continua a subire la forzatura dello stile documentaristico in cui la telecamera riprende tutto e a tutti i costi (problema di cui soffrono anche i simili prodotti cinematografici). Il fatto è che, se una persona, nonostate il pericolo, ha il giusto autocontrollo per mantenere la telecamera in mano e continuare a riprendere con braccio fermo, vuol dire che tutta questa paura in effetti poi non ce l’ha. Perché dovrebbe averla allora lo spettatore stesso? Manca infatti totalmente l’empatia e così, finita qualche buona idea, il prodotto non spaventa più, soprattutto non appena si fa l’abitudine allo stile di regia e non appena si comprende che tanto nel giro di 40 minuti il “caso” si risolverà e che quindi nessuno dei protagonisti è realmente in pericolo.

In questo episodio, poi, l’introduzione dell’immancabile triangolo amoroso manifesta ulteriormente il negativo presentimento che anche per quanto riguardi le dinamiche dei personaggi si vogliano percorrere territori già visti, e che il massimo dei conflitti che si riesca ad esprimere siano quelli sentimentali più zuccherosi (finora in tutto l’equipaggio, contrasti seri non si sono infatti ancora visti). Il fatto di essere in un territorio fuori dal mondo, inospitale e spaventoso, non sembra toccare più di tanto i protagonisti, che continuano a vivere come se nulla di quello che hanno appena vissuto li avesse davvero toccati. Ciò non fa che mostrare una struttura debole e superficiale, che passa interi minuti a raccontare il nulla. Peccato che non c’è nemmeno la scusante di dover diluire la storia per raggiungere i 13 o i 20 episodi. Qui bisogna riempirne solo 8 e non si possono tollerare episodi di passaggio come questo, che alla fine non hanno davvero nulla da dire.

Voto: 5-

 

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