La prima cosa che si nota, analizzando nel complesso questa stagione, è una spaccatura nel mezzo, con la chiusura dell’importante sottotrama di Will vs Wendy (il bellissimo episodio 14 poteva essere tranquillamente un finale di stagione). Se la prima parte ha un po’ trascurato la protagonista, Alicia torna alla ribalta nella seconda. Solo con questo episodio, però, la possiamo davvero riconoscere.
Per ridare luce ad un personaggio, è utile che la puntata si presenti in maniera atipica. Riprendendo il parallelo di prima, se l’episodio 14 Another Ham Sandwich rompeva la classica struttura del caso discusso in tribunale proponendoci il Grand Juri, questo episodio permette ad Alicia di interagire in un ambiente nuovo, e ci fa imparare qualcosa di più sulla macchina della giustizia americana.
Il Blue Ribbon Panel (blue ribbon letteralmente “coccarda blu”, simbolo di eccellenza) è una commissione temporanea nominata ad hoc per deliberare su una precisa controversia, composta da esperti a seconda della materia in esame, scelti secondo criteri di equità (in questo caso il criterio appare essere più di facciata che non di sostanza: il reverendo di colore, una donna…). Commissioni del genere esistono anche in Italia; la delibera non ha il valore di una sentenza, ma stabilisce se il caso sia stato trattato a norma di legge. Un uomo di colore ucciso dalla polizia è senz’altro materia delicata in un paese in cui razzismo e abuso di potere da parte della polizia sono tuttora all’ordine del giorno.
Alicia non viene nominata direttamente, ma va a sostituire Diane, troppo impegnata per potervi partecipare. L’introduzione (la parte prima della sigla) è quindi un crescendo:
– Mrs. Florrick si reca al Blue Panel senza particolare voglia: le poche battute scambiate prima dell’inizio della sessione fanno pensare ad un caso di semplice risoluzione;
– la discussione comincia e nessuno degli altri membri sembra avere particolare interesse nell’approfondire il caso; durante la prima deposizione Alicia tenta di fare una domanda, ma si ferma vista l’espressione di sorpresa degli altri.
– con la seconda deposizione (il figlio dell’uomo ucciso) Alicia esce dall’imbarazzo e interroga il testimone, scombinando le carte in tavola.
– finita la deposizione, il giudice Dunaway approccia amichevolmente Alicia: you don’t need to impress us… You’re here that’s impressing us enough. Ecco che raggiungiamo il climax, con Alicia che fissa il figlio della vittima: inizia la sfida.
A condire il tutto c’è il presidente della commissione, interpretato da un ottimo Matthew Perry. E’ sicuramente presto per avere una lettura completa del personaggio, questa serie ci ha abituato infatti a guardare attentamente prima di giudicare: le persone sono fatte di tante sfumature, difficilmente ascrivibili nelle due sole categorie di “buoni” e “cattivi”. L’impressione che abbiamo da questa prima puntata (Perry ha firmato per quattro episodi, e ne siamo molto contenti) è quella di un avvocato attento alle convenienze piuttosto che alla deontologia. Mike Kresteva si presenta come il primo ostacolo di Alicia ed è la vera ciliegina sulla torta dell’intero caso, che, dal climax in poi, sappiamo già come andrà a finire.
La commissione avrebbe svolto la sua intera funzione narrativa prima della sigla, mostrandoci Alicia pronta a combattere nella tana del lupo. Il resto è assolutamente prevedibile: la protagonista porterà la verità a galla, in barba al sistema. Senza dubbio il “come” è fondamentale, ma la presenza di un nuovo personaggio avversario arricchisce la narrazione, annullando la prevedibilità.
Gli sceneggiatori, a questo punto, inseriscono il gancio che permetterà (molto probabilmente) al personaggio di Kresteva di tornare: la deposizione di Cary. Immediatamente capiamo che l’ufficio del procuratore era sin dall’inizio il reale possibile “indagato”. Fantastica la recitazione di Julianna Margulies mentre realizza di aver agito contro gli interessi del marito: tenta invano di nascondere il respiro affannato, sentiamo quasi il suo cuore che batte sempre più forte. La ricusazione per Alicia è un obbligo, qualsiasi sia il giudizio finale della commissione potrebbe essere accusata di conflitto d’interesse. Il dialogo finale con Mike Kresteva termina con quella che suona come una minaccia: “I’ll see you again, Mrs. Florrick”. Le cariche per i fuochi d’artificio del finale sono pronte, non ci resta che aspettare l’esplosione.
Il caso della settimana ha sicuramente meritato uno spazio maggiore in questa recensione, ma le sottotrame non sono da meno.
Per 18 episodi, il file top secret di Kalinda ha rappresentato una specie di scatola chiusa, ritirata fuori all’occorrenza, ma ancora mai aperta. Il nodo comincia a sciogliersi in questo episodio: Kalinda è chiamata a riferire la natura di alcuni pagamenti. Con la scena d’apertura veniamo a conoscenza che si tratta di assegni di Diane per uno dei tanti lavoretti di natura personale che l’avvocato ha chiesto di svolgere con discrezione all’investigatrice. Alicia tira fuori gli artigli subito dopo l’interrogatorio, quando affronta il reale avversario di Kalinda (tanto per confermare il ritorno della protagonista in tutto il suo splendore). Scopriamo con molta sorpresa che tutto l’ambaradan è opera di una nostra vecchia conoscenza: l’agente dell’FBI Lana Delaney. Onestamente mi sarei aspettata qualcosa di meglio: la minaccia viene gestita da Kalinda con l’atteggiamento che la contraddistingue. Non credo che possiamo realmente archiviare il caso Kalinda in questo modo, o almeno lo spero. Gli sceneggiatori l’hanno gonfiato al punto che una conclusione del genere fa ridere (per non piangere). We’ll see.
Sullo sfondo continuano le vicende dello studio Lockhart&WhoKnows: si alternano votazioni a vuoto, tentativi di formare alleanze suggellate con il lancio della monetina e teatrini vari. La comoda conclusione non è nuova a noi assidui spettatori della serie: viene eletto l’innocuo socio anziano per prendere temporaneamente il posto di Will. La battuta di Eli “who is that?”, non appena il buon vecchio Howard Lyman si alza in piedi, vale decisamente l’intera sottotrama.
Quasi dimenticavo la questione casa di Alicia. Sorvolerò, in nome del rispetto che provo per The Good Wife, sulla scelta degli sceneggiatori di mostrarci flashback strappalacrime sulla vecchia vita della famiglia del mulino bianco Florrick, non tanto per i flashback in sé, quanto per lo stratagemma della letterina alla proprietaria di casa (ma la carta da lettere? WTF?). Quello che conta è che la casa è stata comprata dalla buona vecchia Jackie (2 milioni di dollari sull’unghia la vecchia, mica spicci!). L’incontro dal parrucchiere, che si preannuncia “esilarante”, è to be continued…
Ora non ci resta che prenderci queste due settimane per rifletterci un po’ su, in attesa delle tre puntate finali della stagione. Personalmente non vedo l’ora.
Voto: 8-