La cosa migliore della seconda stagione di The Killing è che chiaramente gli autori hanno voluto modificare alcuni aspetti deboli della prima, smettendo di rincorrere il mostro – cosa plausibile nei giorni immediatamente seguenti un tale efferato omicidio – e dando all’intera struttura narrativa un respiro più ampio in cui ogni singolo tassello viene aggiunto lentamente ma con dovizia di attenzione.
La seconda stagione di The Killing sta entrando sempre più nel vivo dell’azione, pur mantenendo i propri ritmi, con i nostri due protagonisti – Linden e Holder – al centro di vicende sicuramente più grandi di loro. Se Stan è di nuovo immischiato nei suoi problemi familiari, il consigliere Richmond vede sempre più lontana la vittoria elettorale. Piccoli passi vengono mossi in questa puntata, ma sicuramente sufficienti a costruire un altro solido episodio.
Partiamo proprio con Linden e Holder che si ritrovano in una situazione personale piuttosto complicata: se la prima ha dovuto salutare il proprio figlio e mandarlo via dal padre, per non parlare dei gravi problemi lavorativi, il secondo si comporta da vero amico e partner della donna, continuando la ricerca della verità sulla morte della piccola Rosie Larsen.
Per quanto riguarda l’indagine, i due si ritrovano presto davanti ad un vicolo cieco: non possono accedere al 10° piano del Casinò indiano e, anche volendo compiere la pazzia di provarci, devono prima rintracciare la chiave di Rosie. Tutte le prove dell’omicidio della ragazza, però, sono sparite. Fortunatamente Holder, tra una minaccia ed una reminiscenza, riesce a rintracciare le prove e a trovare così la chiave. Da qui il passo è immediato: una decisa Linden entra all’interno del casinò senza farsi troppi problemi di essere riconosciuta. E lo sarebbe stata, se non fosse per il divino intervento di Holder a distrarre un po’ tutti. E finalmente accediamo a questo decimo piano da cui si ha un’ottima vista di tutta la città. Così Linden ha un’epifania: Rosie se ne stava andando, stava fuggendo, era lì per salutare Seattle. Eppure qualcosa deve aver visto, qualcosa che l’ha condotta alla morte. Per quanto fosse prevedibile che alla fine dell’episodio Linden finisse nei guai, è interessante il ritrovamento del tesserino del Comune che i due legano immediatamente al Sindaco. Che l’uomo si stesse incontrando con Nostra Signora degli Indiani? Questo è tutto da vedere (e forse un po’ troppo semplice).
Saltando, però, l’indagine in senso stretto (per quanto ben congegnata finora), la vera forza di questa serie tv è la costruzione dei personaggi ed il loro interagire. E si può dire che mai, come in questi ultimi episodi, Linden e Holder sono riusciti a mostrare una enorme chimica tra di loro, con momenti segnati da scambi di battute e da reciproco aiuto. Lo stesso Holder, nel suo offrirsi come confidente al magazzino o prendersi tutte le attenzioni del casinò per evitare di far catturare la sua collega, ci rende partecipi di una profonda amicizia che, ormai, sta diventando una certezza. E come in un perfetto parallelismo, se negli scorsi episodi Linden ha fatto il diavolo a quattro per rintracciare e salvare Holder, adesso è la donna ad essere stata presa e all’uomo resterà la responsabilità di recuperarla.
Per quanto riguarda i Larsen, invece, le loro vicende si svolgono su piani paralleli: da un lato abbiamo Stan con dei figli incontrollabili, giustamente arrabbiati e spaventati, mentre dall’altro c’è Mitch alla ricerca delle sue risposte, nonostante la famiglia a casa stia soffrendo per la sua assenza. La donna, infatti, si è recata da David, un suo vecchio amore e presso il quale anche Rosie, tempo prima, si era ritrovata ad indagare circa i suoi natali (d’altronde Mitch stava inviando all’uomo una lettera con tutta la verità). Nonostante il diniego di paternità di Mitch nei confronti dell’uomo (che tra l’altro non sa nemmeno della morte della ragazzina), che ne sia il padre sembra chiaro. Questo incontro è in verità esclusivamente funzionale a permetterci di conoscere il lato spensierato e “folle” della donna, nota allo spettatore a partire dalla terribile tragedia che le è accaduta (e a tutta la pesantezza che ne è seguita).
Intanto, però, mentre Mitch continua a comportarsi irresponsabilmente, Stan a casa è costretto, senza aiuto, a badare a due figli sempre meno gestibili. Se da un lato è di facile lettura l’esplosione di rabbia dell’uomo contro il figlio, colpisce come un macigno al cuore la verità delle cose: i due bambini hanno visto sparire una dopo l’altra tutte le donne della loro vita. Prima muore Rosie, quindi, senza apparente spiegazione, vanno via anche la madre e la zia. Il timore, quindi, è che anche il padre possa andarsene e loro ritrovarsi da soli. Per la prima volta Stan alza la testa anche nei confronti di Mitch che, finalmente, chiama solo per lamentarsi del fatto che la loro famiglia fosse piena di segreti. Stavolta, però, l’uomo non lo accetta e termina rapidamente la telefonata, senza nemmeno più chiederle di tornare.
L’altro ramo della storia, che però in questo episodio torna in parte a legarsi alla trama principale, è la vicenda del consigliere Richmond, le cui elezioni sono ormai alle porte. Ha bisogno di qualcosa di forte, di qualcosa di improvviso per riuscire a sovvertire quelli che sono i sondaggi. Tuttavia, nonostante le pressioni di Jamie, l’uomo rimane pur sempre un idealista (e così lo abbiamo conosciuto sin dall’inizio): al suo incontro con il Capo Jackson, anche grazie alla breve apparizione di Linden ed Holder, decide di sparigliare tutte le carte e mandare in fumo il loro accordo, che pure avrebbe aiutato elettoralmente l’uomo, pur di non scendere a patti con una donna che ostacola in maniera così evidente un caso di omicidio. La situazione è tesa e, invano, Gwen cerca di giocarsi l’ultima carta con il Sindaco, accusandolo di molestie sessuali all’età di 14 anni. La risposta del sindaco, tuttavia, fa accapponare la pelle: il padre di Gwen, Charles Widmore il Senatore Eaton, era a conoscenza, o almeno poteva avere chiaramente sentore, di ciò che accadeva. D’altronde l’uomo stesso aveva accennato a quanto gli piacesse portare a spasso, come un trofeo, la stessa figlia.
Insomma, a Seattle la situazione si fa sempre più uggiosa ed il tempo atmosferico e la scarsa presenza della luce del sole sono un parallelismo straordinariamente efficace circa le vicende di tutti i personaggi messi in campo. E intanto The Killing si conferma un’ottima serie con un’ottima struttura.
Voto: 8
Stagione nettamente diversa dalla precedente. Molto più corposa e approfondita, specie riguardo alle traiettorie dei personaggi che non sono più dei modi per speculare su chi sia l’assassino, ma acquisiscono indipendenza e anzi mettono quasi da parte la curiosità per il caso.
La sequenza nel casinò mi ha tenuto sulle spine fino ai titoli di coda. Ho come l’impressione che dietro a tutto ci sia qualcosa di veramente sconvolgente.
Cinque cavolo di minuti per prendere un tesserino e manco ci riesci??? Linden, la raffica di randellate che ti attendono te le meriti tutte!! 😀
A parte gli scherzi, altro ottimo episodio… ma è esagerato dire che questa stagione di The Killing è tra le cose migliori che quest’anno si siano viste in tv? Veramente pochissimi difetti finora! Concordo che la parte migliore continua ad essere Linden/Holder. Holder al casinò è uno spettacolo! Finalmente abbiamo anche la spiegazione del perché di tanta insistenza qualche episodio fa su quel panorama della baia che si vedeva dalla finestra di Rosie. La ragazza sognava/preparava la sua fuga!
Tutti gli indizi portano al Sindaco come proprietario del badge, ma mi pare troppo scontato, anche perché la faccenda delle “molestie sulle minorenni” sembra essere stata messa lì apposta! Invece, terrei d’occhio Jamie: il modo in cui tenta di convincere Richmond a non aiutare Linden e Holder mi ha fatto più che insospettire, ma magari è tutta immaginazione mia! Vedremo comunque come andranno le cose!
questa stagione sembra davvero ad anni luce dalla prima.
so che lo stiamo dicendo tutti, in ogni luogo sparso in giro per il mondo, ma ecco, volevo sottolineare il concetto XD
ma com’è possibile che veena sud possa aver prodotto due cose così diverse nel giro di un anno?! l’hanno drogata l’anno scorso o l’hanno presa a schiaffoni quest’anno? Holder è un personaggio davvero incredibile, quando si presenta da Gil e gli finisce la sua Arrabbiata mi ha ucciso XD
Sto recuperando la serie adesso dopo la delusione della prima stagione delle false piste e questa stagione mi sta piacendo tantissimo!
Solo io sto odiando a morte la madre,Mitch, e il suo comportamento?la odio ogni volta di più e non riesco a capire il suo atteggiamento verso i 2 figli piccoli.L’unica cosa che posso pensare è che sono figli di uno stupro e quindi inconsciamente li odia,oppure è una merda di donna ma proprio uno schifo!
beh insomma, il comportamento non è quello auspicato da una madre e siam d’accordo, ma quello che accade ad un genitore che perde un figlio credo sia molto più complicato del mero “è una merda di donna”!
Secondo me invece hanno fatto benissimo a dar voce a un tipo di personaggio come questo, la cui devastazione interiore si riflette non solo su se stessa ma soprattutto sul marito (rimasto solo, non meno sofferente) e sui poveri figli che ovviamente non hanno alcuna colpa nell’essere abbandonati dalla madre. Però è proprio questo il punto, quando accade una tragedia è inevitabile che ci sia chi non regge; se la mettiamo sulla bilancia delle colpe o delle accuse sfugge il senso completo del lutto filiale, che invece in The Killing è stato affrontato benissimo