The Killing – 2×10 72 Hours 7


The Killing - 2x10 72 HoursGiunti quasi alla fine, The Killing non è stato ancora rinnovato, gli ascolti sono sempre più bassi e si teme per una terza stagione che potrebbe anche non esserci. Veena Sud creatore della serie cerca però di convincere in tutti i modi spettatori e produttori con una seconda stagione di tutt’altra fattura, che non indugia a vuoto sulle false piste ma propone personaggi notevolmente più sfumati.

“72 Hours” è un episodio cruciale, che arriva dopo una settimana lunghissima e interminabile, e l’hype generato dal cliffhanger in chiusura dello scorso episodio. Il destino di Sarah appeso ad un filo, le prove lì davanti agli occhi, ma irraggiungibili, e un intreccio politico tutt’altro che sciolto a tre giorni dalle elezioni. L’episodio di questa settimana vede il maggiore merito nella capacità di aprire la comunicazione tra le tre trame principali della serie: la detection di Linden e Holder, la vicenda di Darren Richmond e le questioni legate a Stan Larsen e alla sua famiglia finalmente dialogano, trovano una convergenza drammaturgica (in alcuni casi fittissima) sempre auspicata, ma quasi mai raggiunta nell’arco di quasi due stagioni.

La luce in fondo al tunnel

The Killing - 2x10 72 HoursAbbiamo lasciato Stan Larsen in un abisso, dopo aver cacciato di casa Terry, la sorella di Mitch, colpevole di omissione rispetto alla morte di Rosie, dopo aver interrotto bruscamente la telefonata con la moglie, l’unico segno di vita dato da quest’ultima in tutta la stagione. Lo ritroviamo al tavolo proprio con Terry, intento a sfogarsi con lei rispetto alla difficoltà della situazione, specie riguardo alla gestione sempre più precaria dei due figli rimasti. In quest’occasione la donna si rivela maieutica aiutando Stan a capire che l’autodistruzione, la voglia di vendetta e la rabbia non stanno facendo altro che turbare ciò che è rimasto della sua famiglia, immobilizzando i figli in un eterno presente di sofferenza, privandoli di ogni spiraglio per il futuro.

Da qui Stan inizia un percorso di redenzione/purificazione che lo porterà dapprima a toccare il fondo con una commovente telefonata alla segreteria telefonica della figlia – in cui si sfoga e, come in una confessione profana, dichiara tutti i suoi peccati – per poi tentare una risalita cercando di riparare agli errori. Riparare è proprio la parola adatta, perché il primo da cui va a cercare perdono è l’ex insegnante di Rosie, che nella prima stagione era stato massacrato di botte da Stan e la sua banda. Il perdono però si trova alla fine di una lunga strada e richiede uno sforzo duraturo e costante. Il nostro però ce la mette tutta e trova anche uno spiraglio per portare armonia in famiglia regalando ai figli un cane, emblema di un nuovo investimento per il futuro, libero dalle dolorose ancore del passato. La luce che intravede Stan non è solo simbolica, ma si fa vero e proprio testimone concreto del suo percorso: è la lampada che viene spenta in camera dei bambini prima di andare a letto con una ritrovata serenità; ma è anche la lampada dell’ex insegnante di Rosie che Stan ripara nella notte.

  • Yes, I can!”

The Killing - 2x10 72 HoursL’intreccio più fitto è quello che lega la trama investigativa a quella politica. Holder viene a scoprire che la sera del 5 ottobre, la stessa in cui Rosie è stata uccisa, un uomo della banda Janek Kovarsky si introduce nel cantiere del fronte del porto, finanziato dal sindaco Adams, per seppellire delle ossa indiane. Lì viene arrestato, ma Michael Ames, direttore del progetto, non sporge denuncia. Quest’indicazione porta ad una possibile relazione tra il sindaco, e avversario di Richmond alle elezioni, e la criminalità di Seattle, corruzione che, se dimostrata nei prossimi due giorni, potrebbe ribaltare completamente i risultati elettorali, i cui sondaggi per ora danno Adams in netto vantaggio.

Richmond dal canto suo appare sempre più obamiano, pregno di un idealismo incorruttibile, e alla ricerca di una rimonta che sempre impossibile. I suoi due assistenti principali, Jamie e Gwen, sono in questo caso l’emblema di due modi diversi di vedere la campagna elettorale, le due facce complementari della politica: Jamie quella di matrice calvinista, stoicamente dedito al suo lavoro; Gwen più subdola, più furba, più disposta a sporcarsi le mani. Il caso del video girato a Richmond mentre gioca a basket sulla sedia a rotelle in mezzo alla gente è da questo punto di vista significativo: Jamie va via perché sente di star sprecando tempo sottraendolo al lavoro per la campagna elettorale; Gwen rimane e paga un ragazzo per fare un video a al candidato mentre gioca con la gente e metterlo in rete. Nascondendo al suo ex amante la responsabilità riguardo al video e quindi facendolo passare per un atto spontaneo di persone innamorate di lui e del futuro che propone, Gwen riesce a caricare Richmond più di quanto possa fare Jamie. Quest’ultimo tra l’altro è protagonista di inquadrature estremamente enigmatiche che non escludono un plot twist finale che lo veda passare al dalla parte dei cattivi.

  • We are close”

The Killing - 2x10 72 HoursSiamo vicini. Frase che accomuna la trama poliziesca e quella politica, se non altro perché detta a poche inquadrature di distanza sia da Jamie a Darren, sia da Holder a Linden.

Anche noi spettatori siamo vicini e lo sappiamo. Vicini alla fine della stagione, vicini allo scioglimento di una vicenda che è durata troppo per non finire al termine di questa stagione, qualsiasi sia il futuro di The Killing per la prossima annata.

Lo straordinario cold open di “72 Hours” è dedicato a Sarah e a soddisfare le attese che il finale dello scorso episodio aveva procurato. Linden è rinchiusa in un ospedale psichiatrico per tentato suicidio e viene affidata ad una psichiatra con cui avrà due intense conversazioni che saranno il cuore dell’episodio. Il passato della protagonista, fin dalla prima stagione al centro dei suoi comportamenti irregolari, ma anche della sua ostinazione sul lavoro, inizia a venire fuori, lentamente, a piccole dosi, seppellito in fondo ad una memoria fragile e ferita come quella della detective.

Lo scavo interiore, l’approfondimento sul passato di Linden, tassello fondamentale dell’intera serie, è reso in maniera magistrale sotto tutti i punti di vista. Nicole Kassell, regista dell’episodio – giovane donna che ha all’attivo altre regie di The Killing (tra cui “Keylela”, forse l’episodio migliore di questa stagione) –, è abilissima nella messa in scena, sottolineando la riduzione delle distanze tra Linden e la psichiatra frapponendo tra le due una grossa scrivania durante la prima conversazione, per poi metterle in un faccia a faccia ravvicinato nella seconda. Ottime anche le scelte di decoupage con un’insistenza significativa sui primi piani, in particolare a seguito di carrellate in avanti (simbolo di un avanzamento nell’intricata matassa che è il mondo interiore di Sarah Linden) verso il corpo e il volto di Mireille Enos, straordinaria nel rendere il turbamento, l’ambiguità e i disturbi del suo personaggio con una mimica facciale fatta di dettagli minimi ma essenziali.

Un episodio che mette tantissima carne al fuoco, che intreccia tutte le trame principali preparando gli spettatori ad un finale in cui, presumibilmente, saranno coinvolti tutti, nel pieno di un elezione che monopolizzerà l’intera città.

Voto: 8

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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7 commenti su “The Killing – 2×10 72 Hours

  • xfaith84

    La puntata mi è piaciuta molto, per me è un 8 1/2 di sicuro. Sono ancora un po’ confusa sulla questione del porto, ho dovuto riascoltare il dialogo un paio di volte per capirci qualcosa e comunque ancora non è chiaro perché il sindaco si starebbe remando contro da solo (almeno, a me non è chiaro, se voi l’avete capito illuminatemi!)

    L’unica cosa su cui non sono d’accordo in questa stagione è che per quanto riguarda le reazioni emotive si sta perdendo un po’ il controllo sulla questione del tempo. Noi vediamo The Killing da un anno, ma qui sono 23 giorni che è morta Rosie e discorsi come quelli che fa Terry a Stan sull’accettazione per me sono assolutamente fuori dal mondo. E’ morta sua figlia da venti giorni! ma scherziamo?! in quest’ottica è molto più comprensibile la reazione di Mitch! Non so, mi sembra che con il fatto di dover dilatare così tanto i tempi ogni tanto si dimentichi che gli avvenimenti sono tutti appiccicati. Anche l’insegnante, era conciato da buttare via fino a 10 giorni fa e ora se ne va in giro? Bah.

     
  • Penny Lane

    La questione del porto all’inizio non l’avevo capita nemmeno io, ma poi Holder spiega al capo in macchina che è tutta una questione di profitti: il sindaco avrebbe fatto nascondere le ossa indiane nel porto in modo da dover stringere accordi con il capo Jackson e rallentare i lavori sull’opera. Si sa che è proprio con queste cose che le ditte appaltatrici guadagnano… Mi sono fatta questa idea ma potrei sbagliare.

    Concordo in pieno sul fatto dei tempi. Ho sempre pensato che la reazione di MItch fosse la più realistica e comprensibile. Mi rendo conto però che è difficile tenere fede al fatto che si tratta di 23 giorni dalla morte di Rosie, arrivati ormai alla fine della seconda stagione si devono far vedere delle evoluzioni, anche se affrettate e poco realistiche.

     
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Senza contare che tra il giorno 13 e quello 14 i figli di Stan e quello di Sarah sono cresciuti di un anno…

     
  • Aragorn86

    Tra l’altro a me sembra che Mitch sia andata via da un’infinità di tempo, quando invece sono a malapena 10 giorni che ha mollato la famiglia. XD

    Anche se non so come potrebbe essere coinvolto, continuo a puntare su Jamie, l’unico tra l’altro ormai di cui non conosciamo ancora né il passato né quello che stava facendo la sera in cui è stata uccisa Rosie (a meno che non mi sia perso per strada qualche dialogo…).
    Comunque è palese che se non cancelleranno la serie sarà il caso irrisolto del passato della Linden a essere protagonista il prossimo anno.

     
  • xfaith84

    no ma al di là di tutto Jamie ha proprio la faccia del classico serial killer di cui i vicini di casa diranno sempre “ma nooo era un così caro e bravo ragazzo!”
    Tornando seri, non ricordo in effetti se lui avesse un alibi oppure no…

    (e comunque io una persona così antipatica come la Jackson non l’ho ancora trovata… mamma mia che nervi che mi fa venire anche solo a guardarla!)

     
  • Aragorn86

    A me pare che non sia mai stato detto nulla circa l’alibi di Jamie… e comunque boh, a me il modo con cui si azzerbina a Richmond in ospedale mi ha messo giusto giusto un poco di inquietudine! 😀

    E comunque confermo anche io l’odio viscerale per la Jackson… che poi tra l’altro se la tira un sacco e non c’è nessuno a dirle che se lo può permettere! XD