Falling Skies – 2×01/02 Worlds Apart & Shall We Gather At The River 4

Tornano anche questa estate le avventure della Seconda Massachussets, alle prese con l’invasione aliena che ha sterminato l’umanità. Unica tra le recenti produzioni televisive di Spielberg a potersi definire un successo, Falling Skies tenta di mettere a tacere i suoi detrattori con atmosfere più dark e più azione. Come se il problema fosse stato solo quello…

Ormai superate le cocenti delusioni dei suoi Terra Nova e The River, Steven Spielberg può tranquillamente dedicarsi all’unico gioiellino fantascientifico che gli è rimasto, quel Falling Skies che comunque l’anno scorso non fu esente da aspre critiche da parte della stampa specializzata.

A molte delle serie che quest’anno non hanno convinto né pubblico né critici non è stata data possibilità di imparare dai propri errori (vedasi Alcatraz e il sopracitato Terra Nova). Altre cui è stato invece concesso questo privilegio, hanno intrapreso la via del radicale cambiamento: The Killing ci è riuscito alla perfezione, Smash è sulla buona strada con l’arrivo di un nuovo showrunner e l’eliminazione di alcuni dei membri principali del cast. Tuttavia, Falling Skies, in barba alle critiche piovutegli addosso l’anno scorso, torna sullo schermo tale e quale a come era, con i suoi (pochi) pregi e quei tantissimi aspetti che lo hanno fatto etichettare come “prodotto di scarsa qualità”. Perché, però, si saranno chiesti gli autori, modificare una formula che ha assicurato un ottimo risultato in termini di ascolti (confermati, seppure leggermente in ribasso)?

Una cosa c’è da dire: ci avevano promesso più azione ed effettivamente hanno mantenuto la parola, tanto che viene da chiedersi perché non si limitino solo a quello (che è ciò che riesce meglio alla serie), invece di ammorbarci con inutili riflessioni esistenziali (che è invece quanto ti peggio gli autori abbiano finora prodotto). Trasformare la serie in una sequela di scontri, battaglie, strategie militari e guerra avrebbe probabilmente svilito le ambizioni dei suoi creatori, ma perlomeno ci avrebbe risparmiato di seguire lezioncine esistenziali imbarazzanti (per come sono scritte) su come l’odio uccida l’umanità che è in noi e su come solo l’amore ci tenga in vita e ci porti sulla retta via. L’incapacità nella scrittura è uno dei talloni di Achille di Falling Skies (ma lo è stato anche di Terra Nova e The River, evidentemente è qualcosa cui Spielberg non fa caso), che si è così dimostrato incapace di essere avvincente e di catturare l’attenzione.

Ne è emblematico esempio la sequenza topica (o almeno così dovrebbe essere) dell’incontro tra Tom e l’alieno, annacquato nella retorica più banale riguardante la natura umana. Di nuovo, infatti, ci propinano la storia della razza aliena che giunge a giudicare i nostri peccati e a sterminarci perché siamo una specie votata all’oppressione e quindi non meritiamo di vivere. O meglio, non lo meritano quelli che non sono americani, perché loro sono virtuosi, tanto che quando Tom viene messo al corrente del piano di rinchiudere gli umani ancora vivi in delle “Riserve“, lui snocciola la sua cultura in storia e rinfaccia all’alieno di essere uguale ai nazisti, dimenticando però “accidentalmente” di citare quello che i invece i suoi connazionali hanno fatto agli indiani (sì, è vero, glielo ricorda dopo l’alieno, ma passa inosservato e poi, in quanto cattivo, le sue parole sono per definizione poco credibili).

Il fatto è che in Falling Skies si cerca di raggiungere l’epica utilizzando una retorica filo-americana (guerra, patria, famiglia) e sottolineandola con una musica sinfonica ridondante (talmente invadente da spingerti quasi a togliere il sonoro), quando invece così si produce l’effetto contrario. Nella televisione di oggi, esempi come Lost e The Walking Dead ci hanno insegnato che l’eroe moderno (e i personaggi che combattono al suo fianco) è una figura tormentata, con un forte lato oscuro e che prende la maggior parte delle volte decisioni sbagliate e dannose per il gruppo. Qui siamo invece ancora fermi all’eroe americano figo, sicuro di sé, coraggioso e senza indugi, che viene venerato dal gruppo perché dà sempre i giusti consigli, impartisce sempre le giuste lezioni morali, sa quello che si deve fare, non sbaglia mai, compie gesta eroiche, è sempre pronto a sacrificarsi ed è sostanzialmente immortale.

La televisione di Spielberg è ancora ferma a 20 anni fa, ai discorsi patriottici di Bill Pullman in Independence Day di Emmerich, ma forse addirittura a quegli anni Ottanta in cui ad una televisione ancora acerba e immatura non si chiedeva tanto né in quanto a personaggi né in quanto a inventiva narrativa. A parte un cospicuo budget che all’epoca ci si sognava, le produzioni televisive di Spielberg sanno terribilmente di vecchio, il che non guasterebbe se vi fosse dietro un omaggio nostalgico (pensiamo al gioiellino Super 8 di J.J. Abrams, che proprio a quel tipo di cinema fa riferimento). Aldilà di un’ideologia guerrafondaia di fondo, il vero problema è invece che Falling Skies, con i suoi personaggi fighi e senza paura, che orgogliosamente combattono per la propria patria, si prende terribilmente sul serio e lo fa anche con un certa spocchia.

La serie aveva bisogno di un cambiamento netto, perché sono parecchie le cose che ancora non funzionano: personaggi stereotipati, scene badass che non divertono (Pope che spara agli alieni perché gli hanno incendiato la moto), un racconto povero di idee (già il secondo episodio, incentrato sull’attraversamento di un ponte, non ci porta molto lontano nella trama principale) e dei dialoghi che non riescono a dare un minimo di profondità all’aspetto più riflessivo della serie. Vera spada di Damocle è però la famiglia Mason e il tempo perso a ricordarci (circa ogni cinque minuti) che bravo padre di famiglia è Tom e quanto sono fighi, belli, forti, coraggiosi e patriottici i suoi tre figli. Del resto, la famiglia è il tema principale di ogni produzione spielberghiana, tanto che fin troppo da vicino i Mason ricordano i protagonisti di Terra Nova, con persino lo stesso schema di caratterizzazione della prole: il figlio responsabile, quello ribelle, e il moccioso che vuole le fare le cose dei grandi e rompe solo le scatole.

Guardando questi due episodi della seconda stagione, una domanda però sorge ancor più spontanea: qual è l’obiettivo “difficile da raggiungere, ma realizzabile” dei sopravvissuti protagonisti? In Lost era andare via dall’isola, in The Walking Dead trovare un posto dove sopravvivere al riparo dagli zombie, ma qui davvero dobbiamo credere che l’obiettivo della Seconda Massachussets sia vincere contro gli alieni? In Battlestar Galactica, essendo impossibile la vittoria contro gli sterminatori dell’umanità, gli autori hanno spostato l’obiettivo sulla ricerca da parte dei protagonisti in fuga di un nuovo pianeta abitabile. In Falling Skies abbiamo invece dei sopravvissuti che scappano convinti però di poter vincere una guerra che invece è già persa, nonostante siano americani. Dov’è allora il pathos e la suspense? Forse sta nell’esplosione di un ponte in cui tutti sono convinti che l’eroe immortale Tom ci abbia lasciato la penne? No, di certo.

Si può continuare a seguire Falling Skies per le scene d’azione e per gli effetti speciali, o per puro divertimento denigratorio (come era per Terra Nova), ma preghiamo seriamente che della fantascienza in tv non ci sia rimasto solo questo.

Voto 2×01: 5

Voto 2×02: 4,5