Con questo doppio episodio si arriva alla conclusione della prima stagione di Touch, serie che si basa su delle idee più che interessanti (connessioni tra persone, sequenze numeriche e alterazioni) ma che nella pratica ha lasciato parecchio delusi. Ottenuto il rinnovo per una seconda stagione, la serie prova a tirare le fila del discorso, ma non sempre nel modo sperato.
E’ possibile uscire dal vortice, quel Gyre che dà il titolo al season finale? Jake ci dice che sì, si può, esattamente come le paperelle di plastica mostrate all’inizio dell’episodio: ma non è esattamente il contrario quello che sta avvenendo nella serie?
Il difetto più grande riscontrato fino a qui era la struttura sempre uguale in cui Touch si è mosso: nonostante un terreno fertile da cui trarre storie sempre diverse, la serie ha finito con il girare su se stessa, seguendo sempre lo stesso assunto. Se infatti ogni volta le vicende sparse in giro per il mondo erano differenti (ma tutte con un happy end decisamente troppo forzato), il loro legame con tutto il resto era sempre e solo quello numerico e la stessa struttura della puntata non faceva che risentirne: Jake individua una nuova sequenza, Martin gli dice “sì tesoro, ma fammi capire/non sto capendo/dammit” e dice agli altri “he’s trying to communicate with me!” come se non lo avessimo ancora capito, Jake scappa e fa un qualche disastro a caso, Martin si invischia in storie nelle quali sarebbe meglio non entrare e nel frattempo lotta con Sheri e l’allegra combriccola che vuole portargli via il figlio.
Ora, a che pro fare tutte queste puntate praticamente identiche? Ci viene raccontato molto più in questo season finale che in tutto il resto della stagione: scopriamo infatti che la Aster Corps ha un interesse così elevato in questi ragazzi che è arrivata addirittura a fingere la morte di Amelia; abbiamo dunque la conferma del fatto che Sheri stia collaborando (non si sa ancora in che veste) con questi simpatici individui e che presumibilmente Amelia è stata nella struttura per un certo periodo, come la celebre macchinina lanciata dalla stanza 6 sembra suggerire. Perché non articolare la stagione su questa parte e non permettere a tutto il resto (soprattutto a storielle di dubbio gusto come, ricordiamolo, quella dell’italiano Paolo) di fagocitarsi l’intera serie?
Tuttavia, questo finale non è certo esente da altri problemi di forma.
Innanzitutto, il ritorno di alcuni protagonisti di altre puntate – Randall, the invisible knight, Arnie – sembra un modo forzato per sottolineare per la centesima volta la questione “siamo tutti collegati” e personalmente non credo se ne sentisse il bisogno, se non per il caso di Randall che è leggermente più complesso. Sappiamo infatti che l’uomo aveva ancora bisogno di incontrare Martin e di raccontargli cosa fosse successo alla moglie durante il crollo delle torri e questa vicenda, benché a noi già raccontata per filo e per segno in altre occasioni, sfrutta la possibilità di analizzare in modo diverso l’11 settembre, facendoci vedere le cose dal punto di vista di chi è condannato al senso di colpa. E’ forse l’unico elemento positivo di una vicenda che definire artificiosa è dire poco: i numeri della lotteria inseriti nel sestante gli danno le esatte coordinate di un luogo in cui non troverà nulla, ma dal quale andrà via solo per arrivare nel momento esatto a salvare Martin e Jake. Non è un po’ troppo?
Le altre storyline sono legate tra di loro: da una parte abbiamo Wade (Ian Gomez, Cougar Town), che patisce le conseguenze di un’altra grande catastrofe dei nostri tempi come lo tsunami in Giappone, e Lucy – una Maria Bello la cui presenza era stata annunciata forse un po’ troppo presto, facendo pensare ad una trama orizzontale più approfondita durante questa stagione. La loro interazione sul caso della famiglia giapponese – che riesce a ritrovare la katana persa grazie al bambino – e sul caso di Lucy e di sua figlia (Amelia) è probabilmente la parte più riuscita della puntata, grazie soprattutto all’interpretazione di due ottimi attori. Quello che funziona meno è invece il caso che incrocia le vicende di Lucy nella seconda parte, in cui un ragazzo cerca di correggere gli errori del padre ritrovando tutti i musicisti da lui sfruttati e facendoli cantare insieme: il finale rappresenta l’emblema di tutta la stagione (persone sparse per il mondo che cantano la stessa canzone), e se si può lodare almeno la coerenza della scelta, questa necessità di sottolineare in continuazione come tutto sia collegato finisce col risultare fastidiosa e forzata.
Arriviamo quindi a Martin e alle sue scoperte: è evidente ormai che la Aster Corps voglia far fare a Jake la stessa fine di Amelia ed è altrettanto scontato che Martin non possa permetterlo. Il coinvolgimento di Clea nella vicenda è ovviamente falso, lo si capisce sin da subito, quindi non ci si spiega per quale motivo sia stato inserito: non certo per instillare il dubbio nello spettatore, quindi anche qui, perché inserire delle false tensioni che risultano telefonatissime alla prima inquadratura?
Risulta invece più interessante capire che ruolo possa avere la cognata: sembra sincera quando ammette di non sapere nulla del tentato omicidio di Martin – subito dopo che lui ha scoperto la registrazione in cui Amelia, parlando per la prima volta con Teller, rivela di essere stata operata di appendicite, rendendo così falso il documento del medico legale; ma continua a non ispirare grande fiducia, quindi bisognerà vedere come deciderà di muoversi durante la seconda stagione.
Molte domande aprono a quella che sarà la prossima annata: ha ragione la Kabala a dire che i “36 righteous ones” non devono né essere consapevoli né entrare in contatto tra di loro, o ha ragione Avram quando asserisce che le cose sono cambiate e che la modernità comporta anche un’evoluzione delle Sacre Scritture? A Jake questo sembra importare poco: è riuscito nel suo intento di partire con il padre e di farlo incontrare con Lucy, nell’evidente tentativo di entrare in contatto con Amelia, e il gesto finale con cui prende la mano di Martin subito dopo che lui ha posto la domanda giusta alla donna ci fa capire che questa è la strada che si percorrerà il prossimo anno.
Un finale migliore del resto della stagione sotto molti punti di vista, ma è evidente che questo non basta. Il buonismo imperante nella maggior parte delle storie e la ripetitività di certi dialoghi continuano a farla da padrona e questi non sono dettagli su cui si possa chiudere un occhio. Speriamo che almeno la prossima stagione aggiusti il tiro e decida di concentrarsi solo sulla parte di trama più importante, senza perdersi in storyline che evidentemente non è capace di gestire.
Voto episodio: 6+
Voto stagione: 4/5
Chi si aspettava l’adrenalina di 24 o la complessità di Lost certamente può essere rimasto deluso dalla prima stagione di Touch. Ritengo che ciò che manca in dinamismo lo compensa con una sottile armonia, palpabile nella bravura degli attori (10 punti a Jake, mi sarei spettata qualcosa in più da Martin). Gli ultimi tre episodi hanno dato una vera e propria sterzata alla serie, questo fa bene sperare per la seconda stagione!
io non credo che il punto sia aspettarsi cose come 24 o lost, penso però che con quel tipo di trama si potesse fare molto di più. si sono persi via con una serie di puntate praticamente sempre identiche, hanno farcito il tutto con dei dialoghi abbastanza discutibili e hanno condensato tutta la cospirazione in pochissime parti dell’episodio, quando forse si poteva agire diversamente.
le ultime puntate sono state sicuramente migliori delle precedenti e spero che con la prossima stagione possano se non altro portare avanti questo spirito!
e concordo su jake, l’attore è davvero un bambino bravissimo
Le parti peggiori restano e resteranno sempre gli “spiegoni”… cadute di stile, lo ammetto, per un serie con molte potenzialità sfruttate male!
Il mondo è bello perchè vario!!!
A me la serie mi ha emozionato e mi è piaciuta molto.E’ chiaro che forse potevano sviluppare meglio la vicenda del complotto e qualche puntata risulta essere un pò’ lentina…considerato però che negli ultimi anni sono andate in onda serie tv che rasentavano il ridicolo il voto 4/5 alla stagione per colpa del buonismo e della ripetitività mi sembra assurdo.
Comunque sia
De gustibus non est disputandum est
Saluti
Alessio
la ripetitività e il buonismo in una serie con questo potenziale non sono certo un fattore da poco! il voto ha tenuto conto (ovviamente sempre in modo soggettivo, ci mancherebbe) proprio di questo. se fosse stata una serie volutamente poco impegnata è chiaro che questi fattori avrebbero avuto un minor peso, ogni cosa va contestualizzata. Certe scene erano sì emozionanti, ma lo erano in modo molto retorico e questo a mio avviso non è un elemento positivo. Mi auguro che la seconda stagione possa sistemare queste questioni ed evolvere verso forme che più si adattano ad una tematica davvero interessante come questa.
A presto! =)
Quello che scrivi è vero… confermo però, che sia la trama, che quasi tutte le storie che si sviluppano nel mondo mi sono sembrate interessati anche se chiaramente fatte ad hoc per emozionare. In ogni caso speriamo che nella prossima stagione Tim Kring riesca a sviluppare bene la tematica molto interessante di numeri e interconessioni fra persone e la vicenda del complotto e non faccia fare a Touch la fine di heroes.(a mio parere bella prima serie e poi crollo verticale )
Ciao
Alessio
PS nel primo messaggio ho dimenticato di farvi i complimenti per articoli scritti e sito in generale
grazie! =)
concordo su heroes, è forse l’unica serie che mi sono rifiutata di concludere. mi sono fermata poco dopo la quarta e non me ne sono mai pentita XD