Falling Skies – 2×05 Love and Other Acts of Courage & 2×06 Homecoming 2

Falling Skies arriva senza colpo ferire a metà della stagione, lasciandoci in bocca l’amaro sapore dell’incompiuto e di quella frase che quasi tutti abbiamo sentito: «Potrebbe fare di più ma non si impegna». Questo show è così: alcune buone idee ma buttate lì a casaccio, con un contorno di banalità e buonismo che ci hanno rotto un po’ le scatole.

2×05 – Love and Other Acts of Courage

La puntata si apre con quello che dovrebbe essere un cold opening, ma chi guarda Breaking Bad sa cosa sia un vero cold opening: quindi questo inizio che ci dovrebbe far sgranare gli occhi è sì un po’ straniante, ma ormai telefonato da una manciata di puntate.
Ben è quindi inesorabilmente attratto dagli skitter (ok, detta così suona molto creepy), con gli spinotti blu che gli si illuminano sulla schiena manco fosse la vigilia di Natale. Avevamo già capito da un bel pezzo che ci fosse un collegamento molto stretto tra il ragazzo e gli alieni, ma non avevamo capito che in realtà gli skitter non sono nient’altro che schiavi dei mech.
Infatti i nostri trovano tracce di guerriglia urbana, e tra i rottami ricompare anche l’inquietante Rick, anche lui con gli spinotti blu sulla schiena. Finalmente qualcosa si muove, in Falling Skies: non sarà un colpo di scena colossale, ma quantomeno si mette un po’ di pepe alla situazione, con Red Eye (lo skitter più inquietante di tutti, quello con l’occhio rosso che sembrava cattivissimo) che dice a Tom che in realtà tutto quello che gli ha fatto passare sulla nave aliena l’ha fatto per salvarlo. Almeno così si instillano dubbi all’interno del gruppo: credere o no alla specie invasore?

Però poi lo show scivola sulle solite bucce di banana, quando Tom si mette a parlare come un professore che se la tira con l’alieno, come aveva già fatto sulla navicella: l’eroe senza macchia e senza paura esce anche qui in tutti la sua prepotenza, facendo di Mason una specie di paladino della giustizia. In una serie in cui si dovrebbe approfondire il rapporto tra essere umani minacciati da una situazione ignota, tutto questo stona un po’, disegnando la gente degli Stati Uniti come un popolo dall’anima candida (se notate, in tutte le scene di pathos c’è sempre una bandiera americana sullo sfondo).
C’è anche il tempo per il romance, con Hal e Maggie che arrivano al dunque, ma con la bionda che rifiuta categoricamente ogni coinvolgimento emotivo, ma quella mano stretta ad Hal sul letto di dolore ci può dire molte cose – cose che, come vedremo, verranno complicate nella maniera più classica possibile.

Un’altra puntata così così, che ha solo il merito di sottolineare che anche gli alieni hanno i loro problemi e che potrebbero non essere tutti come sembrano. Per il resto, piattume generale, con ancora troppi clichè in bella vista per poter passare inosservati.

VOTO: 5½

2×06 – Homecoming

Vi spaventate se uso la parola “migliore” in una recensione di Falling Skies?
Ebbene sì, lo devo ammettere: questa puntata è forse la migliore della seconda stagione. Certo, per “migliore” intendo dire che raggiunge la sufficienza, ma i problemi ci sono e di sicuro non verranno corretti in questa stagione: ormai credo che il mood di questa serie sia ben delineato e che sarà difficile un radicale cambio di rotta.

Fatto sta che si comincia appunto con un dialogo di quelli che potremmo scrivere anche noi: la malinconia delle cose andate e perdute è stato usato centinaia di volte, ma alcuni riescono a renderlo magistralmente (qualcuno ha detto Lost?), altri invece lo fanno sembrare uscito da un libro delle elementari.
Sempre per quanto riguarda le cose telefonate, il ritrovamento di Karen – la sola viva in una fossa comune – è telefonato per due motivi: il fatto che anche lei ha avuto uno stretto rapporto con Tom quando era stato rapito, e perché ci voleva qualcosa che incrinasse prima e rafforzasse poi il rapporto Maggie-Hal, giunto ormai al suo zenit.

Però non possiamo fare finta di niente, e quindi dobbiamo anche ammettere che qualcosa di positivo c’è. Il ritorno di Pope, ad esempio, anche se era nei piani degli autori per forza di cose, riporta quantomeno un po’ di caos all’interno del gruppo, e una valida mina vagante che renderà tutto più interessante. Anche la scena tra Ben e Karen e tra la bionda semi-aliena e Maggie non sono male, soprattutto la seconda, dove ci mancava solo una vasca piena di fango per risultare perfetta. A parte gli scherzi, sono due scene in cui quantomeno la mia attenzione era attiva, anche se si capiva fin da subito che Karen non era quella Karen che avevamo riconosciuto, e che Ben sarebbe stato ammaliato peggio che il fratello.
Per la parte che riguarda Weaver mi fido di quello che hanno scritto gli autori, e cioè che quella operazione medica sia in effetti possibile: non intendendomi minimamente di medicina mi fido e posso dire che è un piano ben riuscito, anche se è comunque un po’ ridicolo che Weaver si riprenda così in fretta dopo che praticamente gli sta andando in cancrena la gamba.

Il finale di puntata aggiunge un minimo di adrenalina al tutto, spezzando ancora l’equilibrio familiare dei Mason e facendoci chiedere da che parte stia Ben: cercherà di dare una mano alla causa degli skitter o verrà preso sotto l’ala oscura dei mech?
Sinceramente, non è che aspettiamo con trepidazione la prossima puntata. Falling Skies rimane un prodotto mediocre per passare qualche sera in estate in completo relax, senza dover per forza filosofeggiare e discutere su quello che si è visto. Rimango comunque basito dal fatto che abbiano già rinnovato lo show per una terza stagione, ma questa è un’altra storia.
Aspettiamo la seconda parte di questa stagione, consapevoli che Falling Skies difficilmente migliorerà la sua qualità.

VOTO: 6