The Newsroom – 1×04 I’ll Try to Fix You


The Newsroom – 1x04 I'll Try to Fix YouLights will guide you home

and ignite your bones

and I will try to fix you”

(Fix You – Coldplay)

L’ultimo verso del ritornello dell’arcinota canzone dei Coldplay (che chiude l’episodio) dà il titolo al quarto atto della nuova serie di Aaron Sorkin e si pone un po’ come il collante di tutte le storie prese in esame. C’è da riparare al possibile licenziamento di Will, c’è da aggiustare il suo cuore infranto ormai da tre anni e, infine, capire cosa c’è ancora tra lui e MacKenzie dopo che il “it can be del primo episodio aveva preannunciato quantomeno un desiderio inespresso. Non solo: il triangolo Don-Maggie-Jim si fa sempre più ingestibile e, sebbene tutti abbiano capito cosa ci sia tra la giovane biondina e il più talentuoso dei giornalisti (Jim, per certi versi il vero alter ego del creatore), gli interessati sembrano far di tutto per ritardare il faccia a faccia decisivo, con il risultato di incrementare il tasso comico della storyline da un lato, ma con il rischio di allungare un po’ troppo il brodo dall’altro.

Le aspettative su quest’episodio giravano tutte attorno al cliffhanger che aveva chiuso il precedente, ovvero l’eventualità che la linea da media élite portata avanti da Will potesse costargli il posto perché we are playing golf, not fuc*ing around (per dirla con l’immortale Jane Fonda). Tutto ribaltato. Si riparte con la notte di capodanno, con i festeggiamenti e con un clima che favorisce l’affermazione dei toni da commedia rispetto all’approfondimento delle vicende lavorative del protagonista – geniale a questo scopo l’accanimento del più nerd dei giornalisti sulla possibile esistenza di Big Foot.

  • She doesn’t need to be fixed up, honey”

The Newsroom – 1x04 I'll Try to Fix YouL’affaire tra Jim, Don e Maggie in quest’episodio guadagna spazio e si afferma come qualcosa di più di una trama secondaria, ponendosi in alcuni punti come l’asse portante della narrazione, oltre che fattore risolutivo del caso giornalistico dell’episodio. Si assiste ad uno dei momenti simbolicamente più efficaci già in apertura, quando, mentre tutti festeggiano il nuovo anno, Jim è intento a lavorare; Maggie si avvicina e gli chiede cosa stia facendo proprio in quel momento e di tutta risposta si sente dire che sta lavorando a ciò che è stato trascurato durante l’anno. Sebbene in quel momento stesse parlando da giornalista, Jim si riferiva in secondo grado al loro rapporto e alle sue potenzialità ancora inespresse. Ciononostante il “tafazzismo” dei due continua a battere record su record e, se nello scorso episodio era Jim a spingere la donna tra le braccia del suo compagno, questa volta è Maggie, abbondantemente influenzata da Don, a creare ad hoc un appuntamento tra Jim e Lisa, coinquilina di Maggie. Attorno a questo incontro si gioca una partita che vede Don come unico vincitore, astuto nell’attirare in trappola i due “predestinati”. Ciò che fa è dar luogo ad un clima a lui favorevole alimentando la tensione, sicuro che Jim potesse in buone fede mentire alla donna; Don è abile nel creare un contesto, operazione centrale nel finale dello scorso episodio e che ritornerà di gran carriera nella seconda parte di “I’ll try to fix you”.

  • The chocolate soufflé in this menu is a guilty pleasure”

The Newsroom – 1x04 I'll Try to Fix YouLa prima parte dell’episodio è anche il momento in cui si osserva Will, il suo rapporto con le donne e con la presenza costante di MacKenzie, come fantasma, come termine di paragone, come fonte di sofferenza. Nonostante i toni da romantic comedy, Will non cela un atteggiamento abbondantemente figlio della relazione passata con la produttrice esecutiva: quella che a più riprese viene chiamata “missione di civilizzazione” delle donne che incontra, non è altro che il riverbero di Mac nella sua esistenza, la tendenza a disprezzare e/o modificare tutto ciò che non si rispecchia nel suo termine di paragone privilegiato, nel suo grande amore del passato. Anche in questo caso Sorkin è estremamente puntuale nell’intrecciare la vita privata con quella professionale e nello specifico il rapporto con le donne assume il ruolo di pietra angolare. Civilizzazione del genere femminile per Will vuol dire fare in modo che tutte siano come Mac, anzi, che tutte siano come l’idea che lui ha di quest’ultima. L’autore utilizza senza compromessi di sorta uno dei luoghi comuni maggiormente diffusi, cioè quello che vede nel consumo femminile di riviste di gossip il segnale incontrovertibile dell’irrimediabile superficialità delle donne che le leggono – salvo scoprire che di gossip non si può parlare solo con i rozzi estetisti ma anche con i colti psicanalisti. Gli incontri galanti di Will rappresentano quasi una sequenza a episodi sulla difficoltà dell’anchorman di accettare coloro che si discostano dall’ideale di donna che ha in mente e i tabloid sono solo una delle funzioni possibili, ma anche l’unica, se si considera la loro incidenza sulla vita professionale ad una lettura di secondo grado.

  • I’m not fuc*ing around, Charlie!”

The Newsroom – 1x04 I'll Try to Fix YouSorkin, infatti, dimostra tutte le sue qualità intessendo un episodio diviso in due tronconi praticamente speculari, in cui il primo è dominato da toni da commedia – sfruttando come pretesto i festeggiamenti – che spiazzano nettamente le attese del pubblico, voglioso di conoscere il destino del loro beniamino. Si rimane a bocca aperta però quando si apprende che tutta la seconda parte, quella che finalmente soddisfa i desideri spettatoriali, poggia sulle vicende della prima, solo osservate da un altro punto di vista. Sul finire dello scorso episodio Leona (Fonda) dice a Charlie che per licenziare Will avrebbe creato un contesto adatto, una situazione in cui la sua presenza potesse diventare dannosa per la produzione. Le riviste di gossip diventano a questo punto l’escamotage perfetto, la vetrina nella quale ostendere Will in tutte le sue nudità, il mezzo con il quale operare un ficcante e logorante “dossieraggio” mediatico – oltre che il contrappasso dantesco per il protagonista, che in un primo momento le disprezza per l’esposizione in prima pagina di Jennifer Aniston, per poi finire egli stesso in copertina. Tra le tante vicende private pubblicate c’è forse la battuta più bella della puntata con protagonista una donna che Will frequenta per una notte, decisamente focosa, munita di marijuana e di una pistola e che allo sgomento di Will risponde: “I’m a Southern liberal, dude. It’s Northern liberals who are afraid of sex and guns”

Il crescendo finale però sistema le cose, divenendo per certi versi una sintesi della poetica di Sorkin, astraendo il discorso all’epica lotta tra il bene e il male, dove il primo vince grazie alla ostinazione e alla fiducia verso una professionalità più volte elogiata dall’autore e predicata ciecamente dai suoi personaggi. Nel rimarcare la propria idea di giornalismo, Will si distingue per comicità quando espelle dalla riunione una giornalista che voleva inserire nel telegiornale le code per l’acquisto dell’I-Pad come notizia di rilevanza nazionale; e per acutezza quando afferma che Michelle Buchmann ha un difficile rapporto con la realtà. Ciò è tanto più efficace se si considera la contraddittorietà del personaggio, per molti versi un liberal, ma dichiaratamente repubblicano.

Concludendo, The Newsroom si conferma una delle più interessanti novità della stagione, ribadendo la fertilità della penna di Sorkin e smentendo il possibile appagamento a seguito dei numerosissimi premi ricevuti.

Voto: 9

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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