Boardwalk Empire – 3×02 Spaghetti & Coffee 1

Ad una settimana dalla lenta, seppur convincente, ripresa dello show di Terence Winter, iniziamo a percepire più chiaramente con questo secondo episodio i futuri assetti e i possibili sviluppi narrativi di personaggi nuovi e vecchi.

Questo Spaghetti & Coffee è geograficamente diviso tra Atlantic City e New York, con la premiata ditta Rothstein/Thompson in affari nella grande mela. Nucky ha infatti intrapreso una nuova forma di business, che non prevede, almeno in teoria, forme di mediazione. Non dimentichiamoci comunque che all’inizio di questo 1923 i pericoli maggiori risiedono non solo nei palazzi dei potenti, ma anche e soprattutto sulla strada tra AC e NY (e di questo il maggiore responsabile è l’interessante Gyp Rosetti), vera e autentica patria della violenza criminale.

L’episodio restituisce alle cronache uno sciupato Eli, il quale, scontata la pena di essere il Thompson meno scaltro, cerca una lenta ripresa nel mondo reale. Il reintegro è difficile, sia sul piano familiare che su quello più propriamente “business”. Da un lato, infatti, il figlio maggiore Will si è ottimamente calato nella parte del capo famiglia; dall’altro, l’ex sceriffo si ritrova di nuovo costretto a lavorare per il fratello gangster, seppure indirettamente (il posto di tuttofare-carpetbagger è infatti già occupato da Mr. Sleater,  che a dirla tutta sembra piuttosto adatto al ruolo – quando non si distrae con la moglie del suo assistito).

Margaret  è forse il personaggio, al pari di Gyp, da cui è lecito aspettarsi la parabola narrativa più significativa in questa terza stagione. La forza morale che l’irlandese ha necessariamente sotterrato nel corso della prima parte della sua relazione con Nucky, sta cominciando a venir fuori, seppure in modalità ancora confuse. Se da un lato è apprezzabile la spinta femminista, non si può fare a meno di notare (e occasionalmente infastidirsi, nel mio caso) la remissiva sudditanza con la quale la donna approccia chiunque. Margaret è mossa da ideali certamente compassionevoli e di buon senso, ma dovendo fare i conti con l’onnipresente aura del marito, sente sempre la necessità di chiedere giustificazioni morali a se stessa piuttosto che agli altri, prima di agire. È talmente oppressa dalla spinta di sentimenti contrastanti (“I’m frustrated? [..] You’re doing it again […] blaming me for something..”) da sentirsi preventivamente in colpa per qualunque cosa. C’è da aspettarsi un’esplosione futura che faccia crollare il suo classico aplomb, molto probabilmente sullo sfondo di un contrasto di valori col marito, che di sicuro non brilla per femminismo, empatia o scrupoli morali.

Per quanto riguarda il versante maschile, che Gyp fosse una bomba ad orologeria si era capito sin dalla première, e in questa 3×02 ne abbiamo la conferma. Se nel primo episodio non ha mostrato remore nel confrontarsi verbalmente con “l’intoccabile” Enoch, ora lo vediamo passare all’azione, danneggiandolo materialmente. La mossa che impedisce all’ingente spedizione di booze di andare in porto è un misto di pianificazione strategica e sfrontata improvvisazione (le richieste al ragazzo, l’incontro con lo sceriffo). È senz’altro il personaggio attualmente più ambizioso, per il quale si prospettano grandi sviluppi e altrettanti scontri, in opposizione a chi, nel tempo e soprattutto nel sangue (il cadavere di Darmody è ancora piuttosto caldo), detiene il potere in quasi tutta la East Coast. Una pecca, se vogliamo necessaria, di questa puntata, è l’aver trascurato gli arrembanti giovani “rottamatori” (Al Capone su tutti), che siamo sicuri ritroveremo già a partire dalla 3×03.

Interessante aver ritrovato il (magnifico) personaggio di Chalky White, impegnato per ora a fare il padre di famiglia. Emblematico è l’avvicendarsi di punti di vista nella storyline dei niggers: inizialmente è Samuel a dover guadagnare l’approvazione di Chalky per avere la mano della figlia, mentre in seguito sarà proprio Mr. White a dover convincere Maybelle a un matrimonio di convenienza se non altro economica, allontanandola da un futuro di frivole poesie o, peggio, da una vita come quella del padre.

Last but not least: Nucky. Perso nei meandri del business e dell’adulterio, in questo episodio non colpisce per l’efferata freddezza esecutiva o per alcuni suoi tipici giochi di potere. Trattandosi pur sempre di un ex politico, emerge la capacità di Enoch di apprezzare la retorica quando conduce dritta al pragmatismo e agli affari. Una prima occasione è servita al momento dell’incontro con il nuovo middleman newyorkese Mr. Means (=“Il signor Mezzi”, cognome perfetto per un intermediario), che infatti, con i suoi discorsi autoreferenziali e una buona dose di riservatezza, convince Nucky a pagare (“How would you judge a man you could buy within five minutes of meeting him?” – Mr. Means). Un secondo momento è con A. Rothstein: stavolta è Nucky a condurre le danze e riesce a rafforzare, grazie alla sola eloquenza, il suo rapporto economico con il gangster di NY (“..if you were trying to be obviuos, you’d never be THAT obvious” – Nucky).

Al di là di ogni considerazione su ritmo e appeal estetico, Boardwalk Empire andrebbe inserito nel vocabolario delle serie tv alla voce “scrivere bene un drama“. È risaputo che lo show ha da sempre la caratteristica (non necessariamente un difetto) di essere un po’ lento per alcune utenze; tuttavia sceneggiatura, cast e fotografia sono da sempre valori aggiunti, che hanno dato solidità a tutte le stagioni viste finora e che, possiamo immaginare, non deluderanno nemmeno in questa terza. “Spaghetti & Coffee” è comunque una puntata che ci dà conferme in questo senso, se mai ce ne fosse bisogno.

Voto: 7 ½