La scorsa stagione, Letters of Transit aveva introdotto in Fringe una delle tematiche tra le più affascinanti e seducenti della narrativa fantascientifica, ovvero quella del futuro distopico. Era una svolta all’epoca sicuramente imprevedibile e sorprendente, ma comunque perfettamente coerente con l’evoluzione naturale della serie.
In una quarta stagione alquanto opaca e sottotono, quell’episodio, tanto inaspettato quanto suggestivo, è riuscito a far crescere l’hype necessario per attirare anche il fan più scettico verso l’ultimo e quanto mai interessante capitolo della serie. A mesi di distanza da quel succoso antipasto, l’aspettativa per la portata principale era infatti elevatissima e, dopo questo primo boccone, non possiamo che considerarci soddisfatti e soprattutto affamati.
Del resto, è difficile resistere al fascino oscuro e decadente di un regime totalitario in stile 1984, in uno scenario dove ci si sente oppressi e controllati ovunque da degli esseri come gli Osservatori, capaci di leggerti dentro e di guardare addirittura il tuo futuro. Quello in cui ci troviamo è un mondo dove libertà, individualità, comunità e immaginazione sono ormai concetti fantascientifici, degni di sostituire i vari termini come pirocinesi, wormhole e transumanismo nella nuova e magnifica sigla della serie.
Gli autori, ben consapevoli di questo, lasciano da parte, almeno per ora, quanto accaduto nella conclusione della scorsa stagione, e decidono di ritornare subito nel 2036 ricollegandosi così al finale della 4×19. Dell’arco di tempo intercorso tra il vecchio presente e il nuovo futuro, ci viene mostrato solo un breve, caotico, ma efficace, flashback onirico di Peter, che ci racconta il giorno dell’arrivo degli Obsevers.
L’inquietudine e il terrore, amplificati dalla confusione di un montaggio volutamente frammentato e disordinato, la fanno da padrone nella prima, intensa sequenza dell’episodio, dove viviamo con ansia i primi istanti dell’invasione: così, palazzi interi che vengono letteralmente vaporizzati in un battito di ciglia, lampi tanto luminosi quanto letali che precipitano dal cielo, la marcia inesorabile degli Osservatori che compaiono dal nulla e che non lasciano scampo, si alternano alle immagini di un Peter sempre più terrorizzato per la sorte della figlia, che nel trambusto generale scompare senza lasciare traccia. Solo poco dopo, verremo a sapere che lui e Olivia non rivedranno Henrietta fino al momento del loro risveglio dall’ambra 21 anni dopo.
“I found her. More to the point, she found us”.
Il filo conduttore della puntata sembra proprio essere il ricongiungimento: così come il Transilience Thought Unifier Model-11 serve a ricollegare i pensieri sconnessi nella mente di Walter (contenenti il piano di September per sconfiggere gli Osservatori), questa season premiere ha la funzione di riunire i vari membri della famiglia, sconfitti e separati dalla guerra, in un ricongiungimento che, nonostante il recupero repentino (forse troppo) di Olivia, si completa soltanto dopo il salvataggio di Walter.
L’episodio ci regala diversi momenti familiari fra i componenti della famiglia Bishop, che sebbene siano molto toccanti, non sfociano mai nello sdolcinato o nel melenso. Fringe, infatti, non cade in scene troppo melodrammatiche, preferendo un taglio più pacato, improntato a portare in scena brevi momenti di intimità, condivisi quasi sempre fra pochi protagonisti. La recitazione che adoperano gli attori per trasmettere al pubblico i sentimenti dei personaggi è delicata e mai sopra le righe.
La scena tra Olivia e Etta ne è l’esempio perfetto: Anna Torv riesce a comunicare lo stupore iniziale, la felicità di aver ritrovato la figlia e il rimpianto del tempo che non hanno potuto trascorrere insieme (“The last time I saw you, you were three years old. […] You were three years, one month, and five days”) senza versare neanche una lacrima, ma facendo tutto con gli occhi e con una espressività appena accennata. Il tutto, accompagnato in maniera egregia da una colonna sonora mai invadente, che resta muta per gran parte della sequenza, per poi emergere lentamente nella parte finale dell’abbraccio.
Ricongiungersi ad Henrietta permette a Peter e ad Olivia di riavvicinarsi a loro volta: i due, infatti, dopo la scomparsa della figlia, non riuscendo ad affrontare insieme il dolore, avevano finito per perdere il loro rapporto, al punto tale che Peter, spinto dalla ricerca della bambina, aveva deciso di lasciare la squadra.
Un altro momento familiare degno di essere citato è il dialogo fra Walter e la nipote (“To me, you will forever be a little girl”), con quest’ultima che ringrazia il nonno con un bacio per averla portata sulle giostre quando era piccola, anche se non se ne ricorda. Una scena davvero molto tenera.
“There is no hope… for you. Nothing grows from scorched earth”
L’altro filone dell’episodio è quello che riguarda Walter e il piano di September per sconfiggere gli Osservatori. Nonostante le estreme resistenze di Bishop alle capacità telepatiche di Windmark, quest’ultimo arriva a scoprire l’esistenza del piano all’interno della mente dello scienziato, anche se non riesce a ricomporne i pezzi: l’unica cosa che l’osservatore giunge ad intravedere nei ricordi di Walter sono delle misteriose “pietre” di cui però ignora completamente la funzione.
Il trattamento utilizzato dal capo degli Osservatori finisce, però, per cancellare nella mente dello scienziato (irreversibilmente, secondo Etta) quei ricordi fondamentali che il Transilience Thought Unifier Model-11 doveva riunificare per rendere chiaro il piano di Semptember, rendendo così inutile, almeno temporaneamente, il marchingegno recuperato da Olivia.
Ma proprio quando Walter si fa prendere dalla rabbia e dallo sconforto, ecco che il destino gli manda un ennesimo segno di speranza, sotto forma di un fiore giallo che cresce dalla terra bruciata. Le parole dette da Windmark durante l’interrogatorio vengono così subito smentite davanti ai suoi occhi durante l’ascolto di un brano musicale (“Music helps you shift perspective, to see things differently if you need to… like hope“). Dopo l’indimenticabile Tulipano Bianco, un fiore in Fringe torna a ricoprire un ruolo simbolico molto importante: questa volta, però, si tratta di un Dente di leone, anche questa una scelta non casuale visto che è lo stesso tipo di fiore di cui la piccola Etta sparge i semi all’inizio della puntata, il giorno dell’arrivo degli Osservatori.
Una sequenza finale semplicemente magnifica, che trova il suo accompagnamento ideale in “Only you” dei Yazoo.
Voto 8,5
Note
- Questo continuare ad insistere sull’inquinamento dell’aria, mi fa pensare che il piano di September possa avere a che fare proprio con questo.
- Complimenti a chi ha selezionato Georgina Haig per il ruolo di Henrietta, casting perfetto!
- Ogni volta che John Noble è davanti alla telecamera dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che gli Emmy sono i premi più sopravalutati della storia – 4 anni e neanche una nomination… Shame on you, academy! Shame on you!
- “Resistance is futile” – Gli osservatore sono come i Borg
- La parola dei Glifi è Doubt
- L’osservatore è… ehm.
- Egg sticks
“Complimenti a chi ha selezionato Georgina Haig per il ruolo di Henrietta, casting perfetto!”
…e…
“Ogni volta che John Noble è davanti alla telecamera dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che gli Emmy sono i premi più sopravalutati della storia – 4 anni e neanche una nomination… Shame on you, academy! Shame on you!”
Basterebbe leggere solo questi due commenti finale per capire la buona riuscita di questa splendida recensione!
una recensione molto “rosa” nel senso che sembra scrtta da una mano femminile! (Attenzione Joe non è una critica)
Ho apprezzato il cambio di tono, ma sono ancora molto deluso della scorsa stagione che dovrò faticare un po’ per riprendere l’entusiasmo verso Fringe. Ma so già che me le vedrò tutte!
Noble non meritava solo l’Emmy, ma anche un Oscar, un Leone d’oro e pure il Nobel. E’ un attore meraviglioso
Io ho odiato profondamente la quarta stagione fin dal primo episodio. Sapevo che la scomparsa di Peter alla fine della terza non avrebbe portato niente di buono, ma solo “perdita di tempo” e purtroppo così è stato. Come ho detto anche nella recensione della 4×21 ( https://www.seriangolo.it/2012/05/11/fringe-4×21-brave-new-world/ ) l’arrivo di “Letters of Transit”, per certi versi, non ha fatto altro che uccidere anche quel poco di interesse che quella stagione era riuscito a suscitare, ma allo stesso tempo ci ha fatto annusare una rinascita di Fringe sotto una nuova e attraente forma, generando un Hype enorme per questa nuova stagione.
E’ come se Fringe, dopo aver toccato il suo punto più basso, ricominciasse non propriamente da 0, ma da 5 prendendo i punti cardini della serie, i suoi personaggi, e portandoli in un scenario inedito, un mondo tutto da scoprire e questo non può che essere un bene.
Ovviamente ora sta a loro non sprecare quest’occasione.
Anche con la quarta hanno provato a fare un operazione di questo genere, ma fallendo miseramente visto che hanno basato il tutto su dei personaggi che non erano più loro, ma una copia sbiadita di se stessi. In questo caso i presupposti sono completamente differenti.
Per il tocco “rosa”, non so che dire. XD Sono un tipo sensibile XD.
Penso che questa tua sensazione dipenda molto dal fatto che da una premiere simile poteva dar adito a vari argomenti di natura scientifica, ambientale, antropologica ed anche politica. Ma io, per i motivi elencati su, ho preferito concentrarsi sui personaggi perché molto della riuscita di questa ultima stagione dipenderà dal loro sviluppo e dalla loro capacità di affrontare insieme questa nuova minaccia.
complimenti per la recensione, sei riuscito ad entrare nelle tematiche che contano con maestria e leggerezza ( senza farle pesare, quindi)
Per rafforzare il concetto sul grande John Noble vedo e rivedo il finale di questa stupenda apertura di stagione e, essendo un divoratore di serie tv, posso affermare con tutta sobrietà che nessun’altro attore in circolazione al momento ha la mimica facciale del nostro Walter. Riguardatela se volete, qui: EDIT.
E’ vietato postare link per il download
mi scuso