Dopo i recenti tragici eventi, The Walking Dead rallenta il passo e, come è giusto che sia, si prende il tempo per commemorare, tirare le fila di alcuni discorsi e continuare a disporre le pedine per il futuro. Si sprecano i contrappunti tra i due scenari ancora divisi, in un continuo oscillare tra vita e morte che scava a fondo nei personaggi.
Woodbury e la Prigione. La faccia della Vita la prima, il volto della Morte la seconda. Tanto una rappresenta l’utopia di Speranza (come la Fattoria), quanto l’altra incarna il suo opposto: l’emblema della disperazione.
Ed ecco dunque che, in questo episodio, le due locations vengono messe tematicamente a confronto, in una sorta di danza tra la vita e la morte: la festa di Woodbury e le tombe della Prigione, i vagiti della neonata e i rantoli di Penny, la figlia del Governatore (fatta apparire non a caso ora); i momenti di tenerezza di Daryl & Co. e la barbarie dell’Arena; la diffidenza di Michonne e l’apertura al mondo di Hershel verso i nuovi arrivati; i nomi dei bambini scritti sui muri dell’asilo e i nomi dei morti (o zombificati) sul quaderno del Governatore.
Il tutto ci riporta a ritmi lenti, riflessivi, al susseguirsi di momenti privi di azione, con molti silenzi e giochi di sguardi. Era un difficile esame per una stagione che era partita con l’intenzione di porsi in antitesi col passato, ma proprio in virtù di questa compattezza tematica, la prova è stata superata a pieni voti. Certo, c’è ancora una certa frammentarietà nel passare continuamente tra scenari che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro, ma il gioco di renderli uno il rovescio della medaglia dell’altro già li unisce, sebbene non ancora in senso fisico (e chissà che non siano un’ancora dispersa Carol e Michonne a fungere da anello di congiunzione tra i due mondi).
Mentre intanto nella Prigione si piangono i morti, a Woodbury proseguono le (dis)avventure e le diatribe di Miss Allegria e Miss Scaltrezza. Per quanto la nostra blondie conservi costantemente un’espressione ebete da folgorazione mistica di fronte ad ogni cosa che vede o sente, bisogna spezzare una lancia a suo favore, perché l’atteggiamento più incomprensibile tra le due appare invece proprio quello di Michonne. Quello che noi spettatori abbiamo visto, le due donne non possono nemmeno immaginarlo, per cui va bene il sesto senso, va bene la personalità diffidente, ma il discorso di Andrea non fa (stranamente) una piega. Almeno fino a quando, ormai sola e alla mercé del Governatore, non si trova paracadutata sul set di un’altra serie tv.
Le incitazioni barbariche della folla sono praticamente uguali (al limite della citazione volontaria) al modo in cui il popolo romano dell’Arena reclamava botte e sangue negli scontri gladiatorii di Spartaco nella serie di Steven S. DeKnight. Si inizia così a svelare il marcio anche in questo ennesimo tentativo di “ri-civilizzazione” dell’umanità e la suddetta scena, ben costruita e che ci riporta al Merle troglodita non civilizzato che avevamo conosciuto nella prima stagione, segna la prima crepa nella visione idilliaca che Andrea ha del luogo, oltre a smuovere le acque finalmente anche in direzione esterna: Michonne è fuori, Andrea magari cercherà di fuggire (con l’aiuto del doctor?), verranno probabilmente seguiti e da lì si arriverà forse all’incontro tra i due gruppi.
L’immagine unitaria della comunità di Woodbury si scontra in modo netto con quella dei personaggi alla Prigione, che ritroviamo nuovamente divisi come ai tempi che furono. Anche registicamente, i nostri protagonisti vengono abilmente isolati: Carl e Beth nella prigione, Rick per conto suo, Hershel a vagare da solo, Glenn a scavare tombe, Axel e Oscar a tentare di dare una mano ovunque sia possibile, Daryl e Maggie a cercare il latte per la neonata. Non a caso, tornano i riferimenti alla seconda e bistrattata (ingiustamente) seconda stagione: non solo il richiamo continuo a Sofia, ma anche la rosa Cherokee, che per Daryl e Carol era stato il segno della speranza nel ritrovamento della bambina. Tutto improvvisamente sembra ritornare a quei momenti, a quello smarrimento, a quel profondo senso di disperazione.
Se però il colpo di scena di Sofia era stata la mazzata finale che i protagonisti avevano dovuto subire, qui ci pensa Little Ass Kicker (ci dispiace Carl, tenerissima la scena in cui ricordi la moria di donne che c’è stata in The Walking Dead, ma sulla scelta del nome ha vinto Daryl) a ricompattare il gruppo. Di nuovo Vita e Morte a confronto, con al centro papà Daryl, il personaggio che fino ad ora (aspettiamo l’incontro col fratello) ha avuto l’evoluzione maggiore in positivo. In quel senso di appartenenza e di familiarità (cui allude Glenn nel dialogo con Hershel), che tra l’altro ormai attraversa quasi cinque generazioni (gli anziani, gli adulti, i giovani, il bambino, la neonata), tutti riescono a trovare un minimo di serenità. Escluso uno.
Se la fattoria rappresentava quell’Utopia alla quale i personaggi non erano riusciti ad aderire, la Prigione li sta progressivamente inglobando. Ce lo dimostra Rick, che in questo episodio sembra essere diventato un tutt’uno con l’ambientazione, che fin dall’inizio ha simboleggiato la sua personale discesa agli inferi. Tutto, dall’accetta che porta con sé, ai corridoi labirintici, fino ad alcune inquadrature, richiama The Shining e il percorso di un uomo verso gli antri più bui del proprio inconscio. C’è poi anche il quaderno del Governatore a ricordare l’ossessivo “Il mattino ha l’oro in bocca” del film di Kubrick, il che non fa che avvicinare ulteriormente i due personaggi.
Le ultime scene, in una puntata molto psicologica, vengono dedicate alla trama e ad alcuni misteri introdotti: che fine ha fatto Lori? Sul serio se l’è mangiata (ossa e vestiti compresi) lo zombie su cui poi si scaglia Rick? E allora perché a terra è rimasto proprio solo il proiettile che Carl ha sparato? E soprattutto, chi c’è dall’altro lato del telefono? Lori? Carol? Finisce tutto con un “Hello?“, unica parola pronunciata da Rick in tutto l’episodio. Uno squillo, un suono che spezza il silenzio, un richiamo dall’alto, una parola per tornare in sé, per tornare in vita e non abbandonarsi alla morte.
Voto: 7,5
Note:
QUI trovate i punteggi di questo episodio del nostro fantagioco The Walking Game.
Forse la puntata meno entusiasmante di questa terza stagione (attenzione,non ho detto brutta), che però è sempre migliore del 80% delle puntate della seconda stagione… Detto questo la storyline della prigione va avanti in maniera esemplare,con il gruppo che fa il gruppo e Rick che cerca di elaborare il lutto a suo modo; ho trovato tutto perfettamente coerente con la linea seguita nella terza stagione dal gruppo. La storyline del governatore, invece, mi è sembrata molto forzata (non parlo del rapporto fra Philippe ed i walkers,ma della gestione della città)… E’ difficile far rendere l’idea, però trovo poco realistico il modo in cui TUTTA la città sia completamente ai piedi di quest’uomo… Non metto in dubbio che li abbia salvati,non metto in dubbio che sia carismatico e convincente, però c’è un limite di idolatria in tutto e l’arena con i gladiatori che combattono gli zombie mi è sembrato eccessivo. Più che altro ho trovato eccessivo il fatto che SOLO Andrea la trovasse una cosa controproducente,inutile,stupida etc etc…
Su Michonne credo che si sia immersa talmente tanto nel personaggio (e secondo me vede ancora lontano il tempo della “pace”) che non riesce ad abbandonare il suo spirito guerriero e selvaggio per immedesimarsi in una realtà pacifica; sarà interessante vedere un Flashback suo prima dell’Apocalisse, ma per il momento mi sembra che la sua sia una reazione coerente col personaggio.
Ultimo appunto sul finale… Non so chi ci possa essere dall’altra parte del telefono (Lori credo sia impossibile xD), però non vedo la preoccupazione su dove sia il corpo di Lori… Secondo me Rick non stava cercando lei,ma un oggetto (anche solo di valore simbolico) che lo potesse tenere legato a Lori per sempre,io l’ho interpretata così.
Ps:Mi sono perso un passaggio,ma perchè pensate che ci sia Carol al telefono??? Non è con gli altri del gruppo???
Carol è dispersa da quando si è separata da T-DOG, da quella scena non si è più vista. Hanno ritrovato solo il suo foulard. Ah, tra l’altro…non la cercano???? Nessuno?? Non muovono un dito??
Non mi soffermo sulla tenerissima scena di Daryl con la bimba, (adoro il personaggio, non sarei obiettiva)…..Io sto trovando questa “discesa agli inferi” di Rick vagamente eccessiva….torno a dire….ha passato mesi senza degnare la sua povera gravida moglie di uno sguardo, adesso muore e da di matto??? Ennò carino, un bel VAF******O fossi stata in Lori te lo saresti sentito dire!!!!!!
P.s: Avendo letto i fumetti da cui è tratta la serie so chi c’è all’altro capo del telefono XDXDXD
Ah ok non mi ricordavo di Carol (anche perchè appunto NESSUNO l’ha cercata seriamente)!!!
Su Rick invece credo che abbiano gestito alla grande la sua reazione; l’ho trovata realistica (sia la reazione appena saputa la notizia sia la sua reazione psicopatica) e coerente con la situazione…
Secondo me si sente anche in colpa per non aver vissuto in maniera decente i suoi ultimi momenti con lei,ed un pò di frustrazione credo sia umana (anche perchè gli zombie come valvola di sfogo sono più che perfetti in casi come questi xD)
Sul fatto di sapere chi c’è dall’altra parte del telefono ti invidio molto 😀 , anche se credo che NON aver letto il fumetto avvantaggi molto nel vivere appieno lo show, essendo un purista leggendo il fumetto probabilmente non troverei la serie all’altezza…
Guarda, la serie è fatta davvero davvero bene rispetto al fumetto, cambiano solo pochi personaggi (ad esempio non esistono Amy e Daryl, al loro posto ci sono altre persone)…più che altro la serie tv si discosta in senso temporale, gli avvenimenti non succedono proprio in questo ordine e qualche situazione non esiste (vedi il centro di ricerca). Per il resto ci siamo!
Se ti piacciono i fumetti di alto livello, te lo consiglio!
@MarkMay: io la scena dall’Arena l’ho vista ormai come un appuntamento consolidato ormai a Woodbury… una sorta di tradizione che i cittadini stessi hanno voluto creare… poi ci sarà sicuramente chi non vi prenderà parte perché non d’accordo e chi ci si è adeguato volente o nolente (vedi il dottore)! Su Michonne, sono d’accordo con te, il mio appunto derivava dal fatto che troppo spesso leggo: “quanto è cretina Andrea a non capire che…”, quando invece mi sembra del tutto legittimo che pretenda un qualcosa di più di un “Non mi fido” per rinunciare dopo mesi di inverno e di vagabondaggio a una realtà come Woodbury.
@Ambrosia: io credo che Rick in realtà amasse ancora Lori, tanto che nelle ultime puntate si stavano lentamente riavvicinando! In generale, la sua reazione la vedo come la summa di tante cose: la morte della moglie, l’aver lasciato che fosse Carl a ucciderla, l’ennesima sconfitta e l’ennesimo peso sulla coscienza di un’altra persona che non è riuscito a proteggere (questa volta più vicina a lui di chiunque altro)! Su di lui è un continuo accumularsi di stress, pressioni e fallimenti che hanno portato a questo, per cui tutto sommato la trovo coerente come reazione…
io mi son spoilerata la telefonata,per una mia motivazione personale.Comunque spero vivamente spieghino che fine ha fatto lori,perchè pure se fossero stati altri zombie a divorarla non si è mai visto che divorassero pure le ossa..e senza lasciare tracce per terra???fail clamoroso.Per il resto, Rick mi sta piacendo sempre di piu,sia lui che l’attore,una performance difficilissima da mettere in pratica per qualsiasi attore,e lui ha reso benissimo.
EDIT: Ti abbiamo modificato una frase, che poteva essere spoiler per chi non legge il fumetto.