Homeland – 2×10 Broken Hearts 1


Homeland - 2x10 Broken HeartsDopo il finale a sorpresa dello scorso episodio, che ha accentuato i dubbi e le curiosità su Quinn, era attesa una puntata che da un lato andasse a fondo circa quest’ultimo e dall’altro prendesse la rincorsa per il gran finale. Le aspettative sono state pienamente confermate.

Arrivati a questo punto non c’è più spazio per complicare la situazione, non c’è più tempo per inserire trame secondarie che sarebbero in ogni caso trascurate in favore di quelle principali, oppure avrebbero l’effetto di annacquare la potenza della narrazione. Per queste ragioni le questioni legate a Dana e Finn trovano finalmente una sorta di scioglimento virato con i colori della redenzione del giovane milionario. Non solo, la figura di Mike, che per certi versi poteva apparire controproducente all’agilità del racconto, trova un suo incastro perfetto nella relazione più complessiva tra Brody e la sua famiglia, in una condizione in cui l’altro polo, Carrie, è in estremo pericolo.


That’s paranoia

Homeland - 2x10 Broken HeartsIl paranoia movie è un preciso filone cinematografico sorto in America negli anni Settanta a seguito dei traumi scaturiti dalle morti dei fratelli Kennedy, di Martin Luther King e soprattutto dal caso Watergate. Film come La conversazione (Coppola, 1974) e Perché un assassino (Pakula, 1974) riflettono in maniera paradigmatica la sensazione di spaesamento, di sfiducia nella politica e nelle istituzioni che si palesava in quegli anni. Quando due anni fa l’AMC trasmetteva Rubicon – bocciato ingiustamente dopo una sola e degnissima stagione – in molti hanno fatto riferimento a questo filone cinematografico come referente principale. In questa seconda stagione e nel presente episodio in maniera ancora più accentuata, Homeland non sta mancando di toccare quelle corde, mostrandoci tutta l’opacità di un potere nascosto che, attraverso l’autorità delle istituzioni, nasconde segreti sconosciuti e per questo ancora più spaventosi. Emblematico da questo punto di vista il dialogo d’apertura tra Saul e il misterioso Dar Adal, che scopriamo essere uno di quelli che stanno dall’altra parte dell’orizzonte morale del Nostro, uno di quelli che si sporcano le mani, non a caso tra i superiori di Quinn. Non si sa ancora cosa stia accadendo all’interno della CIA, non lo sa nemmeno Saul, ma nel finale è chiaro che presto lo scopriremo.


Bigger Than Life*

Homeland - 2x10 Broken HeartsL’arrivo di Brody alla suite d’albergo in cui la sua famiglia è stata trasferita è forse uno dei segmenti più intensi e meglio costruiti dell’episodio. La sua entrata in scena interrompe materialmente uno dei momenti di maggiore complicità visti fino ad ora tra Jessica e Mike; con i tre nella stessa sala, si ripropone il gioco dei nomi per cui la donna chiama l’amante per nome e il marito per cognome, cosa che non fa altro che aumentare il senso di distanza tra i coniugi. Dopo la dipartita di Mike, i due hanno una conversazione in cui la tensione si taglia col coltello e dove la parola divorzio, sebbene mai pronunciata, è qualcosa di molto più concreto di un semplice fantasma. In questa sequenza gli autori sono perfetti nel mettere alla berlina tutte le ipocrisie della famiglia americana, di una borghesia sempre e comunque menzognera, dunque recidiva verso le proprie manie. Fortunatamente ad interromperli arriva una telefonata di Carrie che porta un filo di (temporanea) serenità in Brody, talmente volatile però da essere frantumata improvvisamente dallo schianto automobilistico.


“Who is the terrorist?”

Homeland - 2x10 Broken HeartsCarrie viene infatti rapita da Abu Nazir – o chi per lui – e portata fuori città in una vecchia fabbrica abbandonata dove, legata e imbavagliata, è usata come oggetto di ricatto dal terrorista per convincere Brody a collaborare in quella che si rivelerà l’uccisione a distanza del vicepresidente. Brody è inizialmente titubante, ma dopo un po’ il carisma del suo padre putativo, la sua purezza e ciò che prova per Carrie lo spingono a portare a termine quello che gli viene chiesto e a mantenere la promessa. Ancora più interessante però è il dialogo tra Carrie e Abu Nazir durante i momenti di prigionia della donna. Homeland dimostra in questo caso di poter creare scene di grande intensità anche senza Damien Lewis e conferma di essere uno dei pochi prodotti capaci di parlare di argomenti di stringente attualità senza mai essere banale o rischiare di cadere nella facile retorica a stelle e strisce. Nella disputa verbale e mentale tra i due su cosa è un terrorista, gli autori vanno in profondità nell’analisi delle responsabilità di un paese verso un intero popolo; dopo l’attacco di Carrie sulla follia di certi comportamenti del terrorismo islamico, gli autori ci offrono una magistrale contro-arringa di Abu Nazir in cui questi dispiega un monologo che è un’invettiva alle fondamenta dei modelli culturali statunitensi, alla loro ipocrisia e alla velleità degli ideali consumistici, offrendo una performance di raro magnetismo.


“I’m killing you!”

Homeland - 2x10 Broken HeartsTutta la seconda parte dell’episodio ci conferma poi come Homeland possa permettersi tranquillamente in diversi casi di mettere da parte la verosimiglianza (Carrie rapita in pieno giorno tramite un incidente d’auto, far esplodere un cuore grazie al controllo a distanza di un pacemaker, videochiamare con il terrorista più ricercato d’America senza il minimo sospetto di poter essere intercettati), in virtù di una regia perfetta, capace di costruire scene dall’elevatissimo ritmo. L’entrata di Brody nell’ufficio del VP è emblematica: un piano sequenza volto a mettere al centro la sua persona nella prima parte, per poi operare un lento processo di decentramento della figura umana dal quadro che, affiancato da inquadrature sempre più strette e da ripetuti dettagli (oggetti misteriosi, ripiani nascosti ecc.), incrementa al massimo il ritmo e la sensazione di claustrofobia di questo frammento narrativo. Lo scontro con il VP, infine, porta con sé una tensione emotiva (per Brody quasi liberatoria) tale da fare impazzire il cuore degli spettatori proprio come quello del candidato alla presidenza degli Stati Uniti.

Homeland offre un altro episodio di grande solidità e profondità: con il cliffhanger conclusivo dà il via alla corsa verso un finale che a quanto sembra dovrebbe rimanere sugli altissimi livelli dell’intera stagione.

Voto: 9

* Bigger Than Life (in Italia conosciuto come Dietro lo specchio) è un film di Nicholas Ray del 1956 che racconta le vicende di un’archetipica famiglia borghese americana, mostrando tutte le falsità, le ossessioni e i fantasmi che si nascondono dietro di essa.

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Un commento su “Homeland – 2×10 Broken Hearts

  • MarkMay

    Io stranamente ho considerato questo episodio (soprattutto la prima parte) un pò sotto la media rispetto a molti altri… Devo dire che la prima parte della puntata l’ho trovata piuttosto banale,soprattutto nella parte della storia dedicata al triangolo Carrie/Brody/Nazir (stiam parlando sempre di un capolavoro per cui per banale non intendo scritto,pensato o girato male, l’ho semplicemente trovato sottotono rispetto ad altre cose)… oltre agli errori tecnici evidenziati (ma tutto sommato digeribili,anche se l’incidente in auto di Carrie non mi ha fatto impazzire,anche se devo ammettere è stato piuttosto improvviso e d’effetto) ho trovato la prima parte un pò melensa e poco approfondita psicologicamente,e siccome Homeland si distacca dalle altre serie per la propria profondità e caratterizzazione dei personaggi e dei loro continui dubbi e incertezze ho trovato l’agire di Brody ed i dialoghi fra Nazir e Carrie non banali,però troppo schematizzati,ovvero non vi era il minimo dubbio in quello che dicevano e facevano, CI CREDEVANO PIENAMENTE, e se per Nazir è una cosa comprensibile ho trovato “strano” vedere un Brody correre ad aiutare Carrie senza il minimo pensiero laterale o opportunista che l’hanno sempre contraddistinto e vedere Carrie assolutamente presa dal suo amore patrio (che lei stessa aveva messo in discussione più volte,soprattutto nella prima stagione, con le proprie esperienze personali). Sinceramente ho giustificato la cosa con il poco tempo per poter approfondire il tema per cui non ne ho fatto un gran dramma (vista cmq una seconda parte di puntata semplicemente stupenda), aiutato soprattutto dalla scena della morte del VP che ho trovato la cosa migliore dell’episodio. Su Brody e moglie non mi esprimo più di tanto, lui ama Carrie (forse) e lei ama Mike, stanno insieme (e qui sta la critica alla società americana) solo per dare l’immagine della famiglia perfetta, ma era una cosa già ampiamente approfondita nella prima stagione per cui gestire la cosa sul non detto l’ho trovata la scelta migliore. Ho apprezzato anche il fatto che non abbiano accennato minimamente a Roya (anche se il trailer fa presagire ad un suo coinvolgimento nella prossima puntata) e solo in minima parte a Quinn, Dar Adal e Saul,lasciando aperti più fronti per le ultime due puntate. Beh che dire, non mi aspettavo una prima parte di puntata così insolita per Homeland ma devo dire che la voglia di vedere gli ultimi 2 episodi è molta per cui attendo con intrepida ansia questo finale di stagione xD