American Horror Story – 2×11 Spilt Milk


American Horror Story - 2x11 Spilt MilkGiunti a pochi passi dalla fine, gli autori di American Horror Story decidono di portare avanti la conclusione di alcune storyline e di approfondirne qualche altra, con risultati ora convincenti, ora dubbi, soprattutto se si considera che manca davvero poco alla conclusione di questo capitolo. Riusciranno a far quadrare tutte le folli storie nate fuori e dentro il Briarcliff? 

Dopo aver assistito alla chiusura di ben due sottotrame (quella di Evil-Mary-Eunice, fin troppo facile, e quella del Dottor Arden, più convincente e completa), arriviamo con Spilt Milk a quello che è un punto chiave della storia: l’uscita di Lana Banana dall’asylum e i suoi tentativi di distruggere l’istituto per sempre.

I’m tough, but I’m no cookie.

Che Lana fosse una dura c’era da aspettarselo, ma mai come in questa puntata è davvero lei la protagonista. La persona con cui abbiamo messo piede per la prima volta al Briarcliff finalmente riesce a scappare, sconfiggendo quello stilema horror che la voleva incastrata in una spirale di condanna, aiutata paradossalmente da due donne di fede: Mother Claudia (che con il suo “I want it pulled down and the earth salted” riferito all’istituto si guadagna una standing ovation) e soprattutto Sister Jude, della cui redenzione parlerò più avanti.

American Horror Story - 2x11 Spilt MilkIl percorso compiuto da Lana in questo episodio non è una parabola salvifica: la fuga dalla sua prigione, accentuata da uno split screen forse un po’ ridondante, illude solo per pochi istanti e quella sensazione di libertà e di rivalsa che un po’ tutti abbiamo provato davanti al suo “saluto” a Thredson è l’unico vero momento positivo della puntata.
Con un tema musicale ricorrente che la accompagna in quello che è un vero e proprio viaggio attraverso la morte, la vediamo passare da un omicidio ad un cimitero, da una confessione terribile (quella relativa al corpo di Wendy) alla consapevolezza che Thredson non finirà mai sulla sedia elettrica. Con un’altra variazione sul tema della follia, quella per cui un serial killer vede nell’insanità mentale la salvezza senza riconoscere di essere pazzo sul serio, Lana capisce di non avere scelta e decide di uccidere Oliver.

Da un luogo di morte ad un altro, si diceva, e poco importa se il cimitero è bianchissimo, con tanto di neve a sottolineare la differenza, persino nella morte, tra un posto come questo ed il cupo Briarcliff; non importa questa diversità, perché alla fine tutto si riduce a “rotting meat”, carne in decomposizione che attira i giornalisti tanto all’istituto quanto al cimitero. Ecco perché Lana non può abortire, per quanto non voglia quel bambino; ecco perché non può lasciarlo morire di fame e decide di allattarlo comunque, anche se il gesto non può che ricordarle Bloody Face e portarla a girare la testa indietro esattamente allo stesso modo – con l’aggiunta inquietante, questa volta, della visione del crocifisso rovesciato.

American Horror Story - 2x11 Spilt MilkMa qual è allora il problema del giovane Thredson, alias Johnny Morgan? Il parallelo creato durante la confessione del padre, complice l’utilizzo della stessa casa, evidenzia una visione chiaramente distorta degli eventi, in cui i due uomini sono vittime di una donna colpevole di qualcosa che, se all’inizio sembra essere semplicemente l’omicidio, più avanti si configura come l’esposizione di ciò che è accaduto (la frase di Lana ai giornalisti è cristallina: “Read my book”). Ma perché la fissazione di entrambi per il latte materno, da cui addirittura arriva il titolo della puntata? E che importanza ha il fatto che Lana abbia comunque allattato il figlio? Mero simbolismo o elemento chiave?

I am more sane now as a madwoman than I ever was as the head of Briarcliff.

American Horror Story - 2x11 Spilt MilkIl personaggio che più subisce i ribaltamenti caratteristici di questa stagione è la nostra Sister Jude, un’incredibile – non mi stancherò mai di dirlo – Jessica Lange che mette in scena l’ennesimo cambio di prospettiva, quello che porta il suo personaggio alla “total clarity”. La sua è una chiarezza, una lucidità che lei stessa non aveva mai raggiunto prima, e più questa si fa distinta, più Monsignor Timothy si sente braccato: Jude è la sua coscienza, il ricordo costante dei suoi fallimenti e della vanità dei suoi sogni; ma soprattutto è minaccia vera e propria, perché i suoi non sono vaneggiamenti da pazza ma – e lui lo sa benissimo – verità davvero accadute. L’aggiunta degli scandali in cui cade il Briarcliff grazie all’opera di Lana, senza contare il ricatto di Kit che gli suggerisce quanto un certificato di morte possa avere validità per il resto del mondo, lo portano ad elaborare il piano definitivo.

American Horror Story - 2x11 Spilt MilkNon può uccidere Jude – in fin dei conti non è posseduto, è solo un arrivista con pochissima spina dorsale – dunque la fa sparire agli occhi di tutti; di più, cerca di condurla alla vera follia, quella che Jude non aveva raggiunto nemmeno con gli elettroshock.
Il percorso di Sister Jude per ora si chiude con una scena claustrofobica in cui la donna si ritrova in una minuscola stanza fatiscente a pregare per la santa che porta il suo nome, quasi a voler tenerselo stretto e ricordarlo per non perderlo – un altro name game, questa volta ben più macabro; e chissà se questa sarà davvero la fine per il suo personaggio. Non ci rimane che credere alle sue parole rivolte al Monsignore: “You will not prevail, Timothy. My God would never allow it”.

They’re not perfect, Kit.

American Horror Story - 2x11 Spilt MilkLa sottotrama che invece non riesce ancora a trovare pace è, ahimé, quella su cui personalmente non ho mai puntato granché: aperta sin dal primo episodio, dimenticata per parecchi altri, in questa puntata la storyline aliena trova alcune spiegazioni piuttosto generiche ma senza attrattiva – se non per la resa scenica, questa sì, davvero interessante.
I racconti di Grace sulla gravidanza e sul tempo passato con queste non meglio precisate entità ci danno davvero poche informazioni, di cui quelle su Alma risultano perfino inesatte (Grace ha mentito? Gli alieni sono stati fraintesi?); senza contare che continuano a darci pochissime motivazioni per cui Kit sarebbe così importante e sentire semplicemente “You’re special” da parte di Grace non è sufficiente – anche perché è la frase più abusata della storia della serialità televisiva, ‘mobbasta.

Tra tutte le sottotrame chiuse fino a qui, forse qualcuna meritava un maggior minutaggio a fronte di quello che è stato concesso a questi esseri che non sappiamo neanche come chiamare; mancano ancora due puntate, ma come riusciranno a far collidere questa parte con tutto il resto rimane un mistero, peraltro con i minuti contati.
A parte questo, la puntata funziona molto bene, ma ora che Bloody-Face-padre è fuori dai giochi bisognerà trovare un modo per mantenere alta la tensione, ché se il cattivo numero 1 (esauriti tutti gli altri) diventa Timothy non siamo per niente in buone mani.

Voto: 7 ½ 

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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