Il cerchio si stringe, la miccia si accende e i conflitti esplodono nel nuovo episodio di The Americans che, dopo una lunga e certosina definizione dei singoli personaggi, è forse giunto ad un punto fondamentale di svolta per la stagione, accompagnato per di più dalla voce di Robert Smith, pronto sempre a ricordarci che: “The world disappeared, laughing into the fire”.
“It was an arrangement.”
Distruzione Mutuale Assicurata, ovvero la strategia militare volta a mantenere una situazione di stallo tra le due parti in conflitto. Utilizzata al fine di non far esplodere una guerra, si basa sulla reciproca consapevolezza che l’attacco sferrato da uno dei due fronti porterebbe in realtà alla morte di entrambi. Calato nell’orizzonte della Guerra Fredda, la D.M.A. prevedeva che, qualora una potenza avesse deciso di far partire un attacco con il proprio arsenale nucleare, l’altra avrebbe risposto in egual modo, arrivando così alla reciproca distruzione.
Proprio su questo assunto si basa l’intera serie di The Americans, che magari avrà pur scelto di fare a meno di grandi twist narrativi o sorprendenti colpi di scena, ma che fin dal primo episodio lavora con oculata precisione su una sottilissima tensione, data dal costante tentativo dei protagonisti di mantenere proprio questo equilibrio precario tra due fronti, non solo dal punto di vista professionale (o “bellico” che dir si voglia), ma anche e soprattutto sentimentale. Il Matrimonio (o, più in generale, l’Amore) sembrerebbe, infatti, l’altro territorio su cui vige la “dottrina” della distruzione mutuale assicurata: si deve scendere a compromessi per mantenere l’equilibrio tra le due parti in conflitto (in questo caso Verità e Menzogna, Realtà e Sogno), poiché il tentativo di una delle due di prevaricare l’altra porterebbe solo al reciproco annientamento.
Trattasi di un tacito accordo, che gli Stati Uniti stanno violando tentando di costruire uno scudo missilistico, e che i Jennings stanno tradendo dimenticando che il loro rapporto è prima di tutto un “arrangement“.
“If you start to think of them as real, it doesn’t work.”
Tutto poggia su un precario patto di non belligeranza: se muoio io, muori anche tu. USA e URSS, FBI e KGB, Phillip ed Elizabeth, sono i due termini conflittuali costretti, però, a rimanere uniti per sopravvivere, proprio come i Gemelli Siamesi destinati a morire insieme, di cui i Cure cantano a fine episodio. I Jennings sono stati del resto caratterizzati fin dall’inizio come un’altalena di sentimenti contrastanti: prima distanti, poi innamorati, poi di nuovo disincantati e ancora illusi. Proprio come nella Guerra Fredda, ogni piccolo turbamento dell’equilibrio può destabilizzare tutto, con il rischio di giungere ad una definitiva rottura, che sia essa la guerra o il divorzio (possibilità che, infatti, solo fino ad un episodio fa ci sembrava lontanissima).
La serie si basa proprio sull’imprevedibilità di questo gioco di equilibri, in cui la parola d’ordine è “mantenimento dello stallo“. E così, nel momento in cui l’Amore alza la cresta, Claudia (la garante di questo equilibrio) è costretta a richiamare all’ordine Elizabeth, in un bellissimo dialogo che tra l’altro mette in mostra le qualità interpretative di Keri Russell e Margo Martindale, due delle più convincenti in un cast già di per sé eccellente. Allo stesso modo, l’agente Gaad, supervisore dell’FBI, è costretto a richiamare i suoi dai propositi di vendetta dopo l’assassinio di tre agenti: nessuno si muoverà, nessuno reagirà, perché non si può dare il via ad una guerra in cui tutti possono solo perdere.
“We want everyone to stay where they are, and bleed everything they know of out of them.”
L’episodio sancisce così la sconfitta delle forze dell’ordine: loro sono poliziotti, non sono spie, come rimarca Nina, quasi a sottolineare che questa non è la Guerra di Stan e degli altri, ma la sua e di quelli come lei, una guerra che non è destinata a combattersi con le armi, ma con strategie volte a mantenere quel necessario “balance” affinché tutto non degeneri. Se qualcuno forse non l’ha ancora capito, è questa la tanto paventata trama orizzontale, con lo Scudo Missilistico segreto progettato dagli Stati Uniti che andrebbe contro il D.M.A. e porterebbe dunque alla fine dei giochi. La Fiducia, è del resto, il tema portante della stagione, calato in maniera solida e convincente su più fronti (storico, psicologico, sentimentale).
Per gli assetati di twist narrativi, in questo ottavo episodio si raggiunge comunque un punto di rottura che probabilmente lancia la volata per l’ultima parte della stagione. Quello che infatti sembra un normale “caso di puntata” (la ricerca di un sicario), si trasforma nel primo vero momento di svolta (a livello narrativo) della serie: Elizabeth e Phillip si ritrovano, infatti, davanti al loro primo fallimento, che in più costa la vita ad uno scienziato e a tre agenti dell’FBI. Ciò scatenerà ovviamente un’inasprimento nelle politiche dell’FBI, ma non è escluso un intervento anche da parte del KGB contro i nostri due protagonisti, sempre più sotto l’occhio del ciclone e non più ben visti come erano all’inizio.
“You cannot lie to everyone.”
Il cerchio dunque si stringe su di loro, tra il fallimento della missione, le pressioni da parte di Claudia e lo stalkeraggio nei confronti di Martha che potrebbe essere un rischio per Phillip, senza contare poi il pericolo costante della loro attività di spia. Intorno a tutto questo, continuano ad alternarsi parallelismi tra i vari universi familiari, gestiti sempre con un elaborato approfondimento psicologico in grado di scongiurare l’effetto “soap opera”, dentro il quale la serie avrebbe potuto facilmente addentrarsi. Pur con un Gregory in stand-by, sono ben quattro le coppie oggetto delle nostre attenzioni: Elizabeth e Phillip, Phillip e Martha, Sandra e Stan, Stan e Nina.
Minimo comune denonimatore tra tutte sono i due uomini, che, pur muovendosi entrambi tra matrimonio e tradimento, vanno però in direzioni contrarie: se infatti Phillip prova a dare un senso al proprio matrimonio, l’altro fugge sul territorio di un’amante per ritrovare se stesso. Su tutti, governa però la menzogna, lo spiare, il doppiogioco: quali sono i veri scopi di Claudia che la rendono così vicina ai Jennings? E le intenzioni di Nina verso Stan sono sincere o anche lei nasconde qualcos’altro, come anche l’uomo in qualche frangente sembra timidamente sospettare? Sopra ognuno di loro, si staglia in questo episodio la figura del sicario senza identità, freddo, calcolatore, impassibile di fronte agli eventi, l’uomo imperturbabile che è tutti e nessuno, che si aggira tra i personaggi quasi come fosse un’utopia (i sentimenti complicano solo tutto), ma anche quasi come fosse l’incubo peggiore.
Ovviamente, in questo gioco di intrighi, prima o poi per qualcuno finirà male. Certo è che, gli accadimenti del finale di episodio ci preannunciano per il futuro sempre maggiore tensione ed esiti imprevedibili.
Voto: 8
Ancora magistrale puntata.
Il tempo vola guardando the americans. Tensione sottilissima, guerra fredda su tutti i fronti politici, sentimentali e spionistici.
Non so se ci saranno mai colpi di scena in questa serie nella trama orizzontale (lecito non aspettarseli visto il tema) ma di sicuro ogni puntata è palpitante, ben scritta e recitata. Grande conferma di questa serie che non si appiattisce mai pur basandosi su un tema piatto per definizione come la guerra fredda dove come dice Nina ogni spia ha come obiettivo di estorcere maggiori informazioni possibili al fine di non far cambiare nulla intorno a se.