La calma prima della tempesta: è questa l’aria che sembra tirare tra Woodbury e la prigione, un’aria tesissima che sottolinea, ancora una volta, quanto gli zombie non siano che un pretesto per analizzare in profondità la tetra anima dell’uomo.
È quindi ormai aperto lo scontro tra le due fazioni, diventate tali un po’ per colpa dell’una e un po’ per colpa dell’altra. Due fazioni capitanate da due leader apparentemente al declino, due leader feriti nel corpo (l’occhio del Governatore) e nella mente (la – momentanea? – pazzia di Rick): i due capitani ormai non vedono più come primo obiettivo della loro comunità quello di sopravvivere giorno per giorno, ma quello di sopravvivere all’altro, al diverso, a chi la pensa in maniera antitetica.
Ormai non si pensa più alle provviste, a non ferirsi, a trovare un posto per dormire: l’unico obiettivo è annientare l’altro. Gli autori sono stati abilissimi in questo a girare il focus concentrato sugli zombie e a puntarlo sulla faccia degli abitanti di Woodbury. In un mondo dove l’umanità è ormai ridotta ai minimi termini, gli esseri umani non diventano più furbi, ma ancora più animali, intenti a prevalere su quei pochi rimasti che, usando un po’ di intelligenza, potrebbero diventare invece dei preziosissimi alleati nella lotta alla morte.
La creazione di un esercito da parte del Governatore è quindi straniante e cozza in maniera disturbante con l’immagine che ci era stata presentata della cittadina fortificata: avevamo l’impressione che Michonne e il suo sesto senso avessero ragione, ma non pensavamo sinceramente fino a questo punto.
È qui che si inserisce alla perfezione il personaggio di Andrea, secondo me troppo sottovalutato nelle prime due stagioni. Andrea è la rappresentazione perfetta della figura del detto “ambasciator non porta pena”, costretta ad essere divisa a metà tra i vecchi ricordi/amicizie e un amore irrazionale verso un dispotico dittatore (nonostante questo le abbia detto tranquillamente che, una volta varcato il cancello, avrebbe anche potuto sparire per sempre dalla sua vita).
In questi frangenti spicca tutta l’abilità di The Walking Dead nel trattare i suoi personaggi, perché prima di tutto sono semplici essere umani. Il ritorno di Andrea nella prigione ha insieme qualcosa di poetico e raggelante, ben sintetizzato dal trattamento che le riserva Rick appena la bionda entra nel perimetro della costruzione: non c’è spazio per gli abbracci, non c’è spazio per i sorrisi, quello che è stato è stato e adesso conta soltanto il presente, conta soltanto il luogo da cui stai arrivando. Poco a poco, il gruppo si scioglierà ed arriveranno i particolati nostalgici, ma tra Andrea e il suo vecchio gruppo c’è sempre quella distanza di sicurezza dettata dalla poca fiducia che ormai ognuno di loro nutre verso l’esterno, anche se quella di fronte a loro è una vecchia compagna di disavventure che ha combattuto al loro fianco per mesi.
“Non sono un Giuda” recita a chiare lettere il titolo di questo episodio, ed è ovvio che l’affermazione si riferisca ad Andrea: da un lato non si è mai schierata contro i suoi ex compagni, anche quando ha capito che il Governatore la metteva davanti ad una scelta; dall’altra, è molto significativo il finale di puntata, dove la bionda non riesce a compiere quel gesto estremo che avrebbe probabilmente rovesciato per sempre le sorti della guerra, non facendola forse nemmeno cominciare. Andrea sembra quindi avere fatto una scelta definitiva, cioè stare a fianco di un uomo pazzo e assetato di sangue, ma che in qualche modo ha qualcosa per cui vale la pena volergli bene.
In tutto questo, forse un po’ sotto traccia, si colloca la figura di Hershel, vero leader illuminato della fazione della prigione: dall’alto della sua esperienza capisce che Rick è arrivato al limite, che la pressione di dover comandare e decidere per un intero gruppo di persone lo sta irrimediabilmente portando alla pazzia.
Emblematico è il momento in cui Hershel mette Rick di fronte ad una scelta che non può avere compromessi: “Una volta hai detto che qui non esiste più la democrazia. Allora dimostralo e decidi che cosa è meglio fare”, dice l’anziano al giovane leader, costringendolo così ad una scelta decisa e decisiva. Anche Carl mette alle strette il padre, cercando di convincerlo che forse è meglio lasciare a qualcun altro l’onere di decidere per tutti.
L’effetto sorpresa lo si ha quando Tyreese e il suo gruppo si imbattono in Woodbury, dove il Governatore capisce subito l’astio che provano nei confronti di Rick e cerca immediatamente di incanalarlo a suo favore. Questa è sicuramente una svolta interessante nell’economia di uno scontro che si preannuncia decisivo per la sorte di uno dei due gruppi, se non molto probabilmente per entrambi.
Con questa puntata un po’ di preparazione, ma al tempo stesso carica di tensione e ottimamente girata, The Walking Dead ci prepara alla volata finale della miglior stagione finora prodotta.
I Ain’t a Judas sottolinea ancora una volta come i veri morti che camminano non siano quelli con la pelle marcia, bensì quelli che, in teoria, dovrebbero avere ancora la capacità di pensare lucidamente.
VOTO: 7½
Curiosità
– La canzone che intona Beth nel finale è Hold On di Tom Waits.
– QUI trovate i punteggi del TheWalkingGame relativi a questo episodio.
Puntata calma più che sottotono ma di sicuro non esaltante.
Premetto che vorrei che Andrea morisse nel mezzo di una mandria di zombie e che il suo personaggio lo odio.
Detto questo trovo saggio da parte degli autori farle vivere questa puntata di scelta perchè la mette spalle al muro e ci fa capire che d’ora in poi sarà guerra e soltanto guerra.
Bene Hershel, benissimo Michonne( a mio avviso la mina vagante delle prossime puntate) Rick e Daryl li vedo in stand by x il gran finale.
Grande stagione comunque, questa puntata è stata una delle peggiori quest’anno ma se la traslassimo alla stagione scorsa la potremmo collocare tranquillamente in top 5…..se non in top 3…
Non ci resta che attendere la guerra…
(quoto assolutamente una morte cruenta e very very splatter per Andrea. TWD proprio non brilla per le parti femminili. le uniche da poter salvare sono giusto Maggie e, sulla fiducia, Michonne.)