Con una discreta curiosità da parte degli amanti del genere, ha debuttato domenica scorsa in America “Almost Human”, la nuova serie televisiva della FOX ideata da J. H. Wyman, direttamente da Fringe, e da J.J.Abrams. Premendo molto più l’acceleratore sul versante fantascientifico, questo primo episodio non può che essere giudicato, sebbene con alcune perplessità, positivamente.
Chi segue un po’ i dietro le quinte delle serie televisive, ormai è ben consapevole dell’importanza che J.J.Abrams riveste in questo ambito (tanto più che, tra Star Trek e Star Wars, il suo nome è sempre più in ascesa anche al cinema); con la sua Bad Robot ha prodotto alcune serie di successo – tra cui ricordiamo Alias, Lost, Fringe – e qualche passo falso presto caduto nel dimenticatoio. Ormai il suo nome divide a priori e spesso diventa fonte di sicurezza o preoccupazione sul prodotto, a seconda delle opinioni.
Se a lui aggiungiamo Wyman, suo collaboratore ed elemento fondamentale per Fringe, possiamo capire perché in questo Almost Human erano riposte le speranze degli amanti della fantascienza, rimasti a secco di Sci-Fi.
Le premesse della serie sono semplici: a causa dell’impennata della criminalità (siamo nel 2048) e dei mezzi tecnologici sempre più complessi con cui avere a che fare, la polizia è costretta ad affiancarsi a dei “Sintetici”, degli androidi estremamente specializzati che lavoreranno in coppia con un partner umano. Si inizia così: in modo non troppo originale, il nostro protagonista John Kennex, rientrato in servizio dopo due anni di fermo, ha un pessimo rapporto con gli androidi. Gli viene allora affiancato un vecchio modello robotico mandato in soffitta: Dorian, la cui particolarità è quella di possedere un software che simula le emozioni umane.
La prima sensazione che si ha con Almost Human è quella di scarsa originalità del protagonista principale: Karl Urban, pur essendo in parte convinto della sua interpretazione, si ritrova con un personaggio abbozzato in modo tutt’altro che nuovo, con i traumi che abbiamo avuto modo di vedere in numerosissimi altri polizieschi. La perdita del proprio partner, la difficoltà di adattarsi a quello nuovo finché non avviene il “momento catartico” della presa di coscienza del proprio senso di colpa è qualcosa di già ampiamente trattato.
Tutto sommato, ad essere pignoli, anche il personaggio di Damien non è proprio originalissimo: in alcune cose ricorda Ichabod Crane di Sleepy Hollow: se lì il personaggio si ritrova catapultato nel presente, 200 anni dopo la sua morte, qui Damien si trova a doversi confrontare con dei sentimenti umani in un mondo che lo considera poco più utile di un tostapane. Entrambi i personaggi, però, sono messi di fronte alla sensazione di essere in un mondo che non appartiene loro, lontano dalla propria realtà ideale.
Almost Human, però, inizia a funzionare seriamente quando i due elementi portanti si prendono tutto lo spazio che meritano: da un lato i protagonisti insieme, dall’altra la fantascienza.
Karl Urban e Michael Ealy hanno una chimica pazzesca: se i loro personaggi separatamente non hanno ancora una grossa forza propulsiva, insieme riescono a far faville. Merito è in particolare della capacità di Damien di sembrare molto più cordiale ed “umano” del proprio partner: dissacrando la durezza e ruvidezza del macho John, si creano una serie di situazioni in grado di dar vita ad un racconto dotato di interesse.
Sul versante della fantascienza, non possiamo lamentarci. Con uno stile che ricorda molto l’ultima stagione di Fringe, il mondo di Almost Human è pieno zeppo di innovazioni tecnologiche: dalle auto alle armi, agli androidi in grado di calcolare la percentuale di sopravvivenza di un uomo solamente osservandone la ferita. La società è totalmente stravolta e l’uso di elementi fantascientifici senza avarizia non può che scaldare il cuore di chi è cresciuto a pane ed Asimov. Chiaro, però, che una situazione del genere preveda un budget sensibilmente più alto, necessitando di pari passo di ascolti altrettanto più soddisfacenti.
Il resto del cast, come avviene spesso in un pilot, è piuttosto anonimo: il capitano è amichevole, il collega è nemico, la nuova arrivata è sexy (e probabilmente un interesse amoroso futuro, chissà). Già dal primo episodio, poi, viene tratteggiata anche una trama orizzontale che coinvolge personalmente i protagonisti: questo potrà dare ai 13 episodi previsti maggior respiro e tempi più sostenuti.
Risultato finale, quindi, soddisfacente ma con qualche riserva: bisogna allontanarsi da alcuni cliché così evidenti che potrebbero generare quell’insopportabile sensazione di già visto. Se si va oltre questo scoglio e si mantiene così alto il profilo fantascientifico, questa serie può darci ottime soddisfazioni.
Voto: 6 ½
P.S. Gli ascolti d’esordio sono stati molto solidi: rating a 3.1, ma il secondo episodio andato in onda già il lunedì ha ottenuto un ben meno piacevole 2.3. Sebbene sia fisiologico un calo al secondo episodio e colpisca l’insolita scelta della FOX di mandare in onda due episodi di fila in due giorni consecutivi, questi ultimi numeri potrebbero non essere sufficienti.
Per me il più grosso limite del pilot è la mancanza di una qualsivoglia linea comica o comunque ironica…tutto troppo pesante e serioso. Per il resto concordo con la recensione.
Solo una cosa: sbaglio o la collega sexy è un androide? Forse l’ho flashata io questa cosa ma mi sembrava di averla intravista…
bbbbbbuscio de culo
Bius de chiul ( Tournee in Francia)
Io l ho trovata davvero orrenda : banale , scrittura orrenda e fastidiosissimo il voler rendere il futuro tramite qualche androide volante o delle macchine con le ruote con i cerchioni copert o che lievitano a 10 centimetri da terra e qualche androide che vola , bhà .
Per me il voto sarebbe 3 (senza contare il riutilizzo degli interni dell universo sacca di fringe in modo spudorato)
Sono d’accordo con Mario, a me non è dispiaciuta (comunque mi ha intrattenuto), ma la caratterizzazione del protagonista è qualcosa che non si può vedere! E’vero che io, dopo il pilot di Fringe, pensavo la stesa cosa di Olivia Dunham e poi sono stato iper-smentito, ma comunque non è che le premesse siano proprio esaltanti.
Bella la chimica tra i due personaggi principali, come è vero purtroppo che il resto del cast è al momento fin troppo anonimo.